Il coraggio dell’ebbrezza

10 Gennaio 2020



Il coraggio dell'ebbrezza
saltare

L'inizio dell’anno ha le ali asciutte dei buoni propositi, gli artigli ricurvi di ciò che è stato e la vertigine delle speranze. Abbiamo coraggio. Ci sentiamo piumati di nuova energia. Entusiasti e grintosi come rapaci.

Pronti per librarci maestosi, sconfinando oltre pericoli e paure.

Potessimo conservarla questa energia! O per meglio dire: tenercela stretta, inscatolarla per la riserva, per goderne il più a lungo.

Non è facile mantenere uno stato vitale alto, perché le energie si scaricano. È come se, fagocitati dal quotidiano, dalle consuetudini, sopraffatti dalle abitudini, sentissimo mancare l’aria.

Questo succede quando avvertiamo la pressione della nostra esistenza, schiacciati tra mille impegni, angosciati dalle scadenze, sfiancati fisicamente o mentalmente, pieni di preoccupazioni, stress e responsabilità. Il nostro benessere psicofisico subisce gli effetti di questi assedi e la magia che avvertivamo, a inizio anno, decresce, si consuma, viene vanificata.

Cosa si può fare per non cadere nell’abbattimento, per non lasciarsi sopraffare dal tempo che ci attraversa?

Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi piega a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi!

È Baudelaire che lo scrive, ne Lo spleen di Parigi o Piccoli poemi in prosa, cinquanta brevi brani scritti fra il 1855 e il 1864.

Ma attenzione! L’imperativo è un incitamento all’esaltazione, allo sconvolgimento, a una sbronza intellettuale, creativa non distruttiva. È un’esortazione al coraggio.

  • Il riferimento al “vino” ha una sua sacralità perché, in poesia, il vino ha il nobile significato della cura e dell’amore che usa il contadino nel suo vigneto. Inoltre, il vino ha un significato eucaristico.

Il Poeta ci suggerisce di reagire, di trovare il coraggio di andare oltre la nostra comfort zone, di ribaltare le abitudini, rompere gli schemi e abbattere le convenzioni, per non sentire il peso del tempo.

Dobbiamo approfittare di questo potenziale stato nascente come arma di rinvigorimento e di salvezza, dobbiamo vivere intensamente, con più ardire per sbriciolare il tempo, alleggerirlo.

Non dobbiamo disperdere il nostro vigore!

Dobbiamo fare, esagerare, persino sbagliare. Reagire!

Tentare, provare, cadere, rialzarci.

Ci vuole coraggio per usare la paura, per non farsi fermare dalla paura, bisogna osare!

Vincere la timidezza, osare!

Ribellarci alla monotonia, alla noia, ai timori, all’astenia!

E se […] l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, gli uccelli, l’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è: e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno:

- È ora di ubriacarsi! Per non essere schiavi martirizzati dal Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.

Bisogna avere il coraggio di chiedere al vento un vortice che ci sollevi in aria, che ci spettini i pensieri, bisogna aver il coraggio di una nuova rotta, e il coraggio di virare, cambiare, quando serve.

Dobbiamo essere predatori e il tempo deve subordinarsi alla meccanica del nostro vigoroso respiro.

Dobbiamo avere il coraggio delle aquile e chiedere al vento un volo strategico.

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Il coraggio dell'ebbrezza

Luisella Pescatori

È direttore artistico e della didattica di Atelier la sua agenzia letteraria di Milano. Si occupa di editoria, di comunicazione e di rappresentanza di autori. Professionalmente si forma in Teatro, recitando in diverse compagnie di giro, in spot pubblicitari, in produzioni cine-televisive. Il Teatro è oggi uno dei plus delle sue docenze, esclusivamente individuali, di scrittura creativa. Ha lavorato per diversi anni in un’importante web agency milanese. È coautrice de “La profezia delle triglie” testo adottato come materia di studio al corso “Sociologia della devianza” Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Università della Calabria. Scrive su Huffpost.

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