Cara Cristina,
appena sposata, 16 anni fa con Alfredo, ci siamo trasferiti all’estero. Lui aveva trovato un lavoro e io appena laureata, non sapevo la lingua e faticavo a trovare un lavoro. Subito Alfredo ha incominciato a umiliarmi dicendo che non ero capace di imparare nulla. E dopo qualche anno ha deciso di trasferirsi in un altro paese dicendo che la causa era la mia incapacità, anche se in realtà un lavoro lo avevo trovato. Nel frattempo sono nati i nostri due figli e io ora mi occupo di loro a tempo pieno. Ma il problema è che mio marito fa tutto quello che vuole , esce la sera, frequenta amici, va dai genitori quando gli pare, io invece devo fare tutto quello che vuole lui perché non lavoro e quindi secondo lui non ho diritto a nulla. In più mi umilia continuamente. Credevo di essere forte, ma in questi anni di matrimonio sono cambiata, sono diventata debole e impaurita. Ma soprattutto vedo che è sempre prepotente e ora, oltre a svalutare me, la mia famiglia ed esalta sempre se stesso e la sua. Da qualche tempo è ipercritico con i ragazzi. Negli ultimi tempi FA PAURA. Ho provato a scappare di casa ma dopo un'ora sono tornata per i miei figli.
Non mi riconosco più. Sono giovane ma mi sento senza futuro. Ed il problema non parlo con nessuno.
Cara Lucia,
Ha fatto bene a rompere il muro di silenzio. Lei sta attraversando un momento di grande crisi. Ha formato una famiglia con un uomo che è abituato a sfogare tutte le sue amarezze (e forse umiliazioni che talvolta subisce), su di lei e i figli. Un po’ come accadeva in passato in certe famiglie , da cui l'espressione padre padrone. I
l comportamento prepotente di Alfredo è forse iniziato in modo insidioso, perchè credo che all'inizio lei non lo avrebbe accettato: in seguito, dal momento che lei non ha reagito, per esempio andandosene, lui ha consolidato il suo modo di fare e ho l'impressione che il comportamento inaccettabile che lei descrive nella sua lunga lettera sia diventato il modo abituale di comportarsi di ALfredo. Intendo dire che lui pensa di essere nel giusto a comportarsi così, proprio per il fatto che in tanti anni lei ha sempre abbassato la testa. Per questo lui non cambierà facilmente. È un meccanismo consolidato.
Io prendo molto sul serio il suo grido di aiuto e invito lei a prendere molto sul serio la sua paura e a parlarne con qualcuno. Vicino a lei vi saranno sicuramente reti di sostegno per situazioni in cui la donna è in pericolo. Si informi e cerchi di avere un sostegno qualificato e sicuro. Da quanto scrive suo marito, non certo per amore, ritiene che lei sia una sua proprietà, una sua schiava che può maltrattare come vuole, ma che non se ne può andare.
Le consiglio di agire modificando la situazione usando diplomazia e astuzia. Soprattutto faccia in modo di non provocarlo e non litigare, ma di conquistarsi pian piano gli spazi che ha perso.
Intanto ora che è estate, approfitti delle vacanze scolastiche e del fatto che non lavora per tornare a trovare la sua famiglia con i figli. Se suo marito protesta gli dica che non si sente bene, parli col suo medico che sostenga il suo bisogno di tornare a casa per un po’; dica che sua mamma non sta bene o che lei è depressa. Torvi una scusa e si allontani, portandosi i suoi figli.
La cosa più importante: si cerchi un lavoro, ricordi che ha una laurea e può farcela. E' un passo indispensabile.Per i figli chiami qualcuno che la aiuta e non si faccia bloccare da qualche senso di colpa. In terzo luogo, apra la sua casa: inviti le sue amiche con i mariti, faccia venire spesso amichetti dei suoi figli. Faccia in modo che suo marito si debba controllare. Non stia isolata.
Non litighi
non discuta, non si metta contro, non urti la suscettibilità di suo marito, ma nel frattempo si costruisca un suo mondo sociale, lavorativo economico. Le suggerisco di essere sempre attenta. Faccia le cose molto gradualmente e con molta diplomazia con quest’uomo. Sono piccoli passi, ma credo che in una situazione come questa lei debba agire con lentezza. Nel frattempo rifletta sulla sua relazione di coppia, cosa vi ha portato a questo punto. Sul perché lei è stata così complice di una situazione di dominio.
Se riesce, piuttosto, cerchi, parlando con lui, di ritornare al vostro passato e ritrovare ciò che vi aveva unito, che vi aveva spinto insieme a lasciare tutto, per vedere se c’è un modo per ritrovare un dialogo, per capire se così riesce a ritrovare qualche aspetto dell’uomo di cui si era innamorata.