Capodanno e la Porta dell’Amore

6 Dicembre 2018



Capodanno e la Porta dell'Amore
Capodanno e la Porta dell'Amore
Da sempre si è sentita l’esigenza di interrompere il ciclo del tempo quotidiano con riti sacri e di rinascere a nuova vita.

Una delle feste più significative che sancisce la Porta, nel suo significato etimologico di "passaggio" - da un ciclo a quello successivo - è il Capodanno. 

Nell’antica Roma, ad esempio, il dio Giano, che presiedeva tutti gli inizi, i passaggi, le porte, le “soglie” – materiali e immateriali – veniva rappresentato come una divinità bifronte. Da un lato guardava il passato (l’anno vecchio) e dall’altro il futuro (il nome del mese di Gennaio è legato proprio a questa divinità). Durante la festa di Capodanno il compito di Giano era proprio quello di custodire le porte per impedire agli spiriti maligni e alle negatività dell'anno vecchio di insinuarsi in quello nuovo.

Era uso (tramandato fino ai nostri giorni) gettare cocci rotti e oggetti vecchi, e battere pentolame per produrre rumore per spaventare gli spiriti maligni; inoltre, si accendevano fuochi e falò per bruciare le negatività. Il fuoco, nella sua duplice funzione simbolica di principio di purificazione e di distruzione, è un elemento costante alla maggior parte delle feste sacre. Il sincretismo di rumore e fuoco lo ritroviamo nei fuochi d’artificio introdotti alla fine del ‘700 e che ancora oggi rappresentano il culmine dei festeggiamenti del Capodanno.

Oggi il Capodanno ha perso la sua sacralità.

È una festa apparentemente profana, ma in cui è ancora ravvisabile la sua funzione mitica che “oscuramente” risuona nell’individuo, “in tutto il suo essere” – sosteneva Mircea Eliade. Il bisogno di vivere un nuovo inizio, di poter rinascere.

Ma è solo in quell'occasione che sentiamo la necessità di rinascere?

Se, come afferma Eliade stesso, il mito nell’epoca moderna lo ritroviamo più a livello di esperienza individuale che non di pensiero collettivo, allora, possiamo chiederci quando, nella nostra esperienza individuale, sentiamo più prepotentemente la tensione (mitica) di vivere un nuovo inizio.

La risposta è: quando ci innamoriamo. Quando entriamo in stato nascente, infatti, è sempre un “capodanno”. Il sacro ci si disvela, irrompendo in tutta la sua potenza. Il tempo e lo spazio pèrdono la loro connotazione quotidiana, si arrestano, torna l’illo tempore del mito. E ciò avviene grazie al nostro amato o alla nostra amata. È grazie a loro che possiamo oltrepassare quella soglia, perché loro sono la Porta, l’unica porta d’accesso alla nostra rinascita. La Porta dell’Amore verso l'incipit vita nova.

 

Condividi questo articolo

Ultimi articoli

Newsletter

Capodanno e la Porta dell'Amore

Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

Back to Top
×