Sogni divini e sogni comuni

13 Giugno 2021



Sogni divini e sogni comuni
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Da sempre l’uomo è affascinato dai modi in cui si manifesta la psiche, in particolare dal mondo onirico. Ne riscontriamo testimonianza in tutte le culture arcaiche, nella Bibbia, nell’antico Egitto, nella Grecia classica. L’Onirocratica di Artemidoro (II sec. d.C.) è il trattato più completo e dettagliato sui sogni giunto sino a noi, di estremo interesse da un punto di vista antropologico, sociologico e storico perché illustra le pratiche, le credenze, le superstizioni degli antichi e sottolinea come i sogni nella vita quotidiana fossero rispettati, ascoltati e spesso seguiti per muovere eserciti o costruire templi.

Uno dei punti comuni a tutti i pensatori antichi è che i sogni fossero una delle modalità in cui il divino si manifestava. Dunque avevano valore profetico, non solo per il sognatore, ma spesso per l’intera comunità. Aristotele, Platone, e Ippocrate erano oniromanti.

Vi erano sogni divinatori, sogni anticipatori, sogni premonitori.E da essi dovevano essere distinti i sogni comuni, indotti, sempre secondo Artemidoro, dal corpo.

I sogni di origine divina avevano la capacità di abbattere la barriera spazio-temporale. Varcando l’arduo limite del tempo, rendevano chiari i grandi temi che sfuggono alla modalità comune del sogno, sia per il singolo, sia per la collettività.

Vediamo un esempio.

Nell’Odissea (Libro XIX) Penelope narra di un sogno che si rivela precorritore degli eventi. Sogna che le sue venti oche del cortile vengono uccise da un’aquila giunta dalla montagna che poi si allontana nel cielo. Penelope è affranta, ma l’aquila torna e con voce umana la appella, dicendole:

«Coraggio, figlia di Icario rinomato e famoso: non sogno è questo, ma visione reale che si avvererà. Le oche sono i Proci, ed io che ero poco fa un’aquila, ora sono il tuo sposo qui di ritorno e a tutti i Proci darò una morte miserevole».

Il sogno di Penelope anticiperà dunque un evento propizio: il ritorno di Ulisse.

Questo sogno ha le caratteristiche dei grandi sogni, cioè dei sogni divini. Le immagine oniriche hanno un loro valore specifico, sia nel loro contenuto manifesto, sia in quello latente. A livello manifesto troviamo le oche che beccano il cibo e l’aquila che parla: una similitudine di uccelli – le oche, uccelli comuni da cortile, e l’aquila, regina del cielo. L’aquila rappresenta una particolare condizione umana, quella del distacco dall’ambito corporeo, dell’elevazione dalla terra. Appartiene a una psiche che è in contatto con le parti più alte o divine: l’aquila può parlare e fare previsioni. Ma Penelope, riportando il sogno a Ulisse, l’ospite di cui non conosce ancora la reale identità, ha un timore. Dice:

«Ospite i sogni sono inesplicabili, parlano in modo ambiguo, e non tutto per gli uomini si avvera. Due, sai bene, sono le porte dei sogni evanescenti: una è di corno, l’altra di avorio. I sogni che vengono fuori attraverso l’avorio, ingannano, portano parole vane: quelli che vengono fuori attraverso il liscio corno, si avverano, quando qualcuno dei mortali li vede».

Quali sono le due porte di cui parla Penelope? Che significato simbolico avevano per gli antichi?

Saremmo portati a credere che la porta d’avorio sia più preziosa di quella di corno, perché l’avorio è un materiale pregiato. Ma Penelope sostiene che i sogni che arrivano tramite la porta d’avorio sono fallaci, e i sogni che arrivano tramite la porta di corno sono veritieri. Perché? La porta d’avorio a cui allude Omero è la bocca – i denti sono d’avorio – che ha direttamente contatto con l’esperienza orale e con il corpo, il cibo, gli organi interni, le viscere. Rimandano alla terrestrità dell’uomo, non alla sua elevatezza, come le corna.

Le corna – pensiamo all’unicorno, al corno o alle corna degli animali, al diavolo – nascono dalla testa, vanno in senso antigravitazionale, alludono al contatto con ciò che è superiore, divino. Gli antichi raffiguravano nelle corna la possibilità plastica della psiche di elevarsi oltre l’umano e pescare dall’assoluto, come nell’iconografia del dio Pan, oppure degli egizi. Il Mosè di Michelangelo ha le corna a indicare che è in contatto con Dio, ma anche il diavolo, signore degli abissi (o dell’inconscio) nella tradizione iconografica è sempre rappresentato con le corna.

Quindi i sogni che provengono dal nostro interno non saranno particolarmente veritieri, perchè influenzati dagli alimenti ingeriti, dalle tensioni cumulate, dalle pulsioni della giornata: saranno un miscuglio, un coacervo di terrestrità. Solo dalla porta di corno nascono i sogni di verità[1].

A questo punto sorgono due domande.

La prima è capire quale valore hanno i sogni per la coscienza individuale e collettiva; la seconda, comprendere come distinguere i grandi sogni dai sogni comuni.

Per Sigmund Freud il sogno rappresenta la “via regia” per accedere all’inconscio, ma nella sua teoria l’inconscio ha un valore prettamente personale e individuale. I sogni non hanno un valore sociale, diversamente da ciò che sostiene Jung, per il quale esiste un inconscio collettivo, ed è da quel patrimonio comune in cui fluttuano gli archetipi che provengono i “grandi sogni”.

Le neuroscienze, a questo proposito, sembrano avvalorare l’ipotesi junghiana.

Oggi sappiamo che il feto, all’interno del ventre materno, prova emozioni e sogna già dalla 23a settimana. Insieme al nutrimento materno, il feto assimila anche le emozioni materne. E i suoi sogni. Da uno studio della Harvard Medical School si evince che i sogni fanno parte del patrimonio filogenetico che viene trasmesso dalla madre al nascituro. La loro presenza sin dallo sviluppo embrionale ci fa dedurre che i sogni permettano al feto di sviluppare una “coscienza primaria” da qui l’importanza per il nostro sviluppo psicologico e collettivo.

Oggi prestiamo poca attenzione al significato dei sogni, delegandoli all’irrazionale o imputandoli alla bizzarria, eppure «persino matematici e fisici ritengono che nel subconscio esista un meccanismo di pensiero in grado di elaborare idee particolarmente complesse. Una funzione capace di venire in aiuto quando le nostre capacità coscienti non sono più in grado di procedere oltre un certo grado di complessità».

Non è un caso se molti dei grandi obiettivi conquistati dall’umanità sono giunti in sogno. Pensiamo al celebre sogno del “satiro” di Alessandro Magno mentre assediava la città di Tiro in Fenicia (sa -Tyros = Tiro sarà tua). Oppure ai tre sogni del giovane Cartesio che gli permisero di sviluppare il razionalismo illuminista.

Ma, più vicino a noi, è Freud stesso che scrisse l’Interpretazione dei sogni in seguito a un sogno che fece dopo la morte del padre. Avviando una delle