Da sempre si è sentita l’esigenza di interrompere il ciclo del tempo quotidiano con riti sacri e di rinascere a nuova vita.
Una delle feste più significative che sancisce la Porta, nel suo significato etimologico di "passaggio" - da un ciclo a quello successivo - è il Capodanno.
Nell’antica Roma, ad esempio, il dio Giano, che presiedeva tutti gli inizi, i passaggi, le porte, le “soglie” – materiali e immateriali – veniva rappresentato come una divinità bifronte. Da un lato guardava il passato (l’anno vecchio) e dall’altro il futuro (il nome del mese di Gennaio è legato proprio a questa divinità). Durante la festa di Capodanno il compito di Giano era proprio quello di custodire le porte per impedire agli spiriti maligni e alle negatività dell'anno vecchio di insinuarsi in quello nuovo.
Era uso (tramandato fino ai nostri giorni) gettare cocci rotti e oggetti vecchi, e battere pentolame per produrre rumore per spaventare gli spiriti maligni; inoltre, si accendevano fuochi e falò per bruciare le negatività. Il fuoco, nella sua duplice funzione simbolica di principio di purificazione e di distruzione, è un elemento costante alla maggior parte delle feste sacre. Il sincretismo di rumore e fuoco lo ritroviamo nei fuochi d’artificio introdotti alla fine del ‘700 e che ancora oggi rappresentano il culmine dei festeggiamenti del Capodanno.
Oggi il Capodanno ha perso la sua sacralità.
È una festa apparentemente profana, ma in cui è ancora ravvisabile la sua funzione mitica che “oscuramente” risuona nell’individuo, “in tutto il suo essere” – sosteneva Mircea Eliade. Il bisogno di vivere un nuovo inizio, di poter rinascere.
Ma è solo in quell'occasione che sentiamo la necessità di rinascere?
Se, come afferma Eliade stesso, il mito nell’epoca moderna lo ritroviamo più a livello di esperienza individuale che non di pensiero collettivo, allora, possiamo chiederci quando, nella nostra esperienza individuale, sentiamo più prepotentemente la tensione (mitica) di vivere un nuovo inizio.
La risposta è: quando ci innamoriamo. Quando entriamo in stato nascente, infatti, è sempre un “capodanno”. Il sacro ci si disvela, irrompendo in tutta la sua potenza. Il tempo e lo spazio pèrdono la loro connotazione quotidiana, si arrestano, torna l’illo tempore del mito. E ciò avviene grazie al nostro amato o alla nostra amata. È grazie a loro che possiamo oltrepassare quella soglia, perché loro sono la Porta, l’unica porta d’accesso alla nostra rinascita. La Porta dell’Amore verso l'incipit vita nova.