Rinascere dal dolore

25 Ottobre 2018



Rinascere dal dolore
Rinascere dal dolore

Rinascere e morire forse sono più vicini di quanto immaginiamo, sono le due discontinuità più forti della nostra vita. A queste se ne aggiungono altre, che una volta erano ben definite attraverso i riti di passaggio, il più importante era quello verso l’età adulta, che aveva confini netti legati allo sviluppo sessuale. Prima eri tra i bambini, poi tra le donne o gli uomini, e il mondo di ieri si chiudeva alle spalle con un rito spesso cruento,  ad avvertire che la vita non è uno scherzo.
Oggi forse gli unici riti di passaggio che la società riconosce sono il nascere e il morire, quelli in cui noi non decidiamo nulla. Molti sforzi della medicina si concentrano sul limite: evitare la mortalità infantile e allungare la vita il più possibile.

Per il resto siamo come degli adolescenti confusi che transitano senza una meta nel vasto mondo con piccoli riti di passaggio: la laurea ormai si prende due volte e non c’è più un vero ingresso nel mondo del lavoro. Ci è richiesta alta flessibilità e mobilità, in tutti i campi, doti che un tempo erano considerate gravi difetti. Così, anche se ci innamoriamo lo stesso, è più difficile fare un progetto di vita. Non siamo quasi mai a contatto con un momento decisivo di vita in cui tutto si concentra nell’attimo della scelta e, se avviene, spesso ce ne accorgiamo dopo.

Ma vi è un rito di passaggio che non riguarda il divenire adulti .
E’ quando il mondo normale si spezza per l’accadere di fatti molto traumatici che colpiscono la nostra vita, fatti   che pensavamo potessero accadere solo agli altri: una malattia grave, una traversia ci colpisce e noi ci accorgiamo che la nostra comunità che prometteva di curarci, di darci benessere e difenderci, ci  ha abbandonato.   Nei frangenti di vera difficoltà cambiano tutti i riferimenti e il mondo quotidiano pieno di mille piccoli pensieri e rancori, abitudini, piacevolezze, lascia il posto a una sfida bruciante, a un corpo a corpo con nemici che sono ben più grandi di noi. Questo stato spazza via tutto quello che nella nostra vita era abitudine, compromesso, superficialità.
Quando vai in guerra, gli amici di poker restano a casa.

E’ allora che può accaderci, se ci rimangono un po’ di energie, se la nostra voglia di vivere non viene intaccata, se non vogliamo cedere, proprio in questi momenti, abbiamo la più importante lezione che ci insegna che la vita è discontinuità.  "Dio  crea , distrugge e ricrea il mondo ad ogni istante", sosteneva il  filosofo e teologo Al-Ghazali,  ripreso da Agostino. Ed è veramente così  in alcuni momenti di vita  Abituati all'idea della vita continua non sappiamo che fallimento e successo, morte e rinascita sono molto vicini. 

In quei momenti possono accadere fatti che hanno del miracoloso. L'aiuto che cercavamo per le vie consuete ci arriva, ma da tutt'altra parte.  Oppure incontriamo l'amore della nostra vita.  Forse i nostri occhi si fanno più veri,  le nostre parole e i nostri gesti mirano all’essenziale, forse diventiamo anche più acuti nel leggere nel cuore degli altri. Forse noi stessi siamo finalmente aperti, dritti, sinceri. Forse è proprio in questi momenti, nella rottura, nella discontinuità, che quelle che vengono chiamate in alcune tradizioni, anime gemelle, si incontrano. È un riconoscimento che non passa per la seduzione, la bellezza, l’affermazione sociale, gli ornamenti. Gli occhi attraversano mondi e colgono l’anima dell’altro, l’amore del cuore, fatto di tenerezza e di struggimento, della serenità nella vicinanza e di comprensione. Da lontananze siderali ti arriva lo sguardo e le parole che aspettavi da una vita, la delicatezza che non sapevi esistesse, la bontà d’animo.

Un esempio lo troviamo nel film “L’amore oltre la guerra” ambientato all'inizio della seconda guerra mondiale.   Un soldato tedesco viene inviato per cercare una spia che si sarebbe nascosta nella casa del Kaiser Guglielmo II di Germania, in esilio in Olanda. Sa di essere un bel ragazzo ma si stupisce quando  la bella e giovane governante olandese gli si infila nel letto;  ma si sa che la guerra toglie tutte le cerimonie... ma sin da primo momento viene scosso da questa donna, sente in lei qualcosa di profondissimo, una passione erotica quasi rabbiosa, gli sembra che la ragazza abbia una  forza misteriosa ma buona  e se innamora.  Sa che deve dubitare di lei, ma non può farlo, la protegge e quando capisce  che è lei la spia copre le tracce che portano a lei. Solo in seguito saprà che  i nazisti le hanno ucciso il padre e il marito ed è lì per vendicarsi.  Lui vacilla, ma ha negli occhi e nel cuore le immagini dei bambini e delle donne uccisi per vilipendio dai suoi stessi compagni. E' una cosa di cui non può essere complice; la capisce profondamente e decide di fare la guerra con lei sostenendo un pericoloso doppio gioco ed entrambi ne usciranno solo fidandosi totalmente uno dell'altra.

 

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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