Credo doveroso, da mia parte, informare li milioni, o miliardi, di miei lettori,
per dovere d’informazione per lo punto, e per onestà:
in momento di passaggio estremo, quel 14 settembre 1321,
mi ritrovai fra le anime de lo Purgatorio, con istupore et disillusione grandissimi. Sicuro com’era, dopo lo tanto dolente impegno posto nell’Opera mia,
di aver acquisito meriti per lo Paradiso.
Ma lo problema più grave fue di ritrovarmi fra coloro che in terzine di Commedia
già avea posto in Purgatorio, alcuni de li quali, furibondi et violenti
tentaro di farmi violenza. La fortuna fue che trattandosi di ispiriti,
ed essendo ispirito io stesso, non riportai traumi et lesioni.
Ma alto fue lo trasalimento.
Terminata mia penitenza pervennemi convocazione di Delegato,
in al di là secondo solo a lo Altissimo, che mi proponeva per missione terrena. Trattavasi di creare uno nuovo girone per lo peccato di comunicazione
et in specifico per instrumento nomato televisione.
Essendo ritenuti, premi aut punizioni tradizionali, punizioni ispecialmente,
inadeguati e punto corretti in virtù di legge, quivi vigente e da lo sottoiscritto modestamente promulgata, detta de lo contrappasso.
Lo mio primo impegno fue su programma nomato Grande fratello.
Dove, in ambiente chiuso, uno branco di giovani vive in promiscuitate,
urlando et liticando et cucinando et facendo autocoscienza.
Risultavami incomprensibile gergo et argomenti, et vicende et sentimenti
interni a lo branco. Espressi in enfasi grande et in vocabolario piccolo.
Et maggiore fue lo mio sconcerto per successivi seminaria a commentare lo Fratello, appellati talk, in virtù, credo, di idioma d’Albione.
In essi talk, assisi a semicerchio: ospiti presentati come genti di grande saggezza
et conoscenza, scrittori et studiosi di umano comportamento.
Alcuni giunti da contrade lontane e da prestigiosi atenei.
Mischiavansi a costoro fanciulle di ridotto abbigliamento
et matrone di evidente avanzata etate ma scevre di più piccola ruga,
e tutte con medesima fisionomia, come plasmate da unica mano.
Studiosi et scrittori, fanciulle et matrone, formavan compagnia
ancor più promiscua de lo branco in ambiente chiuso. E correvan e
ricorrevan verba a me ignota: share, audience, trend, location, casting, producer, outing, sempre in virtù di idioma d’Albione.
In chiave di estetica, di morale, di azione, di discorso, di cultura, di architetture,
di societate, di genti et generazioni, nulla rilevavo che fosse pertinente
alle tre Cantiche dantesche accreditate:
nulla per lo inferno, nulla per lo purgatorio, nulla per lo paradiso.
Lo primo mio istinto mi suggeriva non esservi pena adeguata a lo peccato.
Ma forse lo salto temporale di sette secoli e la scarsa comprensione de lo gergo, mi inibiva lo giudizio.
Dunque lo Poeta dichiarava la propria inadeguatezza a lo compito.
Ma la notte un angelo apparvemi in sogno, luminoso di tutte le luci de lo universo,
in vesti bianche et azzurrine, con (solita) musica celestiale di (soliti) cori angelici.
<<Non fummo solerti, o Poeta, nello attribuirti lo incarico, mancando di adeguato studio rispetto a lo grande salto temporale. Quivi ti giungo in sogno per porre rimedio.>>
E mi toccò la fronte. Dicendo:
<< From now on you will understand everything.>>
Dopo istantaneo sconcerto compresi lo significato:
Per lo futuro ogni idioma et gergo mi sarebbe stato chiaro che fosse di radice italica o d’Albione. Et aggiunse lo angelo:
<<You will meet a guide, it won't be Virgilio, but a very important critic.
The one that, more than the others, knows the world of television.
The one who has often right even if he believes to be always right".
A significarmi che avrei incontrato guida che non sarebbe Virgilio
ma critico di importanza altissima, conoscitore di mondo di televisione, depositario di verità parziale, credendola comunque egli, verità assoluta. Et ancora
gran firma di quotidiano serale primario et maestro in ateneo cattolico: testate leader detto in nova lingua da me acquisita.
Grandi furo commozione et responsabilitate. Et, ancora, grandissimo lo trasalimento per l’attribuzione di grazia linguistica, che lo poeta intese, non impropriamente, come personale Pentecoste. Et, ancora, lo Poeta intese
lo altissimo privilegio, a compensazione et nemesi
di seicentonovantuno anni trascorsi ne lo Purgatorio.
Bussaro a la porta, così mi predisposi ad altro incontro col destino.
E non potei non ricordar li versi,
imperituri, de lo primo incontro,
con lo Poeta sommo mantovano
nel mezzo del cammin di mia vita. (n.d.r. quattro versi in endecasillabo ordunque)
Ma ecco l’antico incanto:
“…Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto il buon Augusto
al tempo degli dei falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
Figliuol d’Anchise che venne da Troia
Poi che il superbo Iliòn fu combusto.”
Lo protocritico da l’angelo annunziato
mi sorrise, gentile, sulla porta,
volto pacioso et capello bianco.
Eccomi disse, sono la tua guida
a guisa di Virgilio l’altra volta.