L’amore come prigionia

24 Aprile 2020



L’amore come prigionia
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Nelle relazioni di coppia,  si può presentare una situazione di "prigionia"  quando l'odio, il risentimento e il gioco di potere prendono a volte un vincolante sopravvento  sull'amore.

L'uomo vive spesso nei suoi aspetti più geniali e creativi,  nel suo desiderio di conoscenza,  una grandissima contraddizione con la realtà che lo circonda. Ci sono scienziati,  scrittori,  musicisti,  poeti e artisti che hanno vissuto una solitudine che li ha portati al di sopra di una mediocrità creativa. Allo stesso tempo però hanno rischiato di autorecludersi in una chiusura narcisistica,  ad assumere posizioni di cinismo e di indifferenza verso gli affetti elementari della vita e alla considerazione degli altri.

Questi uomini, tuttavia, sono spesso degli "apripista" della conoscenza e al contempo possono rappresentare una condanna per chi vive vicino a loro.  È significativo, in tal senso,  il ménage matrimoniale dei coniugi Tolstoj.

 

“Oggi,  nel trascrivere il diario di Lëvočka,  mi sono imbattuta nel seguente brano:

«L’amore non esiste. Esistono solamente l’esigenza carnale della copula e quella razionale di avere una compagna di vita». Se avessi letto questa massima di Lev vent’anni fa,  non l’avrei mai sposato.”

Così scriveva nei suoi diari Sof'ja Tolstaja,  (S. A. Tolstaja,  Diari,  14/XII/1890),  chiamando con l'affettuoso nomignolo di Lëvočka suo marito,  il grande scrittore russo Lev Tolstoj. Questa lunga e tormentata storia d'amore ( il matrimonio durò ben 48 anni) continua ad affascinare da più di un secolo. L’11 marzo 2020,  in piena pandemia,  il quotidiano Avvenire le ha dedicato un articolo,  in occasione della pubblicazione del romanzo di Sof'ja Tolstaja,  “ Amore colpevole”,  scritto nel 1913. Questa storia dunque è divenuta oggetto di analisi e interpretazioni,  trasformandosi in un romanzo.

Come scriverà la scrittrice inglese Cynthia Asquith,

“non c'è ménage su cui si possieda una documentazione più abbondante di quello dei Tolstoj.”

I due si erano conosciuti a Mosca. Quando lei aveva diciassette anni e lui quasi il doppio. Tolstoj aveva scritto sul suo diario (che teneva da quando aveva diciannove anni):

“12 settembre 1862. Sono innamorato,  come non credevo si potesse esserlo. Sono pazzo,  se vado avanti così,  sarò costretto a spararmi. Sono stato da loro questa sera: lei è incantevole sotto tutti gli aspetti”.

Si erano sposati dopo appena una settimana di fidanzamento,  e in quel brevissimo tempo lui aveva consegnato alla giovane i diari delle sue numerose avventure sessuali,  che continuerà anche dopo il matrimonio. È questo un aspetto che assumerà nella vita della coppia una rilevanza costante. In seguito,  su consiglio del marito,  anche Sofia terrà un diario quasi esclusivamente dedicato alla loro relazione,  e i due coniugi si mostreranno a vicenda i rispettivi diari come se fra di loro non ci dovessero essere segreti.Tuttavia la mancanza di uno spazio privato e l'impossibilità di una zona di riservatezza potrebbe essere stata controproducente, come in qualsiasi tipo di relazione.

Infatti dopo le nozze e il trasferimento nella tranquillità campestre della residenza del marito a Jàsnaja Poljana,  tra Lev e Sofia inizia una storia densa di luci e ombre e di elevata drammaticità. Nonostante i due si rendano conto di quanto autodistruttivo sia questo amore per entrambi,  non potranno mai fare a meno l'uno dell'altra. Tolstoj combatterà la sua personale battaglia contro una divorante sessualità,  in perenne contrasto tra necessità di regole e disgusto per i propri cedimenti,  mentre la moglie metterà al mondo ben tredici figli dedicandosi alla loro educazione.

