Un amore lungo un solo giorno – gli incontri su Tinder

7 Novembre 2020



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Anna sta prendendo il caffè come ogni mattina al bancone del bar, quando sente una voce accanto ripetere timidamente il suo nome.

Una voce che non riconosce.

Voltandosi, scoprirà che conosce l’uomo che ha osservato in silenzio il suo rituale mattutino, prima di richiamare la sua attenzione con un saluto. Quella voce non le dava una sensazione di familiarità. Chi l’ha chiamata per nome ha condiviso qualcosa di più di un caffè con lei. È  Piero, conosciuto tramite un’applicazione di incontri (Tinder) circa un mese prima. Avevano passato un’intera domenica insieme e poi, non si erano più sentiti. Adesso, incrociare il suo sguardo non è più così semplice come la prima volta, quando aveva scelto guardando sull’applicazione la sua foto profilo scattata al tramonto. Ora in effetti, prova disagio ed un velo di imbarazzo. Eppure  con Piero era andata, come ormai da tempo lei sceglieva che accadesse. In una noiosa domenica, con la voglia di riempire un vuoto dentro e di avere un contatto fisico, aveva aperto distrattamente l’app  di tinder per cercare un complice e soddisfare un desiderio istantaneo.

Piero aveva tutto quello che le occorreva, foto curate, un’ottima descrizione di sé. Pochi messaggi scritti in maniera disinibita su quello che avrebbero desiderato fare, una passeggiata ad un mercatino, comprare dei vinili da ascoltare sorseggiando un buon vino. Si sarebbero raccontati con disinvoltura qualcosa di sé e si sarebbero sicuramente piaciuti. Poi, avrebbero fatto l’amore.

Piero aveva aderito subito al patto di un amore lungo un giorno. Tutto deciso dunque, dal principio,  prima ancora di incontrarsi.

Questa modalità di scelta di un partner per un giorno o qualche ora è in grande diffusione. Ma quanto una dinamica così, che scaturisce da un incontro delle volontà  di due sconosciuti, influisce  su quanto poi realmente accadrà tra loro? Ciò che accomuna questi incontri è che, anche se cambiano le persone,  si resta confinati all’interno di un’esperienza mirata e prevedibile. Non vi sono le premesse per un vero incontro, ma l’altro diventa uno strumento per il proprio piacere. Si, anche tu glielo dai e tutto finisce lì.

Alcuni pensano che questa sia l’economia sentimentale del nostro tempo , e che  siamo un po' tutti come Anna e Piero quando ci incontriamo con qualcuno che non conosciamo, qualcuno sempre diverso, per appagare desideri momentanei. Un solo patto,  piacersi e soddisfarsi, escludendo a priori di spingersi verso un cambiamento profondo.

Oggi le  applicazioni per incontri, tramite la selezione di profili stereotipati ci offrono la possibilità di scegliere in modo sempre più facile e veloce il partner per questo rapido consumo.

Ma, rispetto a un incontro tra due persone che scoprono di piacersi e solo allora iniziano a frequentarsi, che differenza vi è?

Si parte all’inverso, dalla fine, dall’accordo sui reciproci intenti prima di incontrarsi escludendo ogni rischio, ogni imprevisto che possa portare a conoscersi davvero. Viene esclusa a priori la possibilità che si possa formare un amore appassionato e duraturo.

Il continuo allenarci alla scelta delle caratteristiche di un partner che ci soddisfi magari più del precedente, ci illude di poter dominare la situazione, ci fa pensare che stiamo affermando la nostra volontà nella scelta. Che abbiamo un potere. E scegliere una  persona qualsiasi prima di conoscerla, pur che esibisca certe qualità sociali ed estetiche, equivale a far fermare il rapporto sulla soglia del soddisfacimento  momentaneo, indifferententi a chi è l’altro. La persona con cui condividiamo l’esperienza dell’incontro è solo un mezzo per raggiungere il fine.

Qual è allora in epoca moderna la funzione di un rapporto di coppia? Soddisfare piaceri e necessità che hanno durata limitata?  In realtà non possiamo utilizzare per questi incontri il termine coppia.

Essi appartengono ad altre forme di incontro , di rapporto, tra maschio e femmina che sono sempre esistiti, e di cui abbiamo molte testimonianze: dai rapporti con le cortigiane (senza la transazione in denaro),  a certi periodi di esaltazione della promiscuità (per esempio durante la rivoluzione francese,  o in America durante la rivoluzione sessuale, quando in un paese puritano come l’America dove non si poteva far niente, di colpo nasce Play boy).

Anche se questi incontri sono pensati a priori per negare la possibilità che nasca un amore, e certo in gran parte vi riescono, non possono impedire, anche in questa forma così controllata, che possa scaturire un innamoramento. Che non nasce per decisione razionale e controllo, ma da bisogni profondi e primari che non conosciamo.

 

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Maria Teresa Vanacore

Maria Teresa Vanacore, è avvocato specializzata in diritto dell’immigrazione e mobilità internazionale, cantante ed appassionata di musica funky & soul. Nell’arco della sua attività si occupa di promuovere integrazione e parità di trattamento nei confronti di stranieri migranti economici provenienti da realtà geopoliticamente esposte e soggetti per questo a discriminazione. Ha pubblicato su Il Sole 24 Ore sezione diritto articoli dedicati a proposte di miglioramento della politica migratoria europea. Come cantante, si dedica a progetti di cover con diversi musicisti, e si esibisce come voce del gruppo Everfunk nel contesto live milanese.

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