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Il simbolismo dell’uovo e la fortuna del caviale

  • Giulio Alberoni
  • Categorie: Cultura & Società
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L’uovo come simbolo

Nella Chiesa cristiana orientale, le uova avevano una valenza sacra, simboleggiavano la risurrezione di Cristo, la rinascita della vita. L’uovo era un simbolo che fungeva da tramite tra Dio e gli uomini, e rappresentava la vita che Dio ci ha infuso. L’uovo, per questo suo ruolo simbolico, divenne simbolo stesso del cristianesimo.

Qui, nell’ultimo lembo sopravvissuto dell’Impero romano, si diffuse l’uso e il consumo del caviale, un alimento che assunse un importantissimo valore simbolico.

Il caviale non era solo composto da migliaia di uova, già esse stesse simbolo sacro altissimo, ma quelle uova erano anche sfere perfette. La sfera, nel mondo romano, e poi in quello cristiano, simboleggiava il globo, era un simbolo cosmico che racchiudeva in sé il significato stesso di Dio, che era infatti rappresentato con un cerchio, la rappresentazione monodimensionale della sfera.

Il caviale non era quindi considerato un semplice cibo, qualcosa che nutriva il corpo, assunse invece una valenza sacra, una connessione con la perfezione di Dio. Passò dall’essere un semplice alimento ad essere un simbolo divino. Questo è il motivo per cui tra la gente dell’Impero romano orientale, quelli che noi oggi chiamiamo bizantini, il caviale era considerato un bene esclusivo, riservato a poche persone, all’élite.

Caduta Costantinopoli, questa valenza divina del caviale sopravvisse intatta nella cultura ortodossa e in particolare in quella russa, che si considerava discendente diretta dell’Impero di Costantinopoli. In Russia le uova mantennero il significato di risurrezione di Cristo, e il caviale continuò a simboleggiare la rinascita di Cristo e la perfezione del cosmo.

E alla corte russa?

Quando la corte russa si aprì all’Occidente, proprio la tipologia delle uova, così importanti per gli zar, venne esaltata, e le uova trasformate in oggetti di arredamento, dalla forte simbologia, rielaborate per venire incontro al gusto e alla moda del tempo. È la metà dell’Ottocento e nascono le famose uova Fabergé, simbolo al contempo di fede e di lusso nel la raffinatissima corte russa. Lo stesso è accaduto per le uova di storione, il caviale che era diventato da tempo il cibo degli zar, icona di lusso, portato in dono a sovrani e imperatori durante i viaggi diplomatici, bene preziosissimo destinato solo al palato dei regnanti. Gli zar testimoniavano il fatto che, mangiando caviale, ci si nutriva della perfezione di Dio e del cosmo. Il caviale era per pochi, per i più alti nella scala sociale, per quelli più vicini alla perfezione. Le uova di caviale dovevano essere perfette. Solo se perfette rappresentavano il cosmo e la risurrezione. Testimonianza di questo è il fatto che il valore del caviale si stabilisce ancora oggi, in base all’aspetto delle sue uova, non in base al suo sapore. Le uova più grandi e più chiare, magari dorate, sono quelle che valgono di più. Chiaro simbolo di una cultura, quella bizantina prima e quella russa dopo, dove anche l’oro è materia, e colore esclusivo di Dio e degli imperatori. L’oro è il simbolo della luce celeste, è il simbolo di Dio. Le stesse identiche uova, rotte, vendute come caviale pressato, valgono infinitamente meno.  Questa valenza di alimento divino sopravvisse attraverso i secoli, immutata, in Russia e nei Paesi ortodossi.

La diffusione del caviale in Francia

Quando l’uso del caviale si diffuse in Francia, portato dai nobili russi in esilio dopo la rivoluzione del 1917, la sua simbologia cambiò. Non perse il suo valore esclusivo, era troppo radicato, ma perse il connotato religioso e la sua esclusività, smarrì la sua origine profonda.

Rinacque come simbolo nuovo, mantenendo il carattere esclusivo, ma reinterpretandolo in chiave moderna. Non era più la perfezione divina delle uova a rendere il caviale il cibo esclusivo degli imperatori, e dei multimiliardari, e non era neppure il fatto di essere raro, ci sono cose ben più rare del caviale.

Il caviale era divenuto una nuova icona, il simbolo assoluto del potere, per il solo fatto di essere caviale, e non in virtù delle sue caratteristiche. Aveva prevalso, inconsciamente per chi lo assunse come simbolo del lusso, il suo carattere di esclusività, smarrendo la declinazione religiosa come simbolo di rinascita. Non vi era quasi relazione, tra la cultura ortodossa russa e quella ospitante francese, così il caviale in questa nuova patria cambiò significato culturale, uscì dalla sfera religiosa e prevalse invece simbolicamente la sua somiglianza al globo imperiale. Il simbolo del potere degli imperatori romani. Con tutte le caratteristiche simboliche di potere, ricchezza, lusso ed esclusività che questo comporta. Il caviale si conferma come il cibo esclusivo dei potenti, un alimento che costa tanto non in virtù del suo sapore, ma perché è un’icona, e come tale solo pochi privilegiati devono poterselo permettere. Il caviale era rinato, aveva perso ogni legame con la religione, ma aveva mantenuto intatto il suo valore lussuoso, esclusivo, privilegio per pochi nobili, re e imperatori.

Così il caviale è entrato nell’era postmoderna ed è divenuto il simbolo assoluto della ricchezza, il valore simbolico che ha ancora oggi. Ancora oggi il  caviale è prezioso, elitario, le altre cose simili sono solo uova di pesce. Il caviale non è un alimento qualsiasi, è il simbolo assoluto del lusso, e il suo valore supera il semplice gusto alimenta re. Infatti non ce ne nutriamo, ci sono sufficienti pochi grammi, lo degustiamo, consci del fatto che si tratta di qualcosa di molto prezioso.

Questo ruolo di alimento prezioso come abbiamo visto  non lo ha assunto casualmente; una serie di concause lo hanno portato a divenire simbolo stesso della ricchezza, simbolo di potere, di lusso sfrenato.

Il caviale non è percepito infatti come un cibo per tutti: è un cibo per i re, per gli imperatori, indica ricchezza e potere. Quando noi mangiamo il caviale, siamo accumunati in quel gesto gastronomico agli uomini più ricchi e potenti della terra, e ci sentiamo parte di quella ristrettissima élite.

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Giulio Alberoni

Giulio Alberoni

Collabora sin dall'università come Inviato specializzato in gastronomia, moda e design, per diverse emittenti televisive internazionali. I suoi libri di Cultural Gastronomy, che tracciano l’evoluzione delle pratiche gastronomiche in relazione allo sviluppo delle civiltà, sono pubblicati con successo negli Stati Uniti d’America e in Italia. È membro del National Union of Journalists e collabora con chef stellati internazionali. Con Mursia ha pubblicato Caviale Storia (2014), Aceto balsamico tradizionale (2017), Natale (2020). Storia, ricette, curiosità.
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