L’innamoramento nell'adolescenza, soprattutto nelle giovani donne, sembra scaturire da una particolare fascinazione. Qualcosa che spesso avviene rapidamente, di fronte alla bellezza, ad una inattesa cortesia, ad un gesto ipnotico di chiamata o di abbraccio, di invito, all’impressione di essere la prescelta o a una somiglianza con un modello divistico. Questa immagine suggestiva si fissa rapidamente e diventa il luogo in cui torna inevitabilmente il ricordo desiderante. E' un luogo di attrazione come un trauma, anche se positivo, un buco del tempo.
Quando questo oggetto rimane unico e assoluto? Quando entrambi i soggetti hanno una forte spinta erotico seduttiva, cioè si desiderano intensamente, si gettano anima e corpo nel nuovo amore. Ma per stabilizzare e rendere permanente il desiderio, l’amore appassionato ed esclusivo per quella persona, occorre anche l’ostacolo, la possibilità che non ti corrisponda, che ti dica di no. Ortega y Gasset, (1) criticando Husserl, mostra che l’io non precede, ma segue la comparsa del tu. Il mio io, egli scrive, compare lentamente nel corso della mia vita fin dai primi mesi o anni, attraverso lo scontro con gli oggetti, a partire da quelli più prossimi come il passeggino, le seggiole, i tavoli, i cassettoni, gli spigoli che, urtandomi, mi fanno male; e poi i divieti, gli obblighi, gli infiniti ostacoli contro cui sbatto nella ricerca di ciò che desidero e di cui ho bisogno. Allo stesso modo anche l’oggetto d’amore si stabilizza come oggetto di desiderio costituendosi come ostacolo, resistendo. Certo, nessun amore va avanti se l’altro non ti dice di sì, non si fonde con te, non risponde positivamente alla tua richiesta, ma, nello stesso tempo, occorre che ti resista, che si allontani, che dica no e solo così. diventa “oggetto” di desiderio. Gli innamorati si chiedono “Mi ami ?” e si rassicurano “Sì, ti amo“. Anche la perdita, l’attesa, la gelosia, rendono stabile il desiderio perché trattengono l’oggetto, lo sottraggono alla perdita, lo fanno esistere come meta fissa, al centro dell’universo amoroso.
L’esistenza dell’ostacolo e dell’attrito è altrettanto importante nell’amore.
che dura, perché ce lo fanno perdere e ritrovare continuamente. Esso perciò é sempre il nuovo.
Questo processo di perdita e ritrovamento diventa patologico quando l’amato si allontana intenzionalmente, cioè si fa cercare, si fa attendere e prova piacere nel farlo. L’altro, l’innamorato, allora aspetta angosciato domandandosi se lo ama davvero come l’altro gli dice quando, tornato, fa all’amore con lui. È quanto avviene nella dipendenza emotiva, in cui l’oggetto diventa importantissimo proprio perché fugge, e superare l’ostacolo per raggiungerlo, diventa il fine stesso del desiderio dell’amato. Come in una gara, come nella competizione, nello sport.
In questi casi se togli l’ostacolo spegni il desiderio. È l’ostacolo che rende desiderabile, trasfigurato, meraviglioso il premio: la medaglia d’oro il cui valore non sta nell’oro, ma nella sua desiderabilità. E rivista dopo, non vale nulla.
Ma tutto questo richiede che all’inizio l’ostacolo appaia superabile. Ci deve essere un momento in cui afferri la medaglia, quando è nel suo pieno valore. La donna diventerà dipendente emotiva di un uomo che la lascia sola, che la tradisce, che la fa aspettare piangendo, ma poi, quando torna, le fa credere di essere amata, le dice che l’ama, le fa provare ebbrezze amorose. Le dà l’impressione che non ci sia più un ostacolo e poi nemmeno l’attrito. Così rinnova il desiderio, lo rafforza. Ne fa una schiava.