La dipendenza psicologica che “fa male”

11 Febbraio 2020



La dipendenza psicologica che "fa male"
La dipendenza psicologica che "fa male"

Spesso leggendo gli scritti di psicologi e psicoterapeuti ci imbattiamo nel termine sadomasochismo. In che cosa consiste?

 

Nell'immaginario collettivo, il termine sadomasochismo è associato a pratiche erotico sessuali con i sadici che fanno male e i masochisti che subiscono e desiderano  provare dolore.

Vogliamo invece parlare di quelle coppie in cui, all'interno di uno scenario affettivo apparentemente soddisfacente, il sadomasochismo è soltanto psicologico. In realtà sono caratterizzate da un rapporto perverso a causa dell'alternarsi fra di loro del ruolo di carnefice e vittima.

 

Nello scambio costante dei ruoli, quando si subisce il dolore, si esprime  il bisogno di  esser punito a causa dei sensi di colpa legati, più o meno inconsciamente, a un'immagine negativa di sè. Chi invece assume il  ruolo sadico, denuncia anche, inconsapevolmente, la propria insicurezza, mancanza di autostima,  tutti aspetti connessi a un suo lato masochista.

Per mantenere questo dannoso equilibrio, la vittima deve, a sua volta, prendere il sopravvento e diventare carnefice, assegnando il ruolo di vittima all'altro, per poi scambiarselo, come in un gioco di "revolving door".

Alla base di questo tipo di relazioni vi è la co-dipendenza affettiva e psicologica, cioè un vincolo reciproco di cui ciascuno è artefice.

Per esempio, quando il partner attacca l'altro accusandolo  di essere stupido o mentalmente rigido, in realtà vuole evidenziare la propria intelligenza e la propria superiorità  Ma questo può denotare la debolezza di chi cerca di prevalere nella coppia: una bassa autostima che riversa sull'altro i propri aspetti negativi.

Queste relazioni si perpetuano e si autoalimentano, finché uno dei due non è in grado di dire: "Basta, mi fai male". In questo modo la vittima si sottrae alla feroce logica sadomasochista.

In genere tali coppie rinnovano continuamente un "legame malato". Sono rapporti molto forti, difficili da sciogliere .

Spesso vediamo coppie  di questo tipo che si attaccano nei ruoli famigliari anche attraverso i figli. Frequenti e violenti litigi  possono scatenarsi, per esempio, dall'atteggiamento critico e aggressivo nei loro confronti. Durante  questi scontri un genitore prende di solito le difese del proprio figlio insultando e accusando il partner di "essere geloso, insensibile, di limitata intelligenza, di mancanza di cultura.

Parlare in questi termini lo fa sentire  migliore, più intelligente, più colto, più sensibile. A sua volta l'altro risponde negando tutto, giustificando i propri comportamenti nei confronti del figlio in nome di "metodi educativi" e  insulta a sua volta.  Finché non arrivano a un passo dalla rottura definitiva, che però non si realizza mai, perché entrambi non tollerano il pensiero di una separazione. "Meglio litigare ferocemente che star soli".

Questo "gioco" può andare avanti per moltissimi anni. Perché continuano? Perché cambiare significa correre il rischio dell'abbandono. Meglio stare in un'esperienza conosciuta, nella ripetizione di un copione, che fa soffrire ma che si conosce bene.

Tutte le relazioni possono manifestare aspetti sadomasochisti con gradi e intensità diversi.

Se l'intensità è relativa, tali aspetti di solito non costituiscono un problema. E' solo quando l’intensità supera certi livelli e la sofferenza diventa intollerabile che si rende necessario un intervento terapeutico o di tipo legale. Per evitare che il conflitto degeneri in esiti drammatici.

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Claretta Ajmone

Clara Ajmone, psicologa clinica e psicoterapeuta, ha lavorato per più di trent'anni in ambito psichiatrico, nelle Strutture Territoriali e Ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale. Fino al 2009 è stata Responsabile della Struttura di Psicologia dell'Ospedale di Niguarda, dove ha svolto attività di Psicoterapia individuale, familiare, di coppia e di gruppo. È stata didatta e tutor per psicologi allievi di varie scuole di psicoterapia.

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