Fare la mamma a due uomini

11 Maggio 2018



Fare la mamma a due uomini
Fare la mamma a due uomini

La donna ha una  capacità spontanea di costruire reti, ma proprio per questo può rimanere facilmente imprigionata.  In passato perdeva opportunità di carriera perchè anteponeva i bisogni della sua famiglia ai suoi, oggi questo accade meno, ma in amore molte donne restano  legate per pena, paura o  insicurezza, a uomini  deboli che inibiscono il loro slancio vitale.
Quando decidiamo di chiudere un rapporto dobbiamo farlo con decisione fino in fondo. E se non vi riusciamo?
E' questo il caso di Paola che si è ritrovata con un inquilino in casa per il quale fa tutto. Non è più un marito ma lo è legalmente, non è un amico, è un uomo egoista che sta comodamente sulle spalle di lei. Quando si erano conosciuti  lei era una ragazzina e lui molto più grande: le era apparso un uomo dai mille talenti, intelligente, avventuroso e bello. Entrambi erano affascinati dal viaggio, un archetipo potente che ha contagiato milioni di ragazzi in ogni epoca, ma che è stato dilagante tra i giovani dopo il sessantotto. Fallito il sogno rivoluzionario si cercava una via individuale e spinti dalla ricerca di sè, molti partivano per gli Ashram indiani, altri si mettevano sulle tracce di Castaneda o di nuovi guru. Paola allora, guidata dal suo più esperto compagno, era lui il suo guru, aveva iniziato a girare il mondo in modo avventuoroso, evitando le mete scelte da tutti. Andavano in zone impervie, quasi disabitate, vivevano con gli indigeni e seguivano itinerari inconsueti. Erano due intellettuali esploratori e sarebbero potuti diventare due antropologi sulle tracce di civiltà scomparse, due giornalisti. Era quello il sogno di Paola che, coinvolta e appassionata, univa l'amore per il suo compagno al fascino di un  viaggio  in cui niente di ciò che  si faceva era convenzionale. Erano viaggi difficili in cui incontravano mille disagi imprevisti, situazioni difficili, rischiando anche la vita, rischiando di  naufragare,  di finire sbranati da qualche animale selvaggio, morire di fame. Negli anni, tuttavia,  Paola sentiva sempre meno l'avventura e molto più forte il pericolo. Ma soprattutto, il compagno, di fronte alla minima difficoltà iniziava a maltrattarla, a sfogarsi su di lei per ogni contrattempo. E dato il tipo di viaggio questi momenti  si verificavano continuamente. Così un giorno Paola,  d'un tratto ne ebbe basta. Di punto in bianco lo vide con altri occhi: vide un uomo invecchiato anzitempo, che non reggeva più i viaggi che organizzava, ma non voleva prenderne atto perchè non aveva costruito altro. Si accorse anche che la loro coppia era sterile: non avevano figli e non erano diventati due studiosi, due antropologi, due fotografi, due che avevano un'attività  nei paesi lontani, ma erano due tipi che facevano dei lavori noiosi e poi fuggivano in posti dimenticati da tutti. Quel giorno di colpo aprì i suoi occhi di donna e la donna si rese conto che conduceva una vita da bambina tenuta per mano dal marito-padre in fuga dalla vita. Lui aveva solleticato la sua curiosità e interessi, ma non l’aveva condotta per mano, non l’aveva accompagnata a farne qualcosa insieme. Anzi impediva a lei di crescere e si arrabbiava perchè in molte situazioni lei era più capace di lui. Era schiavo di un personaggio tramontato, a cui non credeva più e voleva lei al suo fianco come la sua fida aiutante, come Sancho Panza aiutava don Chisciotte che lo trattava sempre male. E , ancora, Paola, si vide con gli occhi del marito: non era la compagna di lotte e avventure, non era la donna che amava, ma era sempre la ragazzina che lui dominava e su cui sfogava la sua rabbia frustrata. Da quel giorno smise di amarlo e di viaggiare con lui, gli chiese di andarsene ma lui iniziò a minacciarla e a spaventarla e ottenne di continuare a stare a casa come prima, facendo l'inquilino e viaggiando da solo. Paola era  piena di vita e desiderava un uomo.  Scontenta dell’uomo vecchio e prepotente,  incontrò un uomo giovane e dolce e se ne  innamorò.  E questo ragazzo le voleva bene, ma era senza forza, senza ambizione, senza iniziativa. Era rimasto un ragazzo che voleva essere curato, che voleva continuare a restare adolescente. Così non ha chiesto a Paola di andare con lui, non hanno costruito una vita insieme, ma hanno un'oasi piacevole in cui si incontrano ogni tanto. Ma è amore? no, l'amore è egoista, l'amore vuole tutto: l'amore vuole sempre costruire.

Paola, dal punto di vista dell'amore e ancor più della vita,  ha sbagliato. Quando il suo marito padre si è fermato doveva portare a termine il lavoro e detronizzarlo. Mandarlo via. E poi cercare un uomo forte, attivo, con cui lavorare, fianco a fianco, alla pari. Oppure fare da sola almeno per un certo tempo. Ma era abituata ad essere una bambina, portata in vacanza e non ha avuto coraggio. Non avendo avuto il coraggio di detronizzare il suo compagno-padre e  cercarsi un compagno di lotta ha scelto un fidanzato giovane, molle, pigro, che sta ancora con la mamma e non fa nulla. Ha confuso l’età cronologica e quella mentale, la forza della sensibilità e la forza morale. Ha preso il ruolo del padre che porta a spasso la bambina, portando a sua volta a spasso il fidanzato infantile. In sostanza fa da madre a tutti e due. Dice di essere comunque felice e di stare bene.
Questo avviene perchè le donne spesso a fare la madre hanno un appagamento; faticano a mandare via di casa i figli:  ma un conto è farlo con i figli, altro con gli uomini. Paola non ha ancora avuto l'esperienza dell'amore che costruisce e non ha ancora incanalato le sue preziose forze. Cosa potrebbe fare?  Se lo volesse potrebbe smettere di accudire tutti  e guardare le sue  meravigliose energie che vengono succhiate altrove, portarle alla luce nella sua vita.  Ma ognuno di noi non trova la forza nel buio di se stesso, ma in un vero incontro con un uomo veramente capace di starci in fianco e che voglia farlo.

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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