Ho bisogno di te…

21 Maggio 2018



Ho bisogno di te...
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Ci sono coppie dove i coniugi subiscono un invecchiamento asincrono e, mentre la moglie, cresciuti i figli o cessata l’attività lavorativa, si sente ringiovanire e vorrebbe godere euforica della libertà di cui dispone, il marito, stanco della vita dinamica condotta fino ad allora con il lavoro, prova il bisogno di riposo e si rintana in casa.

Il problema diventa più grave quando uno dei due viene colpito da un’infermità. Allora, se l’altro è veramente innamorato, trasforma il tipo di legame precedente in un legame basato sulla dedizione del più debole e trova una ragione di vita nella cura che offre all’altro e nella gioia di questo. Ma non sempre le cose vanno in questo modo.

Per esempio, Enrica che ha 65 anni e è sulla sedia a rotelle a causa di un ictus, racconta di essere stata “gettata via come un vecchio straccio” dal marito, Giuseppe, il suo unico grande amore, e, poi di aver trovato consolazione dipingendo. Lo ha sposato giovanissima, a 16 anni, lui ne aveva 19. Lei lo venerava, abitavano nella stessa casa e un giorno ha avuto il coraggio di invitarlo a una sua festa. Si ricorda ancora che è entrato con un mazzo di fiori. Enrica è rimasta incantata a guardarlo, hanno ballato insieme tutto il tempo e si sono dati il primo bacio. Lei era già innamorata, lui si è innamorato a poco a poco ma, dopo un anno, erano già sposati. Per 44 anni, si è dedicata a Giuseppe, alla casa, al figlio. Poi, durante una serie di riunioni spirituali “all’insegna dell’amore e dell’amicizia”, lui si è innamorato perdutamente di una donna di 55 anni, sposata. I due decidono allora di amarsi alla luce del sole, ne parlano con i rispettivi coniugi ed Enrica trova loro un appartamento vicino a casa. Dopo tre anni di convivenza con la sua amante, Giuseppe torna dalla moglie che lo accoglie a braccia aperte, si ferma quindici giorni e poi ritorna dall’amante. Sta con questa sei mesi e poi torna di nuovo dalla moglie. Dopo un anno che sono insieme, a Enrica viene un ictus e il marito decide allora di lasciarla definitivamente e di andare a vivere da solo in riviera “con la scusa che per lui era un dolore troppo grande vederla in quelle condizioni”.

Forse, Giuseppe non è mai stato veramente innamorato della moglie, oppure, quando la moglie è rimasta invalida, lui non provava più amore verso la moglie, infatti già prima aveva preferito trovare altrove soddisfazione alla propria passione amorosa e tenere la moglie era solo un’ancora di salvezza, il porto sicuro dopo le burrasche. Quando lei però non è stata in grado di essere la donna forte e il sostegno della sua vita, il suo ruolo è venuto a mancare e il loro rapporto si è compromesso definitivamente.

Quando a divenire infermo è chi gestiva il ménage domestico, i ruoli vanno ridiscussi e l’altro che si trova a svolgere per la prima volta il ruolo dominante, si sente inadeguato, mentre chi lo ha perso accetta difficilmente di essere aiutato e sottomesso. L’affiatamento della coppia può essere minacciato ancor più se la coppia è costituita da una partner giovane e da uno più maturo, che avevano instaurato un rapporto di tipo-padre-figlia o madre-figlio. La “figlia”, o il “figlio”, infatti, venendo a mancare il sostegno del “padre” o della “madre”, si sente abbandonata da chi dava sicurezza. Il “padre” o la “madre” prova senso di colpa verso il partner "tradito", non potendo più svolgere il proprio ruolo, si sente di peso e finisce per compromettere lui stesso il rapporto a causa della sua paura di essere abbandonato e del clima di diffidenza e gelosia che si viene a creare.

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Rosantonietta Scramaglia

Laureata in Architettura e in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito il Dottorato in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale. Ha compiuto studi e svolto ricerche in Italia e in vari Paesi. Attualmente è Professore Associato in Sociologia presso l’Università IULM di Milano. È socia fondatrice di Istur – Istituto di Ricerche Francesco Alberoni. È autrice di oltre settanta pubblicazioni fra cui parecchie monografie.

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