Noi abbiamo una concezione della storia rappresentata da un filo continuo con degli accadimenti discontinui.
Accadimenti a volte di modesta entità, altre volte di grande rilievo, come la riforma di Lutero. E questo vale tanto per i fenomeni distruttivi come guerre e conquiste, come per periodi di fioritura economica o artistica.
Noi cogliamo di solito e diamo rilievo agli accadimenti discontinui, nuovi, che ci sorprendono e spesso ci domandiamo quali ne sono state le circostanze predisponenti. Spesso, inoltre le conseguenze dell’accadimento improvviso producono a loro volta effetti inattesi.
La storia ci appare come un susseguirsi di accadimenti più o meno inattesi o sorprendenti. In certi casi ci appare chiaro che l’accadimento, per quanto improvviso, fa la sua comparsa in un epoca dove molti stanno sperimentando in quella direzione come è avvenuto nel periodo della navigazione dell’atlantico.
Altri invece sembrano cogliere il mondo alla sprovvista, pensiamo alla prima guerra mondiale. L’Europa era all’apogeo della sua potenza scientifica bellica culturale.
Non c ‘era mai stato al mondo una tale concentrazioni di potenza, ricchezza, benessere e nello stesso tempo ottimismo, gioia di vivere ma anche miti, ideologie anarchiche, nichiliste, sfrenate, volontà di potenza. E questo apogeo è improvvisamente finito con la guerra mondiale.
Se andiamo indietro nella storia troviamo altri periodi di gloriosa espansione seguita da guerre catastrofiche e, a volte, da tramonti definitivi. Io mi sono accorto che anche i grandi processi di destrutturazione endogeni, come il crollo della potenza di Atene, la rivoluzione francese, quella russa per arrivare alla nostra epoca sono in realtà processi formati da due momenti successivi.
Alexis de Tocqueville nel suo libro L’antico regime e la rivoluzione mostra lo stato di espansione disordinata che ha preceduto la rivoluzione dove ogni correzione introdotta per ordinare e semplificare il sistema in realtà lo complicava e gli impediva di funzionare. Lo stesso è avvenuto nella rivoluzione russa, l’economia russa era in espansione, la cultura pure ma lo zarismo non era in condizione di riformare se stesso ed il risultato è stata la rivoluzione e la guerra civile. Lo stesso abbiamo visto per il periodo che va dalla Belle Epoque alla guerra mondiale. Meraviglioso sviluppo, ma il sistema geopolitico europeo non era in condizione di creare un ordine pacifico e quindi lo fa la guerra che semplifica radicalmente ogni cosa.
Prima della riforma abbiamo avuto cambiamenti geopolitici radicali, novità assolute come la potenza della monarchia francese, l’emergere dell’impero spagnolo e la drammatica decadenza italiana : fra la morte di Lorenzo il Magnifico e il sacco di Roma passano poco più di trent’anni. alternativo che diventa dominante e riordina la società su altre basi. In ogni caso il passaggio dal sistema di sviluppo al nuovo livello di equilibrio è improvviso. Ciò che si vede non è il vecchio che si decompone nel disordine, è l’accadimento nuovo, Non è il graduale crescere dell’entropia ma la sua rapida salita e il suo istantaneo crollo.
In tutti i casi esaminati c’è e sempre uno stato di crescita impetuosa e disordinata che oltre un certo limite produce una frattura insanabile nel sistema. Forse è proprio quest’ultima proposizione nella sua sconcertante semplicità a dirci qualcosa di generale su certe caratteristiche del flusso storico.
Tutto ciò che precede il nuovo, sia esso la caduta di Costantinopoli o la scoperta dell’America o la riforma protestate o la guerra mondiale è un periodo di crescita economica di scoperte di innovazioni tecniche sul piano bellico, di arricchimento o di impoverimento, cioè di cambiamento imprevedibile, disordinato in cui la gente vive una dissonanza rispetto al tradizionale e quotidiano procedere delle cose. Ma non sa cambiare. Poi improvviso accade qualcosa di nuovo di imprevedibile di irreparabile. Il sistema che non poteva essere riformato, crolla e un altro ordine si impone al suo posto.