Come era possibile che quella mela, quella semplice mela divenisse improvvisamente bellissima stupenda, un frutto meraviglioso come quello che vide Eva bel paradiso Terrestre ? E vidi lui nello stesso modo trasfigurato. E quello che per anni era rimasto come amore latente, inibito, come possibile amore divenne amore manifesto , divenne bacio, abbraccio fusione.. E poi per tutta quella notte mentre facevamo l’amore, incantata ho sento nitidamente suonare una orchestra. La udivo come se provenisse dall’esterno, ma lui non sentiva nulla. Sentivo i violini i i violoncelli e le trombe e i flauti. Un’intera orchestra faceva da sottofondo alle carezze ai baci allo stringersi. Per esprimersi questo amore doveva trasformarsi incarnarsi in musica. E questo era accaduto.
Quando nella mia casa è entrato l’uomo che io già amavo senza saperlo, che aspettavo senza volerlo, la consapevolezza di questo amore non mi si è presentata in parole in prosa, ma come una meravigliosa mela, la mela divina delle origini. Ed essa rappresentava ogni cosa, il mondo che nasce dall’amore, il fiore divino simbolo della creazione e della pienezza. E ancora ci furono gli abbracci intensi ripetuti, in un entrare ritmico ripetuto l’uno nell’alto fondendosi e poi musica io stessa che suonavo ed un intera orchestra che ci accompagnava. Il passaggio dallo stato quotidiano allo stato straordinario dello stato nascente, la fuoruscita dal mondo ordinario e l’ingresso nel paradiso che aveva spalancato le sue porte davanti a noi ci è apparso come la mela divina che fonte di infinita e perenne felicita, non una parola ma un simbolo, non un elaborato dalla nostra mente quotidiana, ma dalla parte delle nostra mente che in certi momenti in certi periodi di grazia diventa immensamente più potente e capace di vedere di aprirsi, di amare a creare e deve usare il linguaggio adatto al suo mutato stato.
Dal di fuori poteva apparire che io stessi solo fuggendo. Ma era diverso per me. Stavo vivendo; mi ero presa il permesso, senza chiederlo ad alcuno, per la prima volta, di rubare la marmellata e infilare le dita nella nutella. Succhiarle scompostamente, queste dita, leccare le labbra di un uomo che mi desiderava intensamente e che si, mi amava veramente e totalmente. Scoprire il piacere intenso e profondo dell’amore…. tuffarsi in quel piacere senza pensare a nulla, ricordare nulla. Alcuni mesi dopo l’incantesimo continuava: sfioravo la sua pelle sotto i raggi della luna, era estate. La sua pelle bianchissima vicino alla mia olivastra sembrava fatta di luna a sua volta. Mi domandavo se provenisse da qualche pianeta lontano. Era un uomo così strano in tutto e assolutamente a suo agio nell’amore. E poi gli piacevo tanto, non di quel piacere mentale o ragionato. Gli piaceva il mio corpo e la mia pelle, il mio odore, le mie risate, la mia interezza, i miei pensieri di colpo seri; le mie contraddizioni, rimaneva incantato a seguire i percorsi delle mie vene sotto la pelle.
Come si può chiamare questo? con una sola parola: vita. Vita piena di vita e ancora vita traboccante di vita. quella vita che talvolta proviamo solo da bambini.
Anch’io del resto ero una bambina come lui: appena ci ritrovavamo da soli, nei posti più impensati dei quali sanno solo gli amanti, mi buttavo su di lui con quell’innocenza e impudicizia che hanno le ragazze selvatiche che non pensano ad apparire belle o all’immagine che l’altro si farà di loro. Era la mia vita, la nostra e questo mi bastava. La mia vita era di sera e questo era tutto. Non mi atteggiavo e non calcolavo. Non cercavo di sedurlo, parola oscena. Noi eravamo come due pianeti uniti da un’energia di cui non sapevamo. Per anni ci eravamo annusati in mezzo a tanta gente. Per anni avevo sentito che seguiva come un lupo il mio odore. Io sentivo il suo a distanza – si perché lui era un lupo con zampe di lupo e odorato selvatico.
E qui avviene veramente un mutamento radicale del tempo. Mentre nella vita quotidiana il tempo è continuo o alternato dalla percezione del suo passare. Io lo chiamerei a questo punto il tempo della prosa. Nell’esperienza estatica della rivelazione invece il tempo non fluisce più. Diventa abbraccio danza o, come nel caso della mela, vivo nella visione dell’archetipo, del simbolo, del “numinoso” e poi si esprime diventando dominio poetico e musicale del tempo.
Quell'amore che era nato così, favorito dalla stretta vicinanza della morte durò molto a lungo e dura anche oggi, forse perchè era davvero l'anima gemella, forse perchè mi ha ridato la cosa più preziosa: mi ha fatto ritrovare la vita. Da sola non sarei riuscita.