Soprattutto coloro che vivono nel centro della pandemia sono chiusi in casa in continua attesa di notizie sul coronavirus, pensando a cosa può succedere loro, a cosa possono fare. Hanno spesso l’impressione di qualcosa di irreale, di un sogno o di un incubo in cui sono capitati in mezzo e che un giorno finirà.
Io ho l’impressione che siano stati gli ultimi venti anni il sogno e l’incubo, gli ultimi venti anni in cui ha trionfato la globalizzazione, esaltata come progresso dell’umanità, come l’epoca d’oro.
E si è dimostrata devastante.
Globalizzazione
La globalizzazione, iniziata con la caduta del muro di Berlino, continuata con il formarsi di un mercato globale ed esplosa con Internet è apparsa all’inizio come un’oasi di libertà e di progresso. Poi si è visto che emergevano in essa poteri sovranazionali mentre il sistema sociale, lavoro, famiglia, cultura, mostravano segni di crescente disordine.
Finanza e mercato
Nei primi due decenni del terzo millennio si sono sovrapposti tre processi rivoluzionari. Il primo di carattere economico finanziario. Di colpo dopo la firma del WTO nel 1994 ha incominciato a formarsi un unico mercato mondiale del lavoro, del capitale e delle merci. Di colpo si sono aperti gli enormi mercati asiatici con possibilità di decentrare imprese sul posto, far produrre i propri beni a prezzi più bassi e rivenderli in Europa con alti profitti. Il mercato finanziario ha finito per dominare quello economico comperando, vendendo, fondendo, spostando imprese, senza più consentire ai governi nazionali di fare una vera politica economica. E questo processo ha consentito il formarsi di smisurati fondi di investimento internazionali che possono acquistare o vendere arbitrariamente qualsiasi impresa e condizionare le politiche di tutti i Paesi salvo le superpotenze.
Il potere su Internet
Il secondo processo rivoluzionario che si è sovrapposto al primo è quello di Internet con la possibilità di connessioni e di informazioni istantanee fra miliardi di persone. In poco tempo questo processo rivoluzionario è stato monopolizzato sul piano ideativo, produttivo e gestionale da poche imprese multinazionali che continuano a fare innovazione programmando l’obsolescenza rapida dei modelli in corso e quindi obbligando a nuovi consumi. Anche in questo settore si sono sviluppate delle superpotenze sovranazionali come Google, Facebook, Instagram, Twitter o, nel campo del consumo, Amazon, che vogliono clienti sempre più manipolati per fare profitti.
Crollo della alta cultura
Poiché tutte le attività promosse sui social hanno come fine il profitto a breve termine, tutto ciò che ha un carattere non contingente come la filosofia, la letteratura, l’attività culturale disinteressata, la scienza che guarda a lungo termine non viene cliccata e di conseguenza viene eliminata. La globalizzazione ha provocato dappertutto il prevalere dell’interesse immediato, la scomparsa o la diminuzione della attività riflessiva, del ragionamento, della dimostrazione rigorosa, il trionfo dell’immagine sul concetto e quindi una grave crisi della tradizione culturale europea.
Le supernazioni
Nel mondo globalizzato si sono affermate potenze che sono ad un tempo delle nazioni: USA, Cina, Russia e India. Solo queste hanno strumenti per imporre dazi, fare negoziati e spegnere se necessario Google, Facebook, Twitter, bloccare le e-mail, cioè paralizzare qualsiasi influenza web straniera. I piccoli Paesi, compresi tutti i Paesi europei no. Visto da questa prospettiva il sovranismo se riferito anche a stati-nazione della dimensione di Francia, Germania Inghilterra è velleitario e forse illusorio ed è illusoria anche la Brexit.
I ricchi sempre più ricchi i poveri sempre più poveri
Questa duplice rivoluzione ha portato all’arricchimento smisurato di piccole minoranze e, parallelamente alla scomparsa di attività commerciali, di attività produttive tradizionali, al fallimento degli artigiani, ha schiacciato la piccola imprenditorialità, ha distrutto la classe media ha creato una classe di lavoratori precari e malpagati oltreché una massa di disoccupati giovani e di mezza età.
Su questo tema rimandiamo ad una articolo sullo stesso tema apparso sul magazine alcuni mesi fa: http://alberonimagazine.it/politica/come-uscire-dalla-crisi-della-mondializzazione-1/