In quegli anni,  pieni di tensione,  e legati alla straordinaria produzione letteraria di Tolstoj,  Sofja si dedica anche a riscrivere le bozze dei romanzi e degli articoli di Lev e prova un senso d’orgoglio nel poter copiare i manoscritti del marito e nell’essere presa in considerazione per quanto riguarda i suoi consigli, come avvenne per "Guerra e Pace"( 1872)

Già negli anni ’70 sono iniziate le crisi esistenziali di Tolstojj,  che si evidenziano nel romanzo "Anna Karenina, "(1879 ) il cui famoso incipit recita “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro,  ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”. La crisi coniugale si acuisce con il progressivo allontanamento di lui dalla chiesa ortodossa e con il suo desiderio di tornare a una vita più semplice,  contadina,  distaccandosi dal denaro che prende a donare a chi ne ha più bisogno. Questo comportamento causa tra i due coniugi un insanabile disaccordo,  una violenta incomprensione che li accompagnerà negli anni che verranno. Tutto questo è causato anche dalla incombente presenza di Vladimir Čeritkòv,  il fondatore del tolstoismo, una nuova dottrina di ispirazione cristiana che causò allo scrittore la scomunica dalla Chiesa ortodossa.

Nella breve autobiografia che conclude il suo romanzo "Amore colpevole",  Sofja così descrive il mutamento avvenuto nel marito nel 1881:

“In Lev Nikolaevic si esacerbava sempre di più il rifiuto della religione esistente,  del progresso,  della scienza,  dell’arte,  della famiglia,  di tutto quanto era stato concepito nei secoli dall’umanità e lui si fece sempre più tetro. Era come se il suo occhio interiore si fosse posato solo sul male e sulle sofferenze degli uomini e fosse scomparso tutto ciò che c’è di gioioso,  di bello e buono.”

 

Tolstòj iniziò a rifiutare i privilegi della sua condizione,  trasferendosi in una capanna all’interno del parco,  indossando un «abito da contadino»,  fondando mense e scuole per i poveri,  lodando l’astinenza sessuale,  che però non rispettò mai.

Questa situazione di coppia,  già compromessa,  peggiora nel 1889 quando esce un nuovo romanzo breve “La sonata a Kreutzer”. in cui Tolstoj condanna severamente l’amore carnale e il matrimonio. Nel racconto emerge l’esasperazione dell’uomo dinanzi alla donna e la sostanziale impossibilità della comunicazione tra i sessi,  il sorgere dei sospetti,  la presunta infedeltà,  la seduzione,  e di fondo i problemi che riguardano l’istituzione stessa del matrimonio.

Nonostante Sofia si sia sentita profondamente umiliata come donna, in quanto potenziale ispiratrice del racconto, La sonata a Kreutzer venne pubblicata solo grazie alla sua intercessione personale presso lo Zar,  poiché Il libro era stato censurato dalla chiesa ortodossa.

Gli anni che seguirono furono un susseguirsi di tentativi di fuga e allontanamento da parte di lui e di tentativi maldestri di suicidio da parte di lei,  che andò sempre più scivolando in uno stato di depressione e di ossessiva gelosia. Quello che un tempo era stato un grande amore sembrava dissolto nel groviglio di sospetti. Si susseguivano scenate di Sofia a caccia di testamenti segreti. in quanto aveva scoperto,  che,  diseredando di fatto la famiglia,  Lev aveva deciso di lasciare tutto alla comunità.

Infine,  esasperato,  in una notte del 1910 Tolstoj decise di fuggire e di non rivedere mai più la moglie.

“Voglio tentare di continuare con metodo la lotta con Sofja per il bene,  per l'amore. Da lontano sembra possibile. Cercherò di farlo anche quando sarò accanto a lei... Ci è stata donata una cosa sola,  e questo bene non può esserci tolto: l'amore”

lascerà scritto.

Ammalatosi dopo due settimane dalla partenza,  lo scrittore morì pochi giorni dopo nella stazione della cittadina di Astapovo. Alla moglie fu concesso di vederlo soltanto negli ultimi istanti: drammatica fine di una unione durata quasi mezzo secolo,  divenuta per tutti simbolo di un matrimonio nato dalla passione e finito nell'esasperazione. Attraversando tutti gli stadi psicologici,  dalla complicità alla gelosia,  dalla condivisione al sospetto e in alcuni momenti all'odio,  questi due esseri di eccezionale spessore hanno percorso il loro cammino uniti,  prigionieri di un invisibile muro.

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L’amore come prigionia

Claretta Ajmone

Clara Ajmone, psicologa clinica e psicoterapeuta, ha lavorato per più di trent'anni in ambito psichiatrico, nelle Strutture Territoriali e Ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale. Fino al 2009 è stata Responsabile della Struttura di Psicologia dell'Ospedale di Niguarda, dove ha svolto attività di Psicoterapia individuale, familiare, di coppia e di gruppo. È stata didatta e tutor per psicologi allievi di varie scuole di psicoterapia.

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