In un recente articolo Angelo Panebianco ha spiegato il rifiuto delle élites osservando che, mentre in una vera democrazia la classe dominante emerge a poco a poco grazie al merito, in Italia la classe dominante ha raggiunto il potere attraverso legami famigliari o di parentela, cioè perchè uno era figlio, o figlia, o fratello, o sorella, o marito, o moglie o ex marito o ex moglie di qualche potente. E questo in tutti i campi, dalla finanza al giornalismo, alla letteratura alla televisione, al cinema, agli alti gradi della burocrazia statale, della sanità, della magistratura.
La classe dirigente italiana, egli osserva, non è una élite democratica, è una oligarchia formata da parenti. Io aggiungerei a quanto lui scrive che il suo tratto distintivo non è solo la parentela, ma anche una comune ideologia di sinistra, il “politicamente corretto” senza il quale non potevi far carriera, vincere un concorso, nemmeno essere ricevuto dalle persone che contano. Per capire la chiusura e la ottusità di questa struttura dobbiamo tener conto che le principali forze politiche organizzate Democristiani, PSI, Psdi, Repubblicani e Liberali sono state annientate per via giudiziaria da Mani Pulite ed e rimasto egemone l’erede storico del partito comunista il Pd. Berlusconi ha poi vinto le elezioni con Forza Italia ma non ha mai raccolto attorno a se gli intellettuali, non ha mai creato per loro istituzioni idonee. Anzi ha lasciato libera le gente di sinistra di infiltrarsi e dominare dappertutto anche nelle sue televisioni. Anche le più famose personalità di fama internazionale quando sono state associate al suo nome sono sempre state ostracizzate dalla tribù dominante e lui non ne ha mai preso la difesa.
Panebianco ha sostanzialmente ragione ma con una aggiunta. L’élite di cui parla non è solo costituita da persone imparentate fra di loro, ma di persone di sinistra imparentate fra di loro. E’ una tribù ideologica che respinge, ostacola, combatte tutti coloro che non hanno rapporti di parentela o di affiliazione con loro, ma anche tutti coloro che vengono considerati ideologicamente diversi.
In questo modo la sua capacità di comprensione del nuovo si è ancora più ristretta. Essa guarda al passato mentre il mondo moderno con la globalizzazione è radicalmente mutato. Una nazione non può più governarsi dall’interno. La nostra vita economica è condizionata dall’ingresso di nuovi Paesi nel commercio internazionale e dalla grande finanza internazionale. Il mercato del lavoro italiano è condizionato dal mercato del lavoro cinese, l’arrivo degli immigrati asiatici o africani fa concorrenza alla manodopera italiana. In sostanza i nostri lavoratori e le nostre imprese non si sono sentite protette ma danneggiate. La burocrazia di Bruxelles non è obbiettiva e neutrale. Essa impone gli standard di tutti i prodotti, ma in realtà favorisce molte industrie soprattutto tedesche e ne danneggia altre. Infine, il web consente una complicazione incredibile della burocrazia e nel contempo manipola in modo brutale l’orientamento delle idee e dei consumi. La popolazione si sente impoverita e danneggiata da questi interventi che la classe politica al potere ha continuamente avallato. Di qui una sfiducia, un rifiuto dell’élite che la porta a cercare altrove una risposta, prima di tutto nel grillismo e secondariamente nell’attivismo di Salvini.