Vorrei tornare un momento sul mal d’amore. E proprio un male, una sofferenza. Non fisica come se ti tagli un dito o prendi una botta al ginocchio. Ma pure il mal d’amore una localizzazione fisica ce l’ha ed è il cuore. Nel mal d’amore il cuore ti fa male, in un modo particolarissimo, più spirituale che materiale. Lo hanno sempre detto anche i nostri antenati che la sede dell’amore è il cuore. E infatti nel dolore straziante quando vieni lasciato, quando il tuo amato muore, quando sei gettato nella più paurosa solitudine puoi morire perché il tuo cuore si spezza. L’espressione “gli ha spezzato il cuore” non è una metafora, si può veramente morire di crepacuore. Quando finisce il mal d’amore? Quando sei certo che lei ti ama in modo totale e che non darà nulla di sé a un altro perché ha cancellato il passato ed è rinata per stare con te per sempre. Il per sempre non vuol dire “per tutta la vita”. Per tutta la vita ci fa venire in mente due anziani in televisione che festeggiano le nozze d’oro come esempio di grande amore che dura. Il “per sempre” vuol dire che non c’è più il tempo e l’amore continua così come è adesso, immutabile. Lo stato nascente dell’innamoramento è una frattura temporale, interrompe il tempo, crea il passato e il futuro, è morte e rinascita. Esso realizza la promessa di Zarathustra di annullare il passato immodificabile, il “così fu”. Nell'innamoramento noi, infatti, possiamo ricordare il passato e togliergli o dargli valore mentre il futuro è ciò di cui non c’è attesa, per cui non c’è misura. L’innamoramento è un istante dilatato senza confini. Se lo vivi non puoi pensare che non ci sia perché arriverebbe allora il mal d’amore, perciò è eterno e non ha senso domandargli quanto durerà. Gli innamorati vivono la pienezza dell’essere e la totale indifferenza alla morte, perché l’unica cosa reale è il loro amore e questo è fuori dal tempo.
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