La tecnologia dei droni viene partorita nel 1907 quando Louis-Charles Bréguet, costruttore di aerei francese, trasforma il girocottero nel primo prototipo di quadricottero (drone a quattro eliche) instabile e limitato (si sollevò da terra per soli 60 centimetri stabilizzato da quattro uomini palestrati).
Il primo vero velivolo senza pilota, che chiameremo nonnodrone, fu sviluppato nel 1916 come aereo senza equipaggio pilotato attraverso un sistema di guida ad onde radio, inventato dall'ingegnere britannico Archibald Low.
Nonnodrone ha grande successo negli ambienti scientifici universitari, ma i militari non fanno un plissé: in seguito i droni nella prima e seconda guerra mondiale vengono sperimentati e utilizzati in modo limitato (come bersagli o come strumenti per scaricare bombe).
Nel periodo storico in cui viviamo, la tecnologia dei droni, come velivoli senza pilota, si impone all'attenzione dell'opinione pubblica sia in attività economiche, commerciali e professionali, che nel campo ludico e proprio del divertimento.
I droni hanno grande successo e si diffondono tra giovani e giovanissimi come una moda intensa, duratura e generalizzata, si diffondono in modi casuali e fuori controllo talora pericolosi per sé e per gli altri.
Nell'area giovanile, la tecnologia dei droni sembra alludere ad una nuova visione di libertà in cui il giovane/la giovane è protagonista, in quanto padroneggia la tecnologia che può controllare e far volare il drone.
Non si può, tuttavia, ignorare come la tecnologia del drone sia stata sempre più asservita ad attività belliche in molteplici scenari senza e con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale: ogni giorno su ogni media vengono riferiti attacchi e contrattacchi, aggressioni e agguati in cui vengono utilizzati droni in modo sistematico.
Siamo quindi radicalmente passati da una situazione in cui la tecnologia del drone determinava un'immagine di innovazione e progresso, ad una immagine regressiva sinonimo di guerra, aggressione e morte in cui il culmine è stato raggiunto quando si è dichiarato di voler insegnare l'uso del drone come strumento bellico nelle scuole polacche, concorrendo a sviluppare un clima il cui sfondo culturale è aggressivo e bellicista.
Occorre costruire uno sfondo culturale e un nuovo impulso in una molteplicità di campi in cui al bellicismo imperante si contrapponga progressivamente uno scenario improntato ad un forte impulso alla costruzione, alla valorizzazione del bene comune, alla creatività e ad un reciproco riconoscimento delle esigenze e delle propensioni altrui.
Uno dei terreni in cui questa contrapposizione si può dispiegare è quello della scuola, sviluppando esperienze di costruzione, creatività e reciproco riconoscimento delle propensioni di ciascuno come risposta al conflitto tra identità differenti e conflittuali.
Ciò comporta l'agire in tal senso nelle scuole, raccogliendo l'interesse e la spinta giovanile riguardanti i droni, come è avvenuto in alcune scuole nelle quali docenti ed esperti, studenti e studentesse hanno partecipato a significative esperienze laboratoriali in cui hanno adoperato un linguaggio di programmazione intuitivo per programmare il volo, prima di un micro drone virtuale e poi di un micro drone reale indoor, in modo che percorrano rotte significative sotto il profilo geometrico in modo responsabile e sicuro.
Ogni studente, studentessa, piccolo gruppo ha costruito e collaudato una sequenza di rotte sempre più complesse.
Ma un utilizzo progressivo della tecnologia dei droni, oltre che in campo educativo, già avviene e va potenziato anche in altri ambiti.
I droni vengono utilizzati per sorvolare, monitorare e raccogliere dati su aree remote o difficili da raggiungere come foreste e montagne, su specie animali e vegetali in modo da individuarne dinamiche ed eventuali situazioni di possibile estinzione, su aree fluviali e lacustri in relazione al rischio di inondazioni, su aree e colture agricole per individuarne eventuali malattie e problematiche derivanti dall'uso di pesticidi, su aree urbane anche in relazione al controllo della qualità e dell'inquinamento dell'aria e dell'acqua.
I droni, inoltre, già sorvolano e monitorano le coste mediterranee per identificare le zone più esposte al rischio di inondazioni in relazione al cambiamento climatico e all'aumento del livello del mare, ma i nostri velivoli ronzanti si occupano anche di aiutarci a conservare al meglio monumenti e siti archeologici grazie alla loro capacità di fare rilievi particolareggiati, mappatura tridimensionali, riprese aeree e strumenti di narrazione digitale virtuale ed immersiva.
Insomma, un drone per sviluppare, non per uccidere.
Luigi Torelli
Luigi Torelli, già docente nella scuola media statale, si dedica oggi alla didattica della programmazione attraverso strumenti innovativi come Scratch, microrobot e droni.