Perché festeggiare San Valentino

10 Gennaio 2018



Perché festeggiare San Valentino
Perché festeggiare San Valentino

Sento ogni tanto qualcuno che, pur sposato o fidanzato, si vanta di non festeggiare San Valentino perché preferisce farlo in un anniversario o in una data significativa nella sua storia di coppia, oppure, perché lo trova solo un espediente commerciale per incrementare i consumi. Tuttavia, nella maggior parte delle coppie si continua a festeggiarlo. Il motivo c’è.

Quando siamo innamorati, proviamo due desideri opposti: il primo è quello di stare con l’amato o l’amata, di appartarci per poter mettere alla prova il nostro legame, per farci domande, per conoscerci in un processo che ci porta alla fusione totale di due anime e di due corpi.  Ma contemporaneamente, una persona innamorata è investita di una tale potenza emotiva, di un’energia così dirompente, di tanto Eros, che ha bisogno di gridare al mondo la sua gioia, la sua felicità. Non si sente solo, si riconosce in tutti coloro che stanno vivendo il suo stesso stato d’animo. È la medesima sensazione che prova ogni persona quando entra in un movimento politico, religioso, morale. Da un lato, vuole condividere tutto con i propri compagni, fratelli chiudendosi in una nuova comunità – nel caso dell’innamoramento la coppia – dall’altro, vuole confermare a se stesso e agli altri quello che sta vivendo mostrandosi al mondo e cercando nuovi adepti.

Così, analizzando ogni fase del rapporto amoroso, per un innamorato o un’innamorata che desidera dichiarare il proprio amore a qualcuno di cui non è certo ancora che lo corrisponda, farlo a San Valentino significa sentirsi supportato da una comunità ideale di persone che condividono i propri sentimenti, essere favorito da un’atmosfera complice che possa ben disporre l’altro, che possa portarlo a capire quello che intende esprimere senza il bisogno di farlo apertamente.

Per la coppia di innamorati appena formata, fare e ricevere un dono a San Valentino o festeggiarlo rompendo la routine quotidiana con un gesto d’affetto, una cena, un’esperienza condivisa, un po’ di tempo speciale dedicato al loro rapporto, significa affermare la natura del loro legame, come abbiamo visto, di fronte a se stessi e di fronte al mondo.

Anche per la coppia consolidata dove l’innamoramento degli inizi ha lasciato posto all’amore, alla convivenza quotidiana, spesso divenuta routine, riaffermare l’appartenenza al gruppo degli innamorati che hanno scelto San Valentino per riconoscersi, significa ricordare a se stessi, al partner e a chi li circonda, qual è il sentimento che ha originato la loro unione, quali sono le basi su cui si fonda.

Per chi infine non ha più la persona amata, in quel giorno riaffiorano con maggiore nitidezza i ricordi e si accelera l’elaborazione del lutto. I respinti o i divorziati sono chiamati in causa a rivedere il loro passato mentre vedovi e vedove depositano un fiore sulla tomba o davanti al ritratto dei loro compagni scomparsi a riprova che l’amore sopravvive anche alla morte.

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Rosantonietta Scramaglia

Laureata in Architettura e in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito il Dottorato in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale. Ha compiuto studi e svolto ricerche in Italia e in vari Paesi. Attualmente è Professore Associato in Sociologia presso l’Università IULM di Milano. È socia fondatrice di Istur – Istituto di Ricerche Francesco Alberoni. È autrice di oltre settanta pubblicazioni fra cui parecchie monografie.

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