L’amore non può essere imposto; nemmeno può essere oggetto di uno scambio volontario e razionale. L’individualismo contemporaneo ha indotto questo grave equivoco: che si possa ottenere con la forza o che possa essere il prodotto di uno scambio mercantile. Quando un individuo si innamora può allora cadere nell’equivoco che il suo amore “meriti” altrettanto amore e se la persona amata non ricambia allora è una persona indegna, immeritevole di amore, perché è un egoista, un delinquente morale o un malato di mente. Non so quante volte mi son sentito dire da qualche mia paziente: «Io sono attratta, gliel’ho detto, ma lui niente! Allora ho capito: è un gay!»; oppure: «Con tutto quello che gli do! Ma come fa a non capire che questa è l’occasione della sua vita?! Secondo Lei, dottore, è un narcisista patologico?».
Mi torna alla mente un dialogo esemplare tratto dalla “Dolce vita” di Federico Fellini, nel quale Emma cerca di convincere Marcello che lei è l’occasione della sua vita:
Non si può pretendere l’amore. La volontà di forzare la volontà altrui è un esercizio di potere e la sofferenza e la rabbia perché la propria volontà non va a effetto è il primo livello della dipendenza affettiva. Nei miei libri definisco questo livello “Dipendenza conformista” perché dietro l’apparenza dell’amore si nasconde la volontà di forzare la persona amata entro una visione del mondo che si pretende oggettiva, valida per tutti. No! L’amore nasce dalla sospensione del potere, dalla rinuncia a usarlo, e dalla consapevolezza che l’amore vero deve beneficiare l’amato del diritto di essere libero di non amare.