Amanti per tutta la vita

21 Settembre 2018



Amanti per tutta la vita
Amanti per tutta la vita

Nel variegato mondo dell’infedeltà ci sono varie sfumature di tradimento: se molte sono le cosiddette scappatelle, ovvero relazioni di breve durate, ci sono spesso invece legami extraconiugali che durano moltissimi anni, talvolta tutta la vita.

Prendiamo il caso di una coppia di amanti celebri: Spencer Tracy e Katherine Hepburn. Lui, di umile origine irlandese e di religione cattolica, era sposato con due figli, di cui uno sordo. Lei atea, di origine aristocratica, indipendente e moderna, divorziata. Quando si incontrarono lei gli disse "Temo di essere troppo alta per lei, signor Tracy…” perché lo superava di sei centimetri di statura. Si odiarono al momento, si amarono per tutta la vita, girarono ben nove film assieme tra cui l’ultimo “Indovina chi viene a cena?” che li immortala insieme prima che lui morisse diciassette giorni dopo le riprese.

Non convissero mai: lui rimase sempre formalmente sposato con Louise, la moglie legittima, perché cattolico e pieno di sensi di colpa per il figlio disabile.  Spencer Tracy soffriva di alcolismo, con crisi talmente forti che Katherine doveva legarlo a letto, ma nemmeno queste crisi interruppero il loro grande amore.

I due divi di Hollywood vissero la loro relazione con molta discrezione, almeno fino alla morte di Tracy. Il giorno del funerale la Hepburn non partecipò per non imbarazzare la moglie e la famiglia ufficiale del suo amato. La loro relazione durò ben venticinque anni.

Un altro caso molto noto è quello del Principe Carlo e di Camilla. Innamorati da giovani, sposati ad altri per ragioni di stato (Camilla non era vergine e nemmeno di sangue blu), non sono riusciti a stare lontani l’uno dall’altra a lungo. Nonostante fosse sposato con l’affascinante Lady Diana, giovane e bellissima, Carlo la frequentava clandestinamente non potendo fare a meno di lei. Camilla, nonostante l’odio popolare che la dipingeva come la strega cattiva che aveva rovinato la favola dei principi di Galles, rimaneva accanto a lui, rivelando anni più tardi come quel periodo “non l’avrebbe augurato al suo peggior nemico”. Solo la vedovanza di Carlo ha permesso di regolarizzare la loro unione che altrimenti sarebbe proseguita probabilmente senza la legalizzazione di un matrimonio.

Qual è il motivo della durata così lunga di una coppia non istituzionalizzata? Certamente al primo posto c’è la prova che l’amore erotico può resistere allo scorrere del tempo, quando i due soggetti si riinnamorano continuamente, quando hanno messo l’amato al primo posto, felici di farlo e hanno sempre scelto ciò che era utile e faceva piacere all’amato, dimenticando se stessi, il proprio egoismo, il proprio orgoglio.

In questi casi, però c’è la variante che l’amore è clandestino: il dilemma che nasce in queste situazioni, ovvero lasciare il vecchio partner per il nuovo ha avuto l’esito, almeno per tanto tempo, di vivere due legami paralleli. C’è da dire che “le amanti”, sia Katherine Hepburn che Camilla Parker-Bowles, sono sempre state considerate donne moderne, talvolta spregiudicate, vestite spesso da uomo, divorziate,  che hanno retto con forza e senza recriminazioni  il loro ruolo.

Queste coppie clandestine, tra l’altro personaggi pubblici, conosciuti in tutto il mondo, hanno potuto, almeno nei primi anni, coltivare la loro frequentazione in un giardino segreto, cintato, fuori dalla quotidianità e dalla routine che possono talvolta spegnere la passione. Un recinto che lascia agli amanti la libertà di essere se stessi, registi del proprio mondo erotico, nudi in senso non solo fisico ma metaforico. Spencer Tracy non nascondeva a Katherine Hepburn le sue crisi depressive, il suo essere così diverso dall’uomo integro americano che rappresentava sullo schermo, Carlo poteva tornare la persona timida e poco regale che a fatica recitava il ruolo di principe ereditario.

Tra di  loro, come  disse il regista Stanley Kramer a proposito della grande coppia hollywoodiana, c’era “un fluido misterioso che non oso neppure definire amore: sarebbe troppo banale”.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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