La poesia è un filo di seta (La Cina di Oldani)

8 Gennaio 2020



La poesia è un filo di seta (La Cina di Oldani)
Oldani premiato in Cina

il poeta  Guido Oldani l'otto ottobre 2019 ha vinto, unico italiano nella storia, quello che è considerato il Nobel cinese, ovvero il più alto riconoscimento letterario che la Cina assegna a un uomo di lettere, l’International Poetry Award 1573. E' infatti un premio che arriva direttamente dal governo cinese. Non prevede candidature. Sono direttamente gli esperti cinesi, in particolare il presidente del premio, il grande poeta Jidi Majia, che studiano "silenziosamente" i poeti che più hanno attirato la loro attenzione e poi assegnano un premio alla carriera. Tra i premiati del passato  Eugénio de Andrade, e Tomas Tranströmer, sei mesi prima che ricevesse il premio Nobel.

 Il Realismo Terminale  parte dalla constatazione che nel mondo gli abitanti delle città hanno superato quelli fuori dai centri urbani, e proprio nelle megalopoli cinesi ci sono i più grandi accatastamenti di persone mai visti prima, proprio quelli studiati da Oldani. L’intuizione però a volte è strana, e invece di toccare un artista cinese, ben più in contatto con questo fenomeno, ha colpito il poeta di Melegnano. Ma anche in questa strana circostanza c’entrano in qualche modo i cambiamenti della società in cui viviamo e in cui circolano a velocità strabiliante idee e persone, sostiene il poeta.

 

L'intervista

Sentire parlare il poeta Guido Oldani della Cina è una meraviglia. I suoi occhi azzurrissimi, persi nella carducciana barba bianca, brillano come quelli di un bambino. “Da quando sono stato là ho cambiato la mia visione del mondo e da tolemaico sono diventato copernicano: l’Italia è il francobollo del mondo e ormai il centro dell’universo si è spostato fuori dall’Occidente”. Non sembra nemmeno, dalle sue impressioni di viaggio, che sia stato in Cina per raccogliere un alloro personale, e anche molto prestigioso, e non per pura ricerca esperienziale.

Ecco le sue parole

“Il movimento del Realismo Terminale, in realtà, avrebbe dovuto nascere in Cina, che ne è la patria ideale, forse è questo il motivo principale dell’assegnazione di questo premio”, riflette il poeta.

“Sono stato in due città medie della Cina: Luzu, di “soli” quattro milioni di abitanti – una cifra risibile per una nazione che ne conta un miliardo e mezzo – e Chendu, la città delle scienze spaziali, di quattordici milioni (Chongqing, Shangai e Pechino ne contano tutte e tre più di venticinque milioni, per dire) nella quale, in soli quindici anni hanno creato dal nulla ben quindici linee di metropolitana; se penso ai ritardi dei lavori nella nostra Salerno-Reggio Calabria mi viene da ridere!”.

“Mi hanno riferito che ogni giorno in Cina centocinquanta villaggi si svuotano completamente e le persone si trasferiscono nelle megalopoli. Sono numeri impressionanti. E’ questa la vera rivoluzione mondiale”. Il poeta, editorialista di Avvenire, è diventato una sorta di Marco Polo della poesia, tessendo un filo, che potremmo ad hoc definire di seta, tra due mondi culturali diversi ma complementari.

“C’è un’enorme attenzione nei confronti della cultura italiana, che viene considerata la più rappresentativa, la più importante d’Europa. Molto di più di quella francese o tedesca, ad esempio. Non esiste cinese che non sappia chi è Dante Alighieri. Lo stesso non possiamo dire noi italiani nei loro confronti, dato che i più ignorano completamente l’esistenza del loro sommo poeta Li Po (701-662)”.

Nonostante in Cina ci sia ancora un regime totalitario, che esista la pena di morte (anche se le esecuzioni diminuiscono in modo esponenziale anno dopo anno), per Guido Oldani è molto importante non chiudere le porte a questo paese, pur non condividendone i metodi oppressivi, il silenzio imposto alle voci contrastanti, lo schiacciamento, o addirittura l’esilio, di minoranze etniche, i pericoli della poco chiara politica economica chiamata “via della seta”, di cui il magazine si è già ampiamente occupato.

La poesia può essere come lo sport, in certi casi. Ricordo le partite di ping pong tra USA e Cina, in periodi di tensione fortissimi. Oppure, nell’ambito della guerra fredda, le partite di scacchi tra Fisher e Spassky. Era un modo, in un momento di crisi internazionale, di tenere un canale aperto di comunicazione, di non abdicare a un dialogo tra stati occidentali e stati comunisti”.

La motivazione del premio a Oldani: la spiritualità della scrittura e l’ironia filosofica.

E’ infatti solo apparentemente strano che si denomini spirituale una poesia che paragona sistematicamente la natura e l’astratto alla materialità degli oggetti, con la similitudine rovesciata, cifra stilistica del realismo terminale. In effetti la motivazione è esatta, a fronte di un apparente materialismo nelle locuzioni (nomi di oggetti), il risultato stilistico è profondo, talvolta metafisico. Guido Oldani, in una lirica, è riuscito a trasformare un’oliera con olio, aceto, e sale, nell’immagine semplice e commovente della Sacra Famiglia. L’ironia, poi, è evidente, ma i cinesi hanno capito che è incanalata in una precisa struttura del pensiero, in una filosofia. L’hanno quindi capito molto bene, nonostante gli ostacoli della lingua e della distanza tra le culture.

“Per esemplificare le differenze tra “noi” e “loro”, racconta Oldani, posso rilevare che in Cina gli anziani li tengono in casa, accuditi, sono onorati, a differenza di quello che avviene in Occidente. La famiglia che manda un anziano in un ospizio è guardata con disonore e disprezzo”

Paradossale, poi, è la situazione demografica. “Data la politica del figlio unico e della possibile selezione sessuale, in Cina ci sono quaranta milioni di donne in meno rispetto agli uomini, questo fa sì che ci siano molti scapoli senza speranza, a rischio depressione. Si prospettano quindi famiglie dove una donna ha due o tre “mariti”, in clamorosa contrapposizione a un occidente dove alcuni uomini hanno tante amanti e a un oriente musulmano poligamo per religione. Il mondo è pieno di contraddizioni e contrasti che, nel paese più popoloso del mondo, balzano subito agli occhi”.

La poesia può avere in questo guazzabuglio - di novità, di idee ed esigenze discordanti, di cambiamenti imprevedibili - un ruolo forte, intenso. Può essere un collante. Il Realismo Terminale, per le sue caratteristiche innovative, è poesia civile, che stabilisce legami anche dove sembra impossibile stabilirne. Il nostro Marco Polo di Melegnano, che era accompagnato in Cina dal giovane poeta Igor Costanzo, traduttore italiano di Jidi Majia ,  ne è profondamente convinto e noi con lui, affascinati da discorsi che citano grandezze enormi, spaziali, per cui i nostri problemi di politica interna sembrano beghe da condominio e dove si capisce che il baricentro del nostro presente si è spostato a oriente, che ci piaccia o no.

La dicitura ufficiale completa della prestigiosa assegnazione del  premio:

In occasione della Terza edizione dell’International Festival of Poetry &Liquor, nella settimana dell’Arte della città di Luzhou, in collaborazione con il Governo Cinese, la Union of Writers of China, la prestigiosa rivista Huakai Xinhe, co, ltd, la China National Opera, la China Poetry Net, con la sponsorizzazione della China Liquor Brewery, il Maestro Guido Oldani ha ricevuto l’“International Poetry Award 1573”.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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