Capita, a volte capita, cantava Irene Grandi nella sua canzone dal titolo "fuori" (--> link) -invito all'ascolto del brano energico e vitale. Capita di ripensare alle occasioni perse nella vita. Quando si riesamina la propria storia, il suo succedersi, si prova a darle un senso. Ci crediamo novelli Erodoto o Kapuscinski e snoccioliamo le vicende della vita, ma nel farlo attribuiamo giudizi. Si finisce spesso per ricordare le occasioni perse come possibili inizi di lunghe serie di fortunati eventi e radiose prospettive.
Mi è capitato di pensare a possibili favolosi amplessi mancati per assenza di coraggio, a risposte non date che potevano spianare la strada verso una carriera militare, a viaggi non fatti che avrebbero potuto far prosperare i miei sogni in lidi lontani rispetto all'Italia o in professioni molto diverse da quelle che poi ho svolto. Mi è capitato di pensare a tutte le cose che ho studiato a metà senza portarle a termine, a quello sgabello che non ho mai finito in quella falegnameria -avrei ben potuto diventare un falegname o un carpentiere, ai miei progetti di diventare un filosofo arenatisi davanti alla voce di chi mi diceva che senza conoscere bene greco e latino, tutto sarebbe stato inutile.
Questo vedere ogni cosa non realizzata ti fa sentire "fuori" dal flusso di una vita. Capita allora di pensare che una marea di cose che sono accadute, sono state pensate e si sono realizzate. Magari incontri con persone straordinarie, magari la costruzione di una famiglia, magari l'orgoglio di aver superato difficili prove della vita, senza soccombere. Sono tante cose, cui non diamo un nome, cui non dedichiamo abbastanza pensiero, che non narriamo, cose che ci scivolano di mano come la sabbia asciutta.
Allora il proposito è quello di non farsi scivolare la vita fra le mani, di non soffocarla nelle nebbie di ciò che non è mai stato e forse proprio per questo non avrebbe mai potuto essere. Lasciamo andare, come una barchetta di carta sul fiume, tutte le occasioni mancate e rendiamo onore a tutte le volte che siamo salpati, su barche più o meno solide, per avventurarci nella vita.
Invito anche ad ascoltare questa canzone di Cristiano de Andrè Dietro la porta