“Quando è finita la mia storia con Corrado, la delusione sentimentale è stata fortissima, la più grande della mia vita. D’altra parte più c’è amore e più si soffre.” A parlare così è Anna, affascinante cinquantenne, che per una decina d’anni ha vissuto un amore appassionato con un divo dello spettacolo. Sono già passati tre anni dalla rottura del rapporto, eppure entrambi si dicono ancora feriti. Anna, ad esempio, ammette che "da donna, la ferita resta. E con quella il disincanto verso l’amore”. Pur avendo trovato da subito un nuovo compagno, ha scelto, diversamente dal solito, di non abitare insieme a lui, perché adesso ha paura di rimettersi in gioco e, probabilmente, “anche di soffrire nuovamente”.
La rottura di un rapporto è tra le principali cause di stress e di malessere, sia a livello fisico che a livello psicologico e può determinare il mal d’amore, dal quale non sono immuni nemmeno le persone belle, ricche e famose. Questo avviene soprattutto quando si tratta della fine di un legame che si è formato grazie ad un innamoramento autentico, che può portare in poco tempo due individui sconosciuti l’uno all’altro a fondersi in un ‘noi’ caratterizzato da un’altissima solidarietà reciproca e da una passione travolgente.
L’essere umano fa fatica ad accettare il dolore, per cui le strategie che si mettono in atto in queste situazioni sono molteplici e sono tese a cercare delle distrazioni che possano lenire la sofferenza. Queste possono essere rappresentate dall’inizio di una nuova storia, come nel caso di Anna, oppure si possono aumentare gli impegni lavorativi, lo sport, la visione di film, le uscite con gli amici, ecc. In molti casi la sensazione di vuoto viene colmata abusando di alcool, cibo, fumo e altre sostanze che ‘addormentano’ le sensazioni dolorose ma, come sostiene la sociologa Brenée Brown, ‘quando sopprimiamo queste, sopprimiamo anche la gioia, addormentiamo la gratitudine, siamo insensibili alla felicità. E poi stiamo male, e cerchiamo un significato e una ragione, ci sentiamo ancora più vulnerabili’ e ricorriamo nuovamente a queste sostanze o comportamenti dannosi, in un circolo vizioso e pericoloso.
Ripercorrere la propria storia può aiutare a riflettere su cosa possiamo cambiare in noi stessi e nel nostro modo di vivere le relazioni ma è anche importante non indugiare troppo sulle nostre sofferenze, e nemmeno riempire con ogni mezzo i nostri vuoti esistenziali. Secondo Alberoni è preferibile accettare per un certo periodo di convivere con il vuoto dell'anima e conservare in sé, senza entrarci, la zona dolorosa che diventerà in seguito la vera fonte di guarigione, perché sarà proprio questo spazio vuoto che attende di essere riempito a predisporci ad innamorarci nuovamente, senza freni e senza riserve. L’accoglienza e non la fuga anche nei confronti del dolore più insopportabile e la fiducia nel suo potere di guarigione è la condizione indispensabile per sperimentare in pienezza la meraviglia, l’incanto e l’immensa felicità che solo un nuovo innamoramento potrà donarci.
Impariamo a guardare al dolore del cuore ferito come ad un alleato, perché esso penetra e apre nuovi sentieri dentro l’anima, come i solchi di terra che si aprono al seme e il seme si apre al frutto.