Si dice spesso che la partenza dei figli da casa per l’equilibrio della coppia costituisce un punto critico, ma dovremmo intendere “critico” non nell’accezione comune del termine come un momento sfavorevole ma secondo l’uso del termine che ne fanno la chimica e la fisica, come soglia che porta a un mutamento. Quindi, il rapporto può risolversi in due modi diametralmente opposti.
Spesso, la partenza dei figli da casa dà, soprattutto alle donne, un’ebbrezza di libertà e le spinge a cercare indipendenza dal marito e nuove amicizie. Con il pretesto di una camera libera disponibile o del marito che le disturba russando, si allontanano dalla stanza matrimoniale per ricostruirsi una propria autonomia e trascorrere la serata in pace a leggere o si sentono libere di uscire con un nuovo gruppo di amici o riprendere le relazioni del passato trascurate nel tempo.
Un altro momento critico per la vita di coppia, è il pensionamento. Questa volta soprattutto per il marito. La sua presenza in casa è vissuta a volte dalla moglie come quella di un intruso che l’infastidisce se si intromette nelle mansioni fino ad allora svolte da lei, ma che la irrita se non lo fa, passando il tempo davanti alla tv perché, in questo caso, non l’aiuta ma l’ignora.
I partner che fanno un eccessivo riferimento l’uno all’altro hanno più difficoltà a superare i periodi di mutamento quando questi creano degli squilibri nella loro divisione dei ruoli e mettono in discussione le abitudini contratte nella relazione. Ma, se entrambi i partner accettano il mutamento, la coppia si consolida su nuove basi. Per esempio, facendo cose diverse insieme, dedicando tempo ad aprirsi agli altri e viaggiando.
Sulle coppie che consolidano l’unione nel tempo trovandosi un’attività o un impegno comune dopo la pensione, abbiamo la testimonianza di Giovanni, un signore settantunenne. Si è innamorato della moglie a ventidue anni e le ha sempre voluto bene, ma dopo il periodo successivo al suo pensionamento si sentiva un po’ perso. Allora, ha iniziato a fare del volontariato per gli anziani con la moglie. E lo sta facendo con soddisfazione tuttora. Inoltre, tutte le primavere, racconta con orgoglio, va a fare un “viaggetto” insieme a lei.
In una coppia sessantacinquenne di Pavia intervistata, il marito racconta che “andare in pensione è stata la cosa più bella, perché finalmente” è “diventato padrone del tempo”, e la moglie afferma che, da quando sono andate via le sue figlie, “finalmente” si è “riappropriata” di se stessa. In conseguenza all’atteggiamento positivo di entrambi verso i mutamenti, questa coppia ha iniziato una serie di sperimentazioni di nuovi modi di vivere come avviene di solito nell’adolescenza. La signora, per esempio, si è occupata di volontariato poi si è dedicata a un passatempo intellettuale, quindi ha cominciato ad andare in chiesa, infine, ha pensato fosse importante la politica. Ora crede che sia bene anche viaggiare. E, poi, ama sentire parlare suo marito che, da quando è andato in pensione, si è messo a studiare.
Altre coppie, invece, restano unite, ma il collante non sono le nuove attività insieme e i progetti futuri. Il collante è il ricordo delle esperienze passate che, in questo momento della vita, hanno più tempo di riaffiorare e possono diventare rimpianto condiviso dell’amore degli inizi: amore che si è andato perdendo in modo quasi impercettibile, soffocato dalle incombenze quotidiane. Così, spesso i due partner si allontanano e si crea una nuova routine fatta di mancanza di comunicazione e di silenzi, dalla quale è difficile uscire.
“Come ci riduciamo…” dice alla moglie Maria, Pasquale, nella commedia di Eduardo de Filippo Questi Fantasmi “Che tristezza... Come finisce tutto l’entusiasmo, tutto l’amore. Mesi e mesi senza scambiare una parola, un pensiero (…) Te ricuorde Marì, quanno facevamo ‘ammore? (…) E forse, ci portiamo un cuore gonfio di amarezza, di tristezze, di tenerezze, che, se solamente per un attimo riuscissimo ad aprire l’uno con l’altro… Ma niente…Ha da sta’ chiuso, rebazzato (sbarrato)… A nu certo punto se perde ‘a chiave e va t’ ‘a pesca! Avimmo perza ‘a chiave, Marì!…”
La sfida allora è quella di non perdere la chiave finché si è in tempo perché trovarla quando la si è persa è molto difficile e soprattutto la volontà di cercarla deve essere condivisa. Spesso appare più facile trovare un’altra porta aperta e ricominciare il processo amoroso da capo con un nuovo partner.