Il reclutamento e l’immigrazione qualificata. Una realtà da sviluppare

18 Aprile 2021



Il reclutamento e l’immigrazione qualificata. Una realtà da sviluppare
Il reclutamento e l’immigrazione qualificata. Una realtà da sviluppare

Nell' immagine di copertina vediamo la foto del primo studente internazionale iscritto alla Laurea Magistrale in Industrial Automation Engineering di Pavia ad aver conseguito la laurea.  Dai primi studenti indiani ad oggi, terzo anno accademico di attivazione, circa metà degli studenti iscritti (34 su 64 al primo anno nell’a.a. 2018/19) provengono dall’estero, soprattutto da India, Iran, Egitto e Cina.

Noi siamo abituati a considerare l’immigrazione come la conseguenza della povertà in certi paesi e la ricerca della sopravvivenza in quelli più ricchi. Per questo temiamo un afflusso indiscriminato dai paesi più poveri senza alcun beneficio per noi. Questa visione in parte é vera.

Abbiamo visto immigrazioni dall’Africa e dall’Asia, grazie alla combinazione di povertà calamità e guerra. Pensiamo alla Mesopotamia e alla Siria. Ma non ci rendiamo affatto conto dello straordinario sviluppo economico prodotto dalla globalizzazione e dai massicci investimenti delle multinazionali.  Di conseguenza è un grossolano errore considerare i paesi meno ricchi come fonte solo di manodopera non qualificata.  Al contrario oggi tutto il mondo si sta modernizzando, è cresciuta in modo esponenziale la scolarizzazione e possiamo dire con sicurezza  che oggi in certi settori siamo noi ad avere bisogno di competenze  che qui scarseggiano e sono abbondanti e sottoutilizzate in altri  paesi.

I centri per l'impiego

Secondo la Commissione Europea è necessario ampliare l'offerta di percorsi legali verso l'Europa, poiché la percentuale di datori di lavoro che riferisce difficoltà nel coprire posti di lavoro sta aumentando ed i cittadini di paesi terzi svolgono un ruolo fondamentale nel contrastare il calo demografico europeo e la mancanza di professionalità adeguate. L’operato delle istituzioni europee dovrebbe perciò favorire il reclutamento intelligente di risorse dall’estero con normative di incentivo e di attrazione in ambiti lavorativi strategici guardando al futuro, consentendo di conciliare le competenze disponibili in altri paesi con la domanda interna di lavoro. L’Europa, sta così arricchendo le normative nazionali legate alla gestione dell’immigrazione di lavoro ed investimento negli stati membri. Attualmente, i centri per l’impiego in Italia, rappresentano una risorsa locale non adeguatamente utilizzata, potendo essere il riferimento nella ricerca lavoro unicamente di stranieri già regolarmente presenti in Italia. La domanda di assunzione dall’estero, si riversa  per questo in agenzie private di reclutamento, che spesso non sono in grado di offrire a professionalità straniere una visione d’insieme delle esigenze di assunzione in un determinato contesto economico.

Un storia esemplare: Harmit

Facciamo l’esempio di Harmit, cittadino indiano, ingegnere biomedico, pronto a trasferirsi in un altro paese per avere la possibilità di lavorare nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina riabilitativa, in cui si è specializzato. La sua ricerca di lavoro in Italia incontrerà molti ostacoli che lo porteranno a desistere. Prima di tutto, le società private di intermediazione cui si rivolgerà per verificare l’esistenza di posizioni di lavoro aperte e di suo interesse, svolgendo un lavoro ben diverso dai centri pubblici per l’impiego nazionali, non avranno possibilità di fornirgli una visione complessiva delle esigenze aziendali del settore.

Gli enti privati abilitati a svolgere attività di reclutamento e selezione del personale, si occupano principalmente della ricerca di datori di lavoro che conferiscano loro incarico, più che dell’effettiva ricerca mirata di personale altamente qualificato. Inoltre, accade spesso che queste agenzie non diano un’efficace informazione ed assistenza rispetto alle autorizzazioni necessarie all’ingresso ed al lavoro di cittadini stranieri in Italia, per cui seguire un percorso di assunzione dall’estero per un datore di lavoro italiano, risulta un ostacolo al reclutamento di personale straniero seppur maggiormente preparato.

La mancanza di manodopera qualificata è spesso la diretta conseguenza della mancanza di banche dati centralizzate e digitali nell’amministrazione pubblica in grado di fornire rapidamente risposta ai lavoratori stranieri sui percorsi professionali disponibili, ricercati dalle aziende nazionali. Una gestione migliore ed anche istituzionale dell’incontro tra offerta di lavoro interna e domanda esterna, potrebbe valorizzare il nostro mercato del lavoro, portando a scegliere l’immigrazione nella qualità e quantità necessarie, alla stregua di un bene. Essa diventa necessaria soprattutto per lo sviluppo di nuovi settori professionali e di innovazione tecnologica.

Le normative

Sono già molte le normative europee e nazionali che incoraggiano l’assunzione di lavori altamente qualificati stranieri, gli investimenti esteri in imprese italiane già esistenti o in startup innovative da costituire nel campo delle nuove tecnologie. In cambio i governi offrono permessi di soggiorno temporanei che potranno portare ad una perfetta e progressiva integrazione individuale, a prescindere dalla provenienza. Di questi programmi selettivi d’ingresso nei paesi membri si conosce ancora poco tuttavia perché vengano utilizzati al meglio dai privati. Ciò che in concreto manca è un’informazione istituzionale adeguata sugli stessi, facilmente accessibile anche all’estero e delle piattaforme gestite dal settore pubblico per far incontrare le esigenze di personale internazionale e datori di lavoro italiani, in grado di semplificare anche l’iter burocratico relativo alle autorizzazioni necessarie per i lavoratori stranieri.

Tanti ingegneri come Harmit, chimici ed alti dirigenti provenienti dalla Sud-Korea, dall’India, dalla Cina, dall’Iran cercano invano un contatto con le aziende straniere bisognose dei loro profili. La sperimentazione di nuove tecnologie in queste nazioni è all’avanguardia, in termini di ricerca e sviluppo nel settore informatico, nell’intelligenza artificiale, nel campo del trattamento delle energie pulite, della sostenibilità nel settore energetico e chimico, dell’efficienza energetica e delle riduzioni delle emissioni di carbonio. L’alta preparazione a ricoprire ruoli in detti settori, soprattutto in Asia, è da tempo una realtà poiché l’industria tecnologica europea negli scorsi decenni ha trasferito la produzione in paesi asiatici dove il costo professionale è notevolmente contenuto. Oggi invece, viviamo la crescente esigenza di compensare vuoti professionali nel campo delle nuove tecnologie da sviluppare in Europa ed abbiamo bisogno del reclutamento straniero.

 

 

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Maria Teresa Vanacore

Maria Teresa Vanacore, è avvocato specializzata in diritto dell’immigrazione e mobilità internazionale, cantante ed appassionata di musica funky & soul. Nell’arco della sua attività si occupa di promuovere integrazione e parità di trattamento nei confronti di stranieri migranti economici provenienti da realtà geopoliticamente esposte e soggetti per questo a discriminazione. Ha pubblicato su Il Sole 24 Ore sezione diritto articoli dedicati a proposte di miglioramento della politica migratoria europea. Come cantante, si dedica a progetti di cover con diversi musicisti, e si esibisce come voce del gruppo Everfunk nel contesto live milanese.

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