Il processo di elezione del Presidente si è rivelato come prevedibile, molto faticoso. Noi, popolo, abbiamo visto i grandi elettori confluire tutti a Roma. Per molti giorni ci è sfilata davanti la classe politica al gran completo: i deputati e i senatori dell’ultima legislatura, poi di quelle precedenti e poi ex presidenti, ex ministri, ex funzionari. Tutta la nomenclatura che vediamo sempre in televisione e ne ricaviamo l’impressione che essi siano tutti a Roma e costituiscano un'unica comunità che si autoperpetua. Qualche anno fa Gian Antonio Stella in un suo libro li ha chiamati La casta (Rizzoli, 2007).
Io non credo che il meccanismo politico che sta dando tanta cattiva prova sia riparabile senza modificare la struttura di questa oligarchia. La politica deve ritornare espressione del popolo ed essere capillarmente impegnata a risolvere i suoi problemi. Domandiamoci ora: non era meglio che il Presidente della Repubblica fosse eletto direttamente dal popolo? Non è meglio che molti problemi vengano governati e risolti a livello regionale anziché dalla lontana burocrazia romana? Perché tutto deve essere deciso da camera e senato a Roma? Perché non creare poteri elettivi regionali più responsabili in condizione di conoscere meglio, più prontamente, più direttamente i problemi della gente? Tutto questo non può essere ottenuto trasformando il confuso regionalismo attuale in un sistema federale come in Germania con due camere: il Bundestag per i Land e il Bundesrat per lo stato federale, con un presidente (Cancelliere) eletto direttamente dal popolo ? La vera cura è di ridare alla democrazia il suo significato originario in cui è il popolo e non una casta che governa.
Forse solo cosi il potere può tornare vicino alla gente e nello stesso tempo concentrarsi su ciò che serve a tutta la nazione. Senza questo cambiamento l'attuale classe politica, diventata ormai una oligarchia dove tutti i partiti e tutti i leader sono nazionali, oscilla e oscillerà sempre fra il dispotismo e l’anarchia.