Le feste di Gatsby

7 Dicembre 2018



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Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo cercato di manipolare gli eventi per amore: abbiamo pregato l’amica o l’amico di venire con noi ad una festa o in un locale solo per poter incontrare chi ci piaceva; o, al contrario, abbiamo chiesto all’amico o all’amica di invitare a feste o eventi la persona che ci interessava, senza menzionare che l’invito fosse partito da noi.

Ne Il Grande Gatsby di Fitzgerald questa dinamica appare, nella sua drammaticità, quasi commovente.

Gatsby è un giovane idealista che desidera ardentemente due cose nella vita: l’ascesa sociale e l’amore della donna che ha perduto. Se per quanto concerne il primo dei suoi desideri, possiamo riscontrare i comportamenti tipici ben illustrati da Veblen nella sua Teoria della classe agiata, è su ciò che fa fare l’amore che vorremmo concentrare l’analisi.

Cinque anni prima, Gatsby aveva conosciuto Daisy, quando era un giovane cadetto senza risorse dell’Accademia militare. Erano innamorati, felici, ma la guerra e la differenza di status sociale li avevano separati. Daisy, stanca di aspettarlo, si era sposata con un altro. Un uomo ricco di nascita, che la avrebbe fatta vivere in quel lusso a cui era abituata.

Gatsby ha idealizzato quell’amore, lo ha cristallizzato e tutta la sua tensione nel presente è volta al ritorno di un tempo mitico, il tempo in cui era nata la sua visione del futuro. È la speranza incorruttibile nel suo sogno che lo guida nella costruzione, pezzo a pezzo, di quel magnifico set nel quale poter rincontrare Daisy.

Compra una elegantissima magione, adotta i gusti e le maniere dei ricchi gentiluomini, si crea un illustre passato fittizio e, ogni fine settimana, organizza ricevimenti sfarzosi e glamour, per accogliere individui di ogni provenienza sociale come ad una parata carnevalesca.

Alle feste di Gatsby ogni cosa è studiata per apparire.

Dall’équipe di camerieri in livrea ai fiumi di champagne e di alcolici per gli ospiti, alle orchestre jazz in cui si balla, ai tavoli in cui si pratica il gioco d’azzardo. Affluiscono senatori, attori, gente comune, nuovi e vecchi ricchi. Manca l’intimità delle feste tra amici, perché per Gatsby le feste sono solo un mezzo per ottenere riconoscimento sociale. Ma, soprattutto, per richiamare l’attenzione di Daisy.

Sembra volersi affrancare dai meccanismi che guidano questa umanità che insegue il senso della vita nella mondanità e nell’effimero.

Infatti, non partecipa quasi mai alle sue feste, resta nell’ombra senza trarne né gioia né divertimento, ma vigila che il copione che ha elaborato sia perfetto, che gli ospiti si divertano e che continuino ad affluire. E attende che una sera, in mezzo a tutte quei volti anonimi, appaia quello di Daisy.

Nel momento in cui rincontra Daisy e riesce a recuperare il paradiso perduto, ecco che tutto cambia. Terminano le feste, la casa si svuota, perché ora non ha più bisogno di quel “caravanserraglio” che aveva allestito per attirare la sua farfalla ritrosa. Da uomo innamorato, ora si rifugia nella privacy perché è sufficiente la presenza di Daisy perché lui possa godere della festa. La festa del loro amore.

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Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

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