Freud e la barriera contatto

13 Aprile 2024



Freud e la barriera contatto
Freud e la barriera contatto

LE PREMESSE FREUDIANE SUL CONCETTO DI BARRIERA-CONTATTO

L’opera Progetto per una psicologia del 1925, Freud elabora una nozione di barriera/contatto (kontaktsschrank) che in seguito non utilizzerà più in alcuno dei suoi testi successivi. Vi si fa riferimento al tipico aspetto paradossale di una barriera che ferma o attenua il passaggio di informazioni come pure di struttura predisposta a rendere possibile il contatto ed il passaggio delle informazioni stesse.

Anche se Freud non parla di involucro accenna tuttavia ad una struttura con due strati (Freud, 1895, Op. 2, 202). Uno deputato elettivamente alla funzione di protezione-separazione-barriera (in analogia alla membrana cellulosica dei vegetali, alla pelle o pelliccia degli animali) ed uno alla funzione di contatto/comunicazione (quello più interno e dotato di recettori diversificati e recettivi ad una gamma assai ampia di informazioni).

La funzione di barriera/contatto viene ancora identificata sia in relazione a stimoli esterni che interni. Quest’ultima, definita periferia interna del corpo (korperinnerperipherie), ci mette in contatto con le pulsioni interne allorchè le stesse investono di energia (libidica) la superfici recettive evocando le rappresentazioni mentali.

L’Io funziona quindi come un’interfaccia tra mondo esterno e mondo interno. Tale concetto viene ripreso in un passo di Al di là del principio del piacere del 1920 dove l’apparato psichico viene assimilato ad una vescicola protoplasmatica in cui il sistema percezione/coscienza, analogo all’ectoderma cerebrale, vi è descritto come scorza.

La sua posizione al confine tra l’esterno e l’interno gli permette di ricevere le eccitazioni dai due lati (Freud, 1920, tr. it. Op. 9, 482).

Puntuale, al riguardo risulta l’impostazione di Perls: “Il contatto è essere presente in ambedue le situazioni. Per semplificare: farcela è essere in contatto con la ZE (zona esterna, l’altro, l’ambiente); arretramento è entrare in contatto con ZM (zona mediana), o addirittura ZI (zona interna o zona del Sé)” (Perls, 1969, 121). Così si esprime in In and Aut the Garbage Pail a proposito di una situazione in cui sente di tener conto di esigenze interne, nella fattispecie la stanchezza per lo sforzo di applicarsi allo scrivere, ed esigenze esterne.

A tali zone, esterna ed interna, Perls da la sigla di ZE e ZI. Fra le due individua la zona mediana, o ZM, che indica come mente. “In questa zona - precisa - immagino, parlo a livello subvocale, chiamato spesso pensare; ricordo, pianifico, recito. So che sto immaginando eventi passati. So che non sono reali, ma immagini. Se pensassi che fossero reali sarebbe un’allucinazione, cioè incapacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Che è il sintomo principale della psicosi”.

CONTATTO E OPERAZIONI DI CONFINE

Al di là della carente sistematizzazione teorica, resta l’originalità della intuizione di fondo che, nella sua apparente elementarità, offre tuttavia una traccia di diagnosi-terapia centrata su quella che può legittimamente presentarsi come l’essenza dell’intervento psicoterapico stesso: la valutazione delle interferenze ed il sostegno a funzionali operazioni di confine nell’interazione individuo/ambiente, dando a quest’ultimo, ovviamente, tutto il suo significato pleniore non solo di ambiente fisico, ma di relazioni interpersonali, di sistema di valori, di norme e di significati in cui a vari livelli l’individuo è immerso.

Tale confine, inoltre, non riguarda soltanto l’interfaccia che lo connette al mondo esterno, ma anche quella che lo connette con il mondo interno. L’Io/mente (sede della consapevolezza, del pensiero riflesso, delle operazioni di memorizzazione/proiezione nel futuro, delle scelte di assimilazione/alienazione) si trova quindi a muoversi (a fare lo shuttle o spola, come viene detto altrove) all’interno di una interfaccia e ad operare le scelte di mediazione all’interno di una polarità collegata i due opposti confini di interazione.

Per questo motivo, personalmente, preferisco parlare di duplice contatto (mondo interno/mondo esterno), come chiave di volta per significare il costante lavoro di adattamento creativo dell’individuo-organismo nei rapporti con l’ambiente non solo esterno, ma anche interno. E’ propriamente all’interno di questa funzione mediativo/creativa che si dispiega la gestaltung, la proprietà cioè di inventare sempre nuove forme adattive, di originali combinazione di elementi in gioco e di configurare nuove soluzioni al mutevole declinarsi degli elementi spazio-temporali del reale-

oggettivo nell’incontro con il reale-soggettivo. L’insieme delle funzioni Io, Es (mondo interno) e Personalità (mondo esterno) esprime la funzione di frontiera/contatto nel suo insieme cui diamo per convenzione il termine di Sé.

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Riccardo Zerbetto

Riccardo Zerbetto è psichiatra e direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt (www.psicoterapia.it/cstg). Già presidente della European Association for Psychotherapy (EAP) e della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP.). Co-fondatore di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio. Direttore scientifico di Orthos, associazione per lo studio e il trattamento dei giocatori d’azzardo.

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