Il maschio spesso sogna il rapporto con tante donne diverse e la donna, invece, l'amore vero e definitivo, l'assoluta fedeltà a quell'unico uomo. Ma queste differenze non rendono l'uomo poligamo e la donna monogama. Perché forse più in lei che nell’uomo emerge improvviso il desiderio del nuovo.
La donna non vuole tanti maschi sessualmente, ma quello che le piace in quel momento. Anche se ha avuto numerosi amanti, anche occasionali, le sue fantasie amorose ci mostrano che è sempre alla ricerca dell'eletto. Mentre per l’uomo l’ultima donna che incontra è l’ultima occasione per un'esperienza sessuale, per la donna l’ultimo uomo che incontra potrebbe essere proprio il grande amore. I suoi desideri erotici perciò, paradossalmente, sono più improvvisi, più intensi di quelli dell’uomo e in quest'epoca di libertà emotiva e sessuale è lei che attira, seduce, conquista chi le piace. E, se non ci riesce, se lui non la corrisponde, la ama e poi le sfugge, lei lo cerca con grande tenacia.
Le storie erotico-amorose che vive per procura nei romanzi femminili sono altrettanti adulteri così come le masturbazioni solitarie dell'uomo davanti alle fotografie pornografiche sono frenetici rapporti sessuali.
Se l'uomo ama la varietà e la donna, invece, pensa ad un amore per sempre, in quel momento entrambi, in realtà, cercano ciò che è eroticamente eccitante. L'uno in un corpo sensuale, l'altra in una relazione amorosa con l'eroe.
La donna è certo più possessiva, tenace, fedele dell'uomo, persegue una relazione più duratura. Ma, a differenza di lui, se fa fantasie, è perché il rapporto con il suo uomo non la soddisfa appieno. E quando guarda un un uomo che attira il suo sguardo e che le piace, spesso si domanda: quest'uomo non è meglio di ciò che ho? E a volte non solo come corpo fisico, petto, braccia, fianchi, gambe, ma come fascino, virtù maschile. Come mascolinità.
La mascolinità è un'impressione complessa in cui entrano la struttura del corpo maschile, i suoi muscoli, il suo volto, il suo sguardo, la sua gestualità, ma anche il modo di muoversi, l’odore. Vi rientrano un gesto, una divisa, degli stivali. È un'impressione che la donna può avere anche toccando una camicia. La mascolinità, però, è fatta anche della ricchezza, del potere, dell'emergere sugli altri, dell'essere desiderato dalle altre donne. La mascolinità è un attributo fisico e sociale, è uno sguardo e un gesto di comando, è un modo di parlare Nella sua forma benevola, dolce, la mascolinità si presenta nell'archetipo del Principe Azzurro. Nella sua forma terrificante è rappresentata dallo stupratore-belva.
Talvolta, nelle fantasie femminile, l'eroe è gelido, ha un aspetto temibile, un volto duro. È, cioè, una belva, un animale selvaggio. Sono immagini e simboli di una mascolinità e una sessualità barbarica sfrenata, terribile coi nemici, ma che significa anche possibile protezione, possibile difesa. Nella celebre favola La bella e la bestia scritta da Madame Le Prince de Beaumont, la bestia è l'uomo che ha appetiti viziosi e sfrenati, che è violento e crudele. Che è terribile e pericoloso. Ma che, però, può essere ammansito, trasformato dall'amore. Allora la belva cessa di essere minacciosa e diventa dolce, protettiva. La belva deve venire addomesticata, il re deve essere umiliato, il guerriero deve essere trasformato in agnello mansueto e allora, finalmente, viene accettato. Ma lo stesso uomo, diventato domestico, mansueto, casalingo le appare devirilizzato eroticamente. Non è un conquistatore coraggioso, un maschio indomabile, ma un marito esigente, possessivo, noioso.
Il fenomeno è analogo al caso dell’uomo che viene attratto, affascinato, si innamora di una cantante, di una attrice, di una danzatrice, al teatro, al cinema. Ma lei, sempre in viaggio, incontra altri uomini e poiché lui la ama, la vuol avere solo per sé, le chiede di sposarlo. Si sposano, lei lascia la sua carriera e resta in casa. Ma non ha più il fascino di un tempo, non e più una divinità infinitamente desiderabile.