Può l'amore diventare schiavitù? In tutte le relazioni d’amore vi è sempre un momento in cui ci chiediamo se siamo veramente innamorati dell’altro, se non si tratti solo di un’infatuazione, se possiamo vivere senza di lui. E, contemporaneamente, ci domandiamo se anche il nostro amato vive il nostro dilemma.
A che cosa siamo disposti a rinunciare per amore?
Siamo pronti a rinunciare alla nostra quotidianità, agli amici, ad una vita comoda, alla nostra posizione sociale, alla nostra famiglia oppure no? Se sì, questa rinuncia ci pesa, ci si pone come un dilemma insuperabile, come una forzatura oppure è intimamente sentita come l’unica via da percorrere perché il nostro amore possa crescere?
E a cosa, nonostante l’amore, non siamo disposti a rinunciare?
Perché l’amore prevede non solo la fusione totale delle anime, ma anche il rispetto di valori o sentimenti che non possono essere negoziati, pena la perdita della propria individualità, della propria libertà di essere: i punti di non ritorno. Per esempio, i nostri ideali religiosi, politici, il desiderio o meno di avere dei figli, di formare una famiglia.
Quando l'amore diventa schiavitù
Luca si è sposato dopo un breve fidanzamento con Susanna, che lo ama appassionatamente. In passato era rimasto scottato da un amore finito male, e in Susanna trova una figura rassicurante, amorevole, una persona leale e sincera, la donna perfetta con la quale costruire una famiglia. Arrivano i figli, che adora, con i quali gioca, ai quali dedica molto tempo; per sua moglie prova un amore tenero, quando è con lei si sente a casa, è sereno. Ma è solo quando incontra Vanessa che capisce che cosa voglia dire ‘perdere la testa’, sentirsi veramente innamorati.
Vanessa è una donna indipendente, intellettualmente stimolante, anticonformista e quando capisce che, nonostante la reticenza a lasciarsi andare, Luca ricambia i suoi sentimenti, non gli dà tregua: lo assilla con e-mail, messaggi e telefonate, contatta la moglie per metterla al corrente dell’amore che c’è tra lei e Luca, chiedendole di lasciarlo. Luca non è pronto a lasciare la moglie, non vuole rinunciare alla famiglia, ai figli, è disperato. Ha bisogno di tempo. Ha bisogno di trovare da solo la sua soluzione al dilemma cruciale che lo sta facendo impazzire. Ma Vanessa non gliene dà modo. Con la sua combattività lo induce a prendere una decisione: o divorzia o tra loro finirà tutto.
I punti di non ritorno
Lui è combattuto, soffre, ha bisogno di elaborare i propri sentimenti, ma il timore di perdere quella donna di cui è ossessivamente innamorato lo porta a prendere una decisione che in quel momento non sente intimamente.
La relazione con Vanessa durerà diversi anni, ma Luca, nonostante ne sia innamorato, non si sentirà mai completamente sereno e appagato. Il rimorso per il male che ha fatto alla moglie e ai figli non si placa e mai si placherà. Perché, lasciando che fosse Vanessa a forzare la sua scelta, ha abdicato ad uno dei suoi limiti invalicabili, ad un punto di non ritorno. E lui si sentirà un asservito morale, un seguace, e lascerà sempre a lei le decisioni più importanti della loro vita comune. Come avviene, a livello sociale, in tutte le istituzioni di dominio.
La reciprocità dell'innamoramento
Nella coppia, durante l’innamoramento, non esistono un capo e un seguace, ognuno è il capo carismatico dell’altro. Se uno dei due forza l’altro a compiere una scelta non sentita su un valore fondamentale, si lede la libertà dell’amore: si oltrepassa un punto di non ritorno, si produce una coppia asimmetrica in cui la relazione è giocata sul potere e non sull’amore. L'amore allora diventa schiavitù.
Se l’innamoramento è vero ed è destinato a produrre una nuova coppia, la scelta non dovrà mai essere forzata o imposta. Il desiderio di Vanessa era lecito e comprensibile – Vanessa poteva e doveva chiedere a Luca di lasciare la famiglia per crearne una nuova con lei. Ma non avrebbe dovuto fare una scelta al suo posto, costringerlo a superare un limite intimo che in quel momento lui non era pronto ad affrontare. Quando amiamo, amiamo anche i limiti dell’altro, li facciamo nostri. Perché solo prendendo i suoi come nostri autentici limiti potremo costruire una coppia fondata sull’amore, sul rispetto e sulla reciprocità.