Il leggere sbagliato

23 Maggio 2021



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Ricordo che, da adolescente, incontravo quotidianamente un signore di mezz’età che camminava per strada sempre solo, leggendo un libro o un giornale. Il suo comportamento era strano, ci chiedevamo come potesse non essere investito o inciampare, ma non accadeva mai. Ridevamo ma sentivamo che il suo disinteresse per qualsiasi cosa che non fosse il leggere aveva anche qualcosa di osceno, perché mostrava in pubblico un piacere,  del quale evidentemente non poteva fare a meno, mentre chiunque lo praticava isolandosi, al riparo da occhi indiscreti. Non potevamo immaginare che quest'uomo stesse anticipando  un comportamento  oggi consueto. Una miriade di persone di tutte le età,  cammina per strada con gli occhi sullo smartphone. Si è calcolato che vi sono persone che passano ogni momento libero, cinque o più ore al giorno, in questo modo.

Quando si dice che le persone non scrivono e non leggono più, si dice una menzogna.  Ovunque vediamo persone che invece di telefonarsi si scrivono testi anche molto lunghi. La penna, la carta da lettera sono state sostituite da email, whatsapp. E quanto a leggere, leggiamo moltissimo,  la burocrazia per esempio, ci impone di leggere e capire testi molto lunghi. Leggiamo navigando in internet e leggiamo libri su supporto elettronico.  Potrebbe sembrare la stessa cosa che leggere un libro, ma questi  testi restano sempre modificabili dopo che li hai acquistati, così dopo che li hai letti possono cambiare:  mi fanno pensare a qualcuno che ti sposta i mobili di notte mentre dormi.

Leggiamo anche sempre più dei riassunti semplificati  e dei riassunti dei riassunti.  Talvolta si arriva al titolo per esprimere il tutto. D'accordo anche Manzoni incise nelle nostre menti con una frase: "la sciagurata rispose" la sintesi delle disavventure della monaca di Monza. Però  quella frase aveva bisogno di tutto il resto; era semmai una citazione evocativa, non sostitutiva dell'intero romanzo. Oggi questo tipo di rapporto con l'autore tende a perdersi  perchè lo scrivere si sa, non è solo contenuto, ma  un modo personale di dire le cose: stile.

E su questo tema viene in mente Schopenhauer. Egli  si dedicò al tema dello scrivere e del leggere nel suo modo provocatorio. Si scagliava contro coloro che già allora scrivevano senza pensare e  coloro  che pensavano al fine di scrivere, per vendere e avere notorietà. Costoro li disprezzava. E se la prendeva con chi, non prestando la massima cura a trovare la forma migliore per le proprie idee, dimostrava che neppure ai suoi occhi esse hanno grande valore. Ma sosteneva che anche il leggere richiede altrettanta responsabilità. Richiede che interroghiamo l'autore, che ci confrontiamo con quello che leggiamo, che prendiamo posizione.  Quando leggiamo, infatti, secondo il filosofo, se non siamo vigili, ci mettiamo in balia di un altro che pensa per noi.  Di un altro che ci guida nei suoi processi mentali e noi lo seguiamo senza reticenza, come lo scolaro che sta imparando a scrivere rifà con la penna le righe tracciate dal maestro, come un ipnotizzato il suo ipnotizzatore.

Schopenhauer vuole insomma provocandoci, renderci consapevoli che la lettura può anche essere indottrinazione e ci incita a pensare con la nostra testa.  E con molta decisione scrive che “nel leggere, il lavoro del pensare ci viene tolto per la maggior parte” se restiamo passivi.

Io credo che questa esperienza di essere portati via dalla lettura, l'abbiamo fatta tutti, in particolare in adolescenza quando si passano le notti  in bianco perchè non si riesce a smettere di leggere e vuoi sapere come va a finire. Schopenhauer  spiega lo stato di sensibile sollievo che proviamo quando leggiamo, per evadere. Leggere ci dà la possibilità di non occuparci dei nostri pensieri. Però allora, si chiede, quando questi se ne vanno, che cosa rimane?

Allora ci accorgiamo che quello che facciamo oggi per evadere, guardando la tv, internet, con i giochi elettronici, lo si faceva già con un semplice strumento: il libro.  Per questo ci si innamorava della lettura da giovani quando non volevi stare in casa con mamma e papà o una famiglia ingombrante, ma viaggiare altrove, immaginare di essere lontano.

E' incredibile la facilità con cui la mente umana può usare la cosa più semplice per andare via, nell'immaginazione. Ma è incredibile come tramite le parole si siano comunicati e si comunichino tuttora interi mondi. Dunque scrivi solo se hai qualcosa da dire e dillo nel modo migliore. E quando leggi, non lasciarti portare via dall'autore che più smaliziato di te, sa toccare le corde dell'emozione, della persuasione, dell'immaginazione. Cerca di prendere quello che ti serve per seguire la tua strada.

 

ps

Anche Schopenhaur come molti scrittori, non ebbe fama immediata. Fu scoperto dal pubblico solo dopo la pubblicazione dei "Parerga e paralipomena" nel 1851, e divenne in breve il filosofo più letto in Germania.

 

Arthur Shopenhauer Parerga e paralipomena Del leggere e dei libri    Adelphi , 1992

 

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (la nave di Teseo 2020), 1989-2019 Il rinnovamento del mondo (La nave di teseo, 2021)

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