L’edonista

25 Ottobre 2018



L'edonista
L'edonista

Vi è un buon erotismo che è intenso, unico, eccitante e pur non producendo innamoramento ha una certa esclusività: non lo puoi ottenere con tutti, talvolta lo sperimenti con una persona sola e allora si stabilisce una relazione che assomiglia all’innamoramento. Si prova l’estasi erotica, ma dopo l’incontro ognuno torna alla sua vita sino all’incontro successivo che sarà di nuovo intenso, unico, stupendo.

Tenendo presente la nostra distinzione teorica tra innamoramento e altre forme di relazione, possiamo osservare che ci troviamo di fronte a un caso particolare di infatuazione erotica, che invece di esaurirsi tende a persistere assumendo alcune parentele con l’innamoramento.
Queste relazioni da molti sono considerate le più adatte ai nostri tempi: una forte affinità erotica e mentale, anche spirituale tra due persone, ma che resta nell’ambiguità senza divenire vero innamoramento e senza diventare un rapporto istituzionale. Un rapporto che pertanto non diventa esclusivo.
A impostare così le loro relazioni sono persone che ricercano la perfezione dell’attimo che si può trovare in un profondo rapporto d’amore, ma che sono certi non durerà.
E se pensi che l’amore non abbia durata, concentri tutte le attese in un incontro. Ciò che più temi è la noia, la banalità e il sentirti legato. Vuoi provare amore, amore intenso e totale, lasciarti andare liberamente, fonderti totalmente. E poi tornare a te stesso, libero come prima, senza alcuna persistenza sula pelle, dell'altro.

Questo tipo di esperienza intensa può essere trovata da un uomo anche per lungo tempo in una donna sola, ma la vera figura dell’edonista è caratterizzata dal fatto che normalmente l’esperienza straordiaria non è ripetibile con la stessa persona. Anais Nin ci da l’esempio e per certi aspetti può essere considerata edonista perché ha diversi amori, ha tanta intensità erotica e ogni volta cerca il piacere, l’eccellenza, non si accontenta della mediocrità. Edonista è Casanova a differenza di don Giovanni, perché don Giovanni cerca qualsiasi donna, se ci basiamo su quello che dice Leporello, “purchè abbia la gonnella”. Casanova invece prova un’attrazione fortissima per la donna che in quel momento desidera: vive e le fa vivere la perfezione dell’amore sessuale poi se ne stanca e se ne va. Può anche tornare, ma normalmente ne trova altre. La figura dell’edonista perciò è di colui che cerca solo il massimo del piacere e che rifiuta la mediocrità, la monotonia, tutto ci che vale poco e non lo merita.

Vi sono dei casi in cui l’uomo questa esperienza, questo grande amore concentrato lo trova nella stessa donna. Non nell’innamoramento che creerebbe una continuità e quindi monotonia, ma nella discontinuità degli incontri, cercando la sua donna quando lui la desidera al massimo e lei anche. Diciamo che è un’edonista monogamico anche se qui non significa che non possa andare con altre. Solo che preferisce il rapporto straordinario e completo alla banalità quotidiana.

Per questo non cerca tante persone e dice che il problema è trovare la persona compatibile, in grado di donargli quella esperienza interamente, cioè di donarsi interamente, senza chiedergli il coinvolgimento duraturo del cuore. E così, una volta trovata quella persona, esita con lei sull’abisso dell’innamoramento.

Qui emerge la prima ambiguità: pur nutrendo la massima sfiducia negli altri, l’edonista sente che questa esperienza la può avere solo attraverso un altro. È l’unico caso, il campo erotico, quello in cui si rassegna ad aver bisogno di un altro essere umano. Ma non lo ammetterà mai. E’ chiaro che lui cerca l’amore e trova in genere una persona che si innamora veramente, che sente la della sua intensità e la scambia per amore. Ogni incontro appare come unico e ultimo.  Allora sente di poter amare e di essere amato veramente. Ma tutto accade in quell’attimo e poi finisce.

Ed ecco la seconda ambiguità: non è vero che l’edonista non crea legami, ma cerca un legame che venga costantemente alimentato dal meccanismo della perdita. Con questo semplice meccanismo ingabbia l’altro nella rete che ha costruito, dove l’altro deve sempre stare ad aspettare a meno che anche l’altro non sia un’edonista, come lo era Anais Nin o Lou Salomè. Allora possono fare il loro gioco da pari a pari, anche se non sarà facile che i loro ritmi siano in sintonia.

Ma negli altri casi viene lasciato: l’altro se ne va, stanco di essere amato a singhiozzo, a dispetto dei momenti perfetti che pure ha vissuto. Se ne va perché vuole la vita, la vita vera, vuole apertura condivisione, vuole la vita al di là del piacere. Vuole un amore che esista nel mondo.

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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