Ti seguirò in capo al mondo

27 Agosto 2018



Ti seguirò in capo al mondo
Ti seguirò in capo al mondo

La nostra vita è un incessante processo di mutamento, ed ogni mutamento è potenzialmente l’occasione di una crisi, perché costringe i membri della coppia a rifare i propri programmi. Alcune coppie affrontano gli imprevisti e le prove riuscendo ad evolvere insieme, a rinsaldare il loro amore; altre, invece, si allontanano irreparabilmente. L’amore non è dato una volta per sempre, ma è continuamente sfidato, messo alla prova e può continuamente rinnovarsi o, al contrario, attenuarsi e sparire. Chi si ama è capace di cedere una parte della propria realizzazione individuale per un progetto comune superiore, senza vivere la rinuncia come una privazione, ma come un’opportunità di crescita diadica, perché sa che il rinnovamento è la forza vitale dell'amore. L’impulso creativo del mutamento riaccende il piacere dell’avventura, l’emozione dell’ignoto, la riscoperta di desideri e sogni che si erano affievoliti durante la quotidianità. Perché l’amore non è una modalità di stare, ma di diventare, ci ricorda Alberoni. E le storie di vita che seguono ci dimostrano come la duttilità, la complicità, la passione e il desiderio di portare avanti dei progetti di vita di coppia e famigliari abbia rappresentato il carburante che ha dotato di nuovo senso la vita.

Beatrice è un medico, ha un marito in politica e due figli. Sono una coppia solida, insieme dai tempi dell’università e hanno già affrontato la scelta di un trasferimento quando a lei era stata proposta un’opportunità lavorativa molto allettante. Erano ancora solo loro due, ai tempi. I figli sono arrivati tardi. Quando al marito viene proposto un trasferimento in uno stato nordeuropeo, Beatrice è inizialmente interdetta: lei ha una carriera affermata, è riuscita a trovare un supporto adeguato per le esigenze dei figli; inoltre, hanno una vita sociale stimolante, i suoceri si sono trasferiti da poco a Roma per aiutarli a gestire i bambini. Dovrebbero rimettere in discussione la vita loro e dei figli. E, in aggiunta, lei dovrebbe rinunciare alla professione, che non potrebbe esercitare all’estero. Al contempo, il trasferimento rappresenta per il marito un passo importante per la carriera, per le sue ambizioni personali e per il loro futuro. È difficile prendere una decisione che tenga conto delle esigenze e dei desideri di tutti, ma parlandone sentono riemergere quella sensazione di batticuore che provavano all’inizio, quella complicità di buttarsi in una nuova avventura. In modo più ponderato, questa volta. Il loro progetto di vita può modificarsi facendoli evolvere come coppia e come famiglia, perché il loro più grande desiderio è di continuare a vivere insieme quotidianamente. Prendono insieme informazioni sulle scuole per i figli, fanno sopralluoghi coi bambini per presentare loro la nuova realtà in cui vivranno. Sarà un’avventura per tutti! Dopo il trasferimento, lei ha potuto seguire più da vicino i figli. E ha trovato il tempo di dedicarsi ad un desiderio che, nella frenesia della vita a Roma, aveva continuamente rimandato: prendere una seconda laurea.

Anche Leda deve affrontare il problema dell’improvviso trasferimento del marito, ma in questo caso in Medio Oriente, dove cultura, costumi, lingua sono completamente diversi. Non sarebbe possibile tornare più di un paio di volte all’anno in Italia. Lei ha un lavoro a tempo indeterminato che le piace, i genitori di entrambi vivono vicini e li aiutano molto nella gestione del bambino; anche loro sono una coppia solida e hanno molti interessi a cui dovrebbero rinunciare. Leda sapeva prima di sposarsi che era reale la possibilità che la loro vita di coppia e famigliare sarebbe potuta essere ‘nomade’ per via del lavoro del marito, ma ora è reticente a trasferirsi in Medio Oriente: sarebbe completamente sola, non conosce la lingua, la cultura la spaventa, ha paura all’idea di non avere nessuno accanto. Ma sa anche che per il marito non sarebbe solo una promozione, ma un passo decisivo per le sue ambizioni lavorative. Ne parlano a lungo, il marito la rassicura sulla qualità delle scuole per il figlio, sulla natura temporanea della loro permanenza e soprattutto sulla concreta possibilità che avrebbero di portare avanti quel progetto che ora, in Italia, continuano a rimandare: allargare la famiglia. Sono tre anni che Leda vive in Medio Oriente e ora ha anche una bella bambina a cui dedicarsi. Non si è integrata nella realtà mediorientale, ma attraverso la scuola internazionale che frequenta il figlio ha conosciuto altre mamme, altre culture, ha perfezionato l’inglese e i famigliari appena possono li raggiungono. Hanno proposto al marito una nuova destinazione. Leda è pronta a preparare le valigie: entro l’autunno la loro nuova casa sarà il Canada.

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Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

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