Ingratitudine e gratitudine

25 Agosto 2019



Ingratitudine e gratitudine
Una dalia

Ingratitudine: anche nella mitologia troviamo personaggi che hanno peccato di ingratitudine.
Così, Teseo abbandonò, a Nasso, Arianna dormiente dopo che ella, col suo filo, l’ebbe aiutato a vincere la sfida contro il Minotauro; ancora Teseo si dimenticò di issare le vele bianche (avvertimento della sua vittoria) provocando un tale dolore a suo padre che, vedendo la nave con le vele nere, lo diede per morto e si uccise.

L’assenza di memoria, di un sì tale eroe, ha radice nella sua stessa freddezza e nel distacco dalle emozioni. Ma può la memoria di un uomo essere scevra di emozioni? No, perché senza emozioni la memoria è fallace, l’eroe è incompleto e fallisce.

L’ingratitudine di Issione lo spinse a disonorare il patto col suocero Deioneo. Pur di non consegnargli i doni di nozze lo uccise. Issione ottenuto poi il perdono di Zeus, che lo accolse alla sua mensa, anziché provare gratitudine, tentò di insidiargli la moglie Era, ma cadde vittima di un inganno ben architettato dallo stesso Zeus.

Questi, con una nuvola, creò una donna del tutto somigliante alla sua sposa. Issione smascherato nel pieno di un amplesso con (la finta) Era subì l’ira di Zeus che lo consegnò alle torture di Ermes. Issione venne quindi ripetutamente flagellato senza pietà fino a quando non ripeté disperato: “I benefattori devono essere onorati”.
Fu poi legato a una ruota e lanciato come un disco nell’infinito.

La gratitudine è un sentimento strettamente relato alla memoria. È un’eco che risuona nel petto.

Gli antichi la divinizzavano in quanto fondamentale per la felicità. Veniva effigiata come una figura muliebre che reggeva un mazzo di fiori di fave ed era accompagnata da una cicogna.

Le fave però non hanno quasi mai goduto di ottima fama a livello simbolico o esoterico, anche per via della colorazione del loro fiore, in parte nero: avevano effetti astraenti, confondevano la mente, erano considerate cibo impuro o addirittura dei morti, solo in alcuni culti arcaici servivano all’estasi oracolare e avevano funzione di talismano. Fungevano da legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Ben diverso invece il significato della cicogna da sempre di buon auspicio, avvicinata finanche alla simbologia degli Angeli, per purezza, castità, fedeltà.

Ma perché dunque la gratitudine veniva rappresentata con due forze contrarie: come la morte e la vita? Qual è il senso della sovrapposizione di questi due opposti?

È possibile che sia questo: se conosci la gratitudine ti accompagni a un senso benefico della vita, attiri floridezza, al contrario, se non conosci il senso della gratitudine dovrai accogliere negatività e autodistruzione.

La scienza sostiene che il benessere pisco-fisico di un individuo sia legato al senso di gratitudine che genera pensieri e atteggiamenti positivi.

Senza gratitudine anche il sole che sorge resta un fenomeno naturale scontato, e non più un dono dell’universo, come l’aria che respiriamo, la luna, le stelle e tutte le galassie. La vita intera insomma. Senza gratitudine tutto rientra nel convenzionale. La gratitudine invece eleva il senso delle cose, dalle minime a quelle superiori che vanno oltre il nostro scibile.

È uno spazzino del malessere, delle ipocondrie, delle energie negative: dalla depressione ai tormenti.

Quando si è grati il pensiero creativo si anima, ci muove dentro occasioni favorevoli, riusciamo a immaginare momenti felici e a goderne i benefici a livello mentale, si attiva un circolo virtuoso di ragionamenti e azioni, si genera fiducia: è come fossimo dentro una sorta di innamoramento, meno vivace ma altrettanto energizzante.

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Ingratitudine e gratitudine

Luisella Pescatori

È direttore artistico e della didattica di Atelier la sua agenzia letteraria di Milano. Si occupa di editoria, di comunicazione e di rappresentanza di autori. Professionalmente si forma in Teatro, recitando in diverse compagnie di giro, in spot pubblicitari, in produzioni cine-televisive. Il Teatro è oggi uno dei plus delle sue docenze, esclusivamente individuali, di scrittura creativa. Ha lavorato per diversi anni in un’importante web agency milanese. È coautrice de “La profezia delle triglie” testo adottato come materia di studio al corso “Sociologia della devianza” Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Università della Calabria. Scrive su Huffpost.

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