Il litigio che fa male

1 Dicembre 2017



Il litigio che fa male
Il litigio che fa male

Piccoli e grandi litigi sono in agguato nella vita di ogni coppia e possono avvelenare l’aria rendendo il clima opprimente e irrespirabile. Buona parte delle discussioni sono indotte dall’irritazione e si concentrano sulle piccole manie e sulle diverse abitudini. Che i litigi facciano male a chi si ama, lo si vede quando accadono le prime volte. Allora entrambi i partner si sentono confusi e tristi e sentono di aver rotto qualcosa di fragile e di immenso valore. Solo che vi è la tendenza ad abituarsi e a spostare il limite sempre più in là.

E anche se le tensioni risvegliate dai litigi vengono stemperate da riappacificazioni appassionate, è del tutto erronea l’ idea che l’amore passionale si rafforzi nell’alternarsi tra scontri e incontri. Litigare non è mai segno di amore; si finisce sempre per ferirsi, per dire cose che non si vorrebbero dire, per andare oltre.  I litigi possono divenire l'occasione per colpire l'altro nei suoi punti deboli, per svelare i piccoli grandi difetti. Quando questo accade, significa che la coppia è in grave crisi.

Talvolta però, anche quelli che appaiono litigi di poco conto per questioni banali, sono la spia di un malessere profondo nella coppia. Possono rilevare insofferenza o persino una mancanza di amore. Quando accadono ci si dovrebbe interrogare sempre. David Kepesh, il protagonista del romanzo di Philip Roth Il professore di desiderio, di fronte ai continui litigi con sua moglie Helen, dopo solo tre anni di matrimonio, si chiede:

 David: Su cos’è che litighiamo di più?  Al principio per il pane tostato. Perché mi domando e chiedo: non tostare il pane mentre cuociono le uova, invece che prima? In questo modo potremmo mangiarlo caldo invece che freddo.

Helen: Non posso credere che stiamo litigando su questo

E infatti è proprio così, Helen ha ragione, non litigano sul toast freddo ma su un matrimonio in cui sono entrati entrambi “ a testa bassa e con scarsa convinzione”, lei per sfuggire a una vecchia vita da donna fatale che però  rimpiange e lui, perchè era stato ammaliato all'idea di sposare quella bellissima donna dal passato avventuroso, dal suo personaggio.

David è irritato perché  ritiene che  la distrazione cronica della moglie, evidente nelle più piccole cose  (quando tosta male il pane e dimentica di imbucare la posta) rivelino la sua indifferenza totale alla loro vita in comune, la mancanza di amore. David sospetta, e i fatti gli daranno ragione, che la moglie sia presa dalla nostalgia dal passato. Nostalgia per il vecchio amante, un uomo ricchissimo e affascinante, nostalgia per la vita brillante che conduceva con lui  e, prima ancora, con altri uomini.

Helen  gli aveva raccontato di essere fuggita per la paura del potere ambiguo dell'uomo con cui stava; lo aveva fatto  per la consapevolezza che lui l’avrebbe lasciata per una più giovane. David si accorge che   non si è staccata dai ricordi della vita che faceva con lui e non si adatta a un’esistenza insignificante accanto a un professore qualsiasi che insegna letteratura in università.

Ma i due non si parlano e non si dicono la verità onestamente; e  i litigi sulle inezie sono l’unico terreno in cui si misurano per dirsi l’un l’altra le parole proibite: non sono felice con te, non ti amo, mi manca  la vita che ho vissuto in passato, mi manca l'uomo che amavo.

Il loro banale o quotidiano litigio in conclusione, è rimasta la loro unica forma di comunicazione "sincera" .  Infatti il romanzo ben illustra quanto sia difficile far durare una coppia non basata sull'amore. Lei  si era sposata per fuggire da un mondo dorato e pericoloso e si era appoggiata al primo uomo solido che aveva trovato. Lui era rimasto affascinato dal fatto che una donna di una bellezza sconvolgente , una “femme fatal “ preda abituale dei miliardari lo scegliesse.

Ma la verità, nel tempo, si fa sempre strada e lei fuggirà a cercare il vecchio amante, per scoprire che non la vuole più. Emerso il vero motivo delle liti  lei e David finiranno per lasciarsi poche pagine dopo.

 

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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