Kafka e l’inquietudine della modernità

16 Settembre 2024



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Franz Kafka (1883-1924) scrittore ceco di etnia tedesca, celebre per il suo stile letterario unico e per l’esplorazione pionieristica di temi esistenziali con la cartina al tornasole del realismo magico, ha avuto grande impatto sulla letteratura mondiale. Il suo interesse per queste tematiche è legato in parte alle sue esperienze personali, ai conflitti familiari e al senso di alienazione che provava in quanto ebreo nella Mitteleuropa dell’epoca.

Nonostante Kafka abbia fatto riferimento nei suoi diari ad autori come Friedrich Nietzsche, Johann Wolfgang von Goethe, Johann Peter Hebel, Adalbert Stifter, Heinrich von Kleist, Gustave Flaubert e Fëdor Dostoevskij come pietre miliari per stile e temi da lui trattati, egli ha rotto con la tradizione introducendo un nuovo modo di scrivere che sfidava le convenzioni letterarie dell’epoca.

Presentando protagonisti che affrontano situazioni bizzarre e surreali, spesso di fronte a poteri socio-burocratici incomprensibili, Kafka ha esplorato temi come l’alienazione, l’ansia esistenziale, l’assurdo e i sensi di colpa, realizzando una fusione singolarissima di realismo e fantastico (Bagnasco 2024). Tale abilità narrativa ha fatto sì che il termine kafkiano uscisse dai contesti prettamente letterari, per indicare situazioni assurde e impasse della vita reale paragonabili a quelle presentate nelle sue opere.

Un aspetto meno noto è però il rapporto fra i suoi testi e l’introversione. Si può affermare che la vita e le opere di Kafka riflettono le caratteristiche di una persona introversa. Già noto per condurre una vita riservata, Kafka preferiva la solitudine alle interazioni sociali. Lo attestano fra l’altro i suoi diari personali e la corrispondenza con amici e familiari. I pensieri intimi che si trovano in questi scritti mostrano la profondità delle sue tendenze all’introversione, le quali non di rado sfociano in angoscia (Brod 1995, 15).

Sia il contesto sociale ebraico sia l’atteggiamento schivo e riservato di Kafka, dovuto anche in parte ai difficili rapporti familiari, possono far pensare a una persona introversa; tant’è vero che ci si potrebbe chiedere se la scarsa propensione dello scrittore a frequentare, per lo meno in maniera costante, i salotti letterari, fosse dovuta all’opinione dei suoi detrattori oppure alla loro semplice presenza.

Pur non essendovi documentazione certa né altre prove tangibili, Klaus Wagenbach nella sua biografia su Kafka asserì che lo scrittore in gioventù era sovente al caffè letterario del gruppo anarchico Klub mladých,  dove gli sarebbe stato fatto presente che il suo tedesco ‘praghese’ poteva risultare «degradato» (traduzione mia) rispetto al  “vero” tedesco (Wagenbach 1964). Tale affermazione fu poi definitivamente ridimensionata da Max Brod (Ludewig 2023, 284). Piuttosto, uno dei fatti confermati da Max Brod fu l’interesse di Kafka per la psicologia, intesa soprattutto nella sua dimensione esistenziale (Brod 1995, 25). Le sue storie, come La metamorfosi (1915) e Il processo (1925), raffigurano personaggi intrappolati nella propria mente, che lottano per navigare nel mondo esterno.

La metamorfosi (1915) e Il processo (1925, dove si fa riferimento alla parabola di Davanti alla legge) possono essere certamente espressioni creative del rapporto conflittuale di Kafka con il padre; tuttavia in queste opere si possono identificare tutti i sintomi di una più profonda forma di disagio dell’autore, che deve confrontarsi con il contesto sociale, burocratico e impiegatizio in cui vive. Difatti, sia nel mancato accesso alla legge sia nel mancato reintegro nella vita familiare e lavorativa per motivi di salute vi è un susseguirsi di alienazioni, ansia esistenziale, colpa e assurdità della vita che portano l’individuo a una regressione sul piano fisico, sul piano evolutivo e psichico.

Nelle due opere sopra citate il protagonista, perseguendo i suoi scopi, cerca di sopravvivere. In entrambi i casi, è possibile trovare elementi di interesse tipici delle personalità introverse. Gli introversi trovano spesso conforto e ispirazione nel cosiddetto “potere della solitudine”. Ciò è evidente nella scrittura di Kafka, in particolare quando in Davanti alla legge l’uomo di campagna “studia” il guardiano per trovare una strategia utile al raggiungimento delle istituzioni preposte alla giustizia e nella Metamorfosi, quando i familiari svuotano la camera di Gregor e quest’ultimo, nonostante il suo disappunto, riesce a muoversi più agevolmente (capitolo II).

I personaggi di Kafka cercano spesso rifugio dal caotico mondo esterno ritirandosi in un proprio regno privato. Questo allontanamento dalla società consente ai protagonisti di esplorare i loro pensieri e desideri più profondi, mettendo in evidenza il potere trasformativo della solitudine (Brod 1995, 40). La rappresentazione di Kafka di personaggi soli, che combattono i loro demoni interiori, riflette profondamente uno dei modus operandi degli introversi, che trovano conforto nella propria compagnia.Kafka trovava sollievo nell’atto di scrivere. La scrittura gli forniva un modo per esprimere pensieri e turbamenti emotivi, di comunicare in modi per lui tanto agevoli quanto familiari. La sua natura introspettiva è evidente nella meticolosa attenzione ai dettagli, nell’esplorazione di stati psicologici complessi e nella capacità di catturare le sfumature delle emozioni umane (Brod 1995, 60). Le opere di Kafka sono una testimonianza del potere dell’introversione, mostrando come gli introversi possano canalizzare pensieri ed emozioni in imprese creative.

Approfondendo il mondo di Kafka, acquisiamo una comprensione più profonda dello stratificato rapporto tra introversione ed espressione creativa.

Mediante la narrazione riesce a esplorare sia gli aspetti psicologici dell’essere umano sia sociali, quali l’impossibilità di raggiungere un determinato obiettivo, quand’anche sembri alla portata di chiunque. Ciò che colpisce è l’assoluta modernità che traspare nell’esplorazione dei temi in questione. Anche grazie al realismo magico di cui sono impregnate le situazioni assurde (kafkiane, appunto) affrontate dai protagonisti, affiorano in controluce elementi riconducibili alle personalità introverse che trovano conforto nel “potere della solitudine”, vuoi per avere accesso alla giustizia (Davanti alla legge) vuoi per tentare di ricavarsi uno spazio vitale mentre la propria individualità si trova ad affrontare mutamenti vertiginosi (La metamorfosi).

 

Nonostante sia trascorso un secolo, questi “disagi della modernità” non hanno ancora trovato una cura definitiva, pur essendo diventati parte integrante degli studi per la formazione di professionisti che si occupano del trattamento di pazienti introversi in ambito psicoterapico. Si può dire che Kafka abbia lasciato non solo un’eredità letteraria al mondo, grazie al suo singolare realismo magico, ma anche una base consistente, seppur non dichiarata, per lo studio dei risvolti psicologici dell’introversione.

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