Qualche sera fa ho visto in tv una fiction sulla vita di Arnoldo Mondadori che mi ha dato lo spunto per riflettere sull’attuale programmazione televisiva, sia per quanto riguarda la tv pubblica che privata. Per restituire il senso della vita di un uomo che ha lasciato il segno, si deve fare una attenta ricostruzione storica, riuscire a trasmettere il senso di un’epoca diversa, con diversi problemi e speranze. Un lavoro di questo genere permette al telespettatore di uscire dal presente in cui è schiacciato e ragionare in modo più ampio, comprendendo come in ogni epoca siamo chiamati a rispondere a delle sfide. Questo lavoro richiede il lavoro dell’autore. Una presenza sempre più rara, perché? Per comprenderlo dobbiamo ritornare agli anni Ottanta e alla nascita delle televisioni private. Sino a quel momento la programmazione televisiva aveva un palinsesto molto strutturato con percentuali definite di cultura, informazione, politica, svago, spettacolo, pubblicità. C’erano gli orari per tutta la famiglia, quelli rivolti ai bambini, lo sport, l’ approfondimento in seconda serata. La TV tradizionale non si ispirava alla realtà ma si sapeva che ogni cosa trasmessa in tv non era la realtà ma una sua interpretazione. Per questo l’autore aveva un ruolo essenziale.
Con le tv private il cambiamento si impose con estrema rapidità, in modo travolgente. Eleonora Brigliadori ogni sera presentava un film e i telespettatori scoprivano una ricchezza e una varietà prima inimmaginabili. Si fece strada una tv non più calata dall’altro, con una nuova attenzione a quello che il pubblico apprezzava. Funzionavano i programmi leggeri e divertenti, belle ragazze con abiti succinti, la comicità un po’ volgare e i caratteri tipici della commedia all’italiana. Si moltiplicarono i programmi basati sulla presenza della gente comune e sui suoi guai, immortalati dalla canzone di Gaber, La famiglia disgraziata.
Poi approdò in tv anche il dibattito sulla società e i suoi costumi, che da serio diveniva spettacolo: Funari mostrò che una ricetta per fare audience era alzare i toni, eccedere, mettere gli uni contro gli altri.
Vi furono programmi che seppero sfruttare la nuova libertà per unire una grande creatività arte cultura, come il Maurizio Costanzo show soprattutto nei primi anni o Quelli della notte, solo per citare alcuni esempi, ma a prendere piede nel tempo fu una tv che sperimentava sempre meno e si ripeteva.
E oggi? i programmi con belle ragazze ammiccanti sono per fortuna scomparsi, il corpo delle donne non può essere più utilizzato come richiamo…. ma di quali contenuti vive la tv oggi? A parte alcuni spettacoli, qualche fiction e film, a dominare sono le trasmissioni che informano su argomenti di attualità. Sembra che gli italiani non abbiano altro desiderio che conoscere e approfondire ogni singolo accadimento di cronaca nera, di economia, di politica. E che non si stanchino mai.
Ogni volta che accade qualcosa, la notizia rimbalza in tutti i canali e in quasi tutte le trasmissioni e continua come un’eco per giorni e settimane, dal mattino alla sera. E’ un susseguirsi di dibattiti con ospiti in studio e in collegamento, di rapporti di inviati speciali sul posto che relazionano su quanto sta accadendo. Ma la varietà è solo apparente. Sia perché lo stesso argomento può essere sfruttato per mesi, sia per la scarsa varietà degli ospiti. A comparire in video è una ristretta élite di giornalisti, intellettuali, politici, scrittori, cantanti, o personaggi famosi per qualcosa. Sempre gli stessi li vediamo passare da una rete all’altra, da un programma all’altro.
Perché l’attualità domina? Forse perché costa poco? Non ti costringe a scegliere un tema da trattare, non devi inventare niente. Hai sempre l’ argomento pronto. Non si devono scrivere i testi, pagare gli autori, i contenuti sono già dati e gli ospiti, giornalisti opinionisti e politici sono sempre presenti e disponibili, essendo per loro la presenza in tv una parte essenziale del lavoro.
Non è facile trattare un argomento in modo chiaro e approfondito, con competenza. Nella maggioranza dei casi il tema è schiacciato sul presente, trattato in modo ideologico o emozionalmente carico attraverso la presentazione di difficili situazioni umane, suscitando paura, rabbia, dolore. Si parte da uno spunto di attualità, da una notizia spicciola, un fatto di cronaca o una frase detta da qualche personaggio. E su questo tutti gli ospiti devono pronunciarsi e finiscono per discutere, alzare i toni, per scontrarsi come in un torneo medioevale. perché il vero tema di queste trasmissioni è lo scontro tra ideologie diverse. Quello che è diminuito è l'utilizzo della tv per dare un servizio o insegnare qualcosa
Il telespettatore che guarda distrattamente la tv mentre fa altro, cena o aiuta il figlio a fare i compiti, familiarizza con i personaggi si identifica con quelli che la pensano come lui. Queste trasmissioni solo raramente forniscono strumenti migliori di comprensione. Se poi un ospite si addentra in un ragionamento appena più lungo o complesso, o che esce dal seminato, viene interrotto, se non dal conduttore, dalla pubblicità.
Apparentemente si fa informazione, in realtà in molti casi, con le dovute eccezioni, si fa cronaca o politica sotto forma di tifo. Funari sapeva di fare spettacolo e manteneva il sorriso di chi ti dice, non prendiamoci troppo sul serio. Invece questa tv si presenta come il simbolo della libertà di informazione, della salute della nostra democrazia, ma ha lo stesso scopo: intrattenere. Tanto che molti la tv non la guardano più; vanno a cercare l’autore su you tube.