Il disincanto dell’amore: come ridonare magia alle nostre relazioni

29 Gennaio 2021



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Il disincanto dell'amore

La trasformazione culturale più rilevante del XX secolo è l’importanza del ruolo che ha assunto il Sé nel definire il nostro valore come individui. Un valore, tuttavia, che ha un maggiore bisogno di conferme dall’amore che non in passato.

Fino al XIX secolo erano le dinamiche di status e familiari a organizzare la vita privata delle persone. Anche in relazione alla sfera sentimentale. Con il trionfo dell’ideale dell’amore romantico si è istituzionalizzata l’idea che fosse necessario affrancarsi dai precetti del passato. Perché il proprio Sé potesse esprimersi in modo autentico.

In nome della libertà sessuale ed emotiva gli innamorati hanno potuto compiere scelte autonome e individuali, svincolandosi da responsabilità e doveri che ne limitavano l’espressione.

La crisi del patriarcato, a cui stiamo assistendo, e l’emancipazione dai ruoli tradizionali non ci hanno però aiutato a gestire meglio la nostra vita sentimentale. Di fatto la pretesa indipendenza ha reso più instabile l’istituzione familiare e più infelice la nostra vita di coppia.

Che cosa non sta funzionando? Perché le aspettative sono state disilluse?

Siamo di fronte ad un fenomeno tautologico per cui il desiderio di libertà e autodeterminazione sta generando la sua nemesi: la dipendenza emotiva femminile, da un lato, e una progressiva epidemia di “fobia da impegno” da parte degli uomini, dall’altro.

Max Weber un secolo fa, parlando di “disincanto”, si riferiva al progressivo stemperarsi della fede, delle credenze, della sacralità dei valori in un mondo sempre più dominato dalla razionalizzazione delle dinamiche di mercato. E la seconda ondata di femminismo, quella che ha definito le linee guida della reciprocità dei rapporti tra donne e uomini sembra aver colto nel segno ingenerando un processo di lenta erosione dei valori legati a tale processo.

L’amore oggi viene dissezionato, analizzato, parcellizzato dalla psicologia, dalla biologia, dalle neuroscienze.

Perché si possa ridurre ad un fenomeno riconducibile a modelli, a tassonomie, desacralizzandone la natura irrazionale e spontanea. In una parola viene razionalizzato, tanto che le leggi del mercato e del potere oggi si applicano in egual modo alle relazioni. La scarsità produce il valore, ci dice l’economia.

Una volta le donne erano una risorsa scarsa, e la possibilità di accedere ad un maggior numero di relazioni era un segno di status possibile a pochi; oggi che le donne sono disponibili anche a chi non ha potere economico o status, è la sessualità stessa ad essere divenuta una pratica emulativa di status. Chiunque può accedervi e in quantità, perchè l’offerta supera la domanda. Perché compiere una scelta, dunque?

Le donne emancipate e liberate, dal canto loro, hanno assaporato il piacere di godere pienamente della propria individualità, della sessualità, dell’opportunità di fare carriera e di controllare la natalità. Spostando in avanti la decisione di creare una famiglia.

Ma l’orologio biologico continua a ticchettare nel loro profondo, perché si sono appropriate del desiderio - in precedenza maschile (pater familias) - di procreare. Così si buttano in relazioni sessualmente appaganti ma con scarse possibilità di futuro, dipendendo emotivamente dagli uomini in maniera sempre maggiore.

Il disincanto e la magia

Forse è proprio ritrovare nell’amore l’“incanto” ciò di cui la nostra contemporaneità ha bisogno. Fare un passo indietro per riscoprire l’irrazionalità del sublime che trasfigura e riempie la vita di un nuovo significato più autentico e meno narcisista. Non è nella scoperta del vero Sé che si oggettiva l’amore, ma nella riscoperta del desiderio e del piacere di soffrire per amore, di lottare per amore. E di rendere l’amore nuovamente magico e incantato.

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Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

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