Chi è il maestro dell’intelligenza artificiale?

27 Marzo 2024



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Come spesso accade, siamo stati travolti da una rivoluzione tecnologica, così comoda per le nostre esigenze che ci sembra sia sempre esistita, ci siamo subito abituati al suo utilizzo. E’ successo per i telefoni cellulari, per il computer, per il navigatore satellitare, oggi succede per l’intelligenza artificiale. I social più popolari pullulano già di immagini create da AI (popolare acronimo di artificial intelligence, in inglese), gli studenti ricorrono già in massa a questo cervello androide per i più svariati motivi scolastici: dalla semplice equazione alla più difficile ricerca storica, già pronta e in perfetto stile. intelligenza artificiale

E pensare che ChatGPT è stata lanciata sul mercato solo nel novembre 2022 dalla compagnia americana OpenAI, e, per i primi mesi, non è stata particolarmente utilizzata a livello di consumo di massa, perlomeno in Italia. Poi, complici alcune restrizioni – nel marzo 2023 è stata momentaneamente “oscurata” nel nostro paese, ad esempio – e un sentito dibattito sui pericoli riguardanti il suo utilizzo, la cosiddetta intelligenza artificiale è diventata popolare e utilizzata in modo massiccio.

Proprio ieri la mia parrucchiera mi ha confessato di utilizzarla per scrivere post corretti e accattivanti sulle sue pagine Instagram e Facebook, e per ideare piccole pubblicità per il suo esercizio. A parte gli anziani e le persone ancora poco avvezze al mondo digitale, quasi tutti noi, abitanti del web, abbiamo provato l’esperienza di dialogare con un interlocutore non umano.  Esperienza che può essere anche piacevole: le risposte che si ottengono sono sempre cortesi, la controparte si scusa sempre se non ha compreso perfettamente, anche se spesso la “colpa” è dell’interrogante che non ha posto bene il quesito, se non l’ha specificato abbastanza.  Il termine virgolettato “colpa” è motivato dal fatto che non siamo abituati ad interloquire con un essere che non è vivente, e tendiamo ad antropomorfizzarlo. Del resto per millenni abbiamo reso simili agli uomini anche gli Dei.

La magia di AI è che risponde parlando la nostra lingua ( parla tutte le lingue) coniugando perfettamente verbi, cavandosela benissimo con i periodi, utilizzando quasi sempre termini consoni, in un linguaggio standard piuttosto moderno, mai pomposo, mai troppo giovanilistico, salvo che uno glielo chieda specificatamente. In questo senso è un ottimo/a conversatore/conversatrice. Che conosce quasi tutti gli argomenti di questo mondo.  Inoltre scrive poesie, racconti, libri, qualunque testo e crea immagini partendo dalle parole.

Le uniche difficoltà si creano quando si toccano argomenti sensibili. ChatGPT e le altre AI che stanno aumentando di numero nel web diventano evasive e poco performanti, se gli si chiede di scrivere una storia, la vicenda diventa stucchevole, “politicamente corretta”. Se percepisce un cognome simile a un partito politico o a un aggettivo scorretto, si rifiuta di procedere.  Interrogate in merito su chi le avesse istruite, hanno dapprima risposto di avvalersi di principi etici e legali universali, poi specificando meglio le domande hanno “ammesso” (il virgolettato è sempre frutto della nostra visione antropomorfa) di avvalersi dei principi etici dei programmatori, nel caso di OpenAI, di essere umani prevalentemente americani, tra cui ingegneri ed esperti di etica. A un ulteriore domanda della nostra redazione AI ha testualmente risposto “le intelligenze artificiali  sono influenzate dai valori, dalle priorità e dalle prospettive culturali delle persone e delle organizzazioni che le sviluppano. Se un'AI viene sviluppata in Corea o in qualsiasi altra parte del mondo da un gruppo di esperti con differenti background culturali, etici e sociali, è probabile che rifletta quei principi nella sua programmazione e nel suo funzionamento.

Ogni paese o cultura può avere approcci diversi a questioni come la privacy, la libertà di espressione, la giustizia e la responsabilità. Questi approcci possono influenzare le decisioni prese dagli sviluppatori nell'impostare le linee guida etiche e di sicurezza per le loro IA. Per esempio, ciò che è considerato rispettoso o appropriato in una cultura può essere visto diversamente in un'altra.”

È evidente quindi che paese che vai, intelligenza artificiale che trovi.

Inquietante, a dir poco, è pensare all’uso di plagio delle coscienze che regimi dittatoriali e con carenza di diritti umani potrebbero fare di questo strumento che è già diventato così importante nella nostra società. È importante vigilare, da subito.

 

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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