Nelle società che si sono avvicendate nella storia si alternano epoche dove prevale l’ottimismo ed epoche dove invece domina il pessimismo. Si tratta di una sorta di contagio che influenza ogni settore. Anche se siamo abituati ad analizzare i fenomeni sociali in compartimenti stagni: l’economia, la politica, la vita privata, il lavoro, la salute, la religione, le relazioni sociali, in realtà le ondate di pessimismo, di negatività, di sconforto, si abbattono contemporaneamente su tutti gli aspetti della vita pubblica e privata. Così come quelle di ottimismo. Ma a cosa è dovuto tutto questo? Spesso basta un fattore scatenante positivo o negativo in uno dei settori citati a farci vedere tutto il resto allo stesso modo, a renderci il mondo come un Paradiso o un Inferno. E paradossalmente, proprio il fatto di vederlo così lo rende tale.
È un fenomeno già studiato dai sociologi del passato come William Thomas (1863-1947), secondo il quale, se gli uomini definiscono reale una situazione, ciò la rende reale nelle sue conseguenze. Per esempio, nelle epoche di ottimismo e di entusiasmo, si finisce per creare un clima di benessere che inizialmente poteva esserci solo nella visione degli individui.
Epoche di grande entusiasmo nel campo scientifico come l’illuminismo nel Settecento o il positivismo nell’Ottocento per esempio, nascono dalla constatazione delle capacità umane, basata sulle scoperte scientifiche diffuse per la prima volta a tutti grazie all’Enciclopedia nel primo caso, o cantate per esempio, nel Ballo Excelsior nel secondo, dove l’invenzione della dinamite e la costruzione della galleria del Sempione resa possibile da questa, ha portato alla fiducia in un mondo di pace e di unione di popoli.
Eppure, non c’era in quelle epoche solo positività tanto è vero che entrambe sono sfociate in tragedie: la Rivoluzione francese e il Terrore, la prima, una guerra mondiale la seconda.
Le società e gli individui infatti, sono sempre duplici. Hanno in sé, come già avevano ben visto Hegel e Freud, il bene e il male, la capacità di creare e quella di distruggere. Solo che difficilmente riusciamo ad avere una equilibrata percezione di entrambe allo stesso tempo e, a seconda dei momenti, chiudiamo gli occhi di fronte a una delle due con le conseguenze che abbiamo visto. È un po’ come viene ben rappresentato dai quadri del noto grafico olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972) dove vi sono al tempo stesso delle anatre nere e dei pesci bianchi, ma dove il nostro occhio non riesce a cogliere contemporaneamente l’immagine di entrambi.
Oggi, spesso tendiamo a mettere in risalto gli atti criminali, troppi per la società in cui vorremmo vivere, ma pochissimi, irrilevanti di fronte alla miriade di azioni virtuose che compiamo ogni giorno. Siamo informatissimi sulla malasanità per esempio, ma conosciamo poco gli sforzi di medici e ricercatori, le scoperte, i nuovi strumenti e farmaci che quotidianamente migliorano la nostra vita e aumentano la probabilità di sopravvivenza alle malattie e agli infortuni. E potremmo continuare così con altri mille esempi.
Le serie televisive seguite soprattutto dai più giovani presentano scenari futuri distopici dove ci saranno società terribili, uomini infelici o schiavi e macchine inquietanti, ma non consideriamo quanto la nostra vita sia facilitata da queste stesse macchine rispetto a quella dei nostri avi, basterebbe solo usare con più moderazione certi mezzi o utilizzarli solo a fini positivi.
Quello che oggi veramente ci occorre è la capacità di vedere tutto quello che c’è di positivo, nonostante la crosta di negatività che percepiamo in ogni ambito della nostra vita, e la consapevolezza che il nostro destino è nelle nostre mani e non in disegni misteriosi di esseri alieni, di dittatori potenti o di automi che ci rendono schiavi. A tale consapevolezza va unita la conoscenza della storia che può mostrarci come tutto possa divenire possibile se le persone ci credono e come basti una piccola fiammella imprevista e improvvisa ad alimentare la speranza e quella forza presente in ognuno di noi che spesso dimentichiamo di avere.
In qualche ambito, il senso di responsabilità verso ciò che accade lo stiamo acquistando. Per esempio, da una ricerca condotta dal nostro gruppo negli Anni ’80 circa il futuro del nostro pianeta, gran parte delle persone riteneva che questo dipendesse dai potenti e dai giochi politici. Vent’anni dopo, già questa idea veniva sostituita da quella che tutti siamo responsabili del futuro e oggi ancora di più ognuno sa che può, pur in piccola parte contribuire a ridurre l’inquinamento anche con piccoli gesti quotidiani come la raccolta differenziata, l’acquisto di prodotti biodegradabili, e così via. È solo un piccolo esempio…
Ma, anche se sta crescendo il senso civico di responsabilità in alcuni ambiti, oggi forse mancano i sognatori o, se ci sono, restano inascoltati, eppure sognare una società ideale è il primo passo per realizzarla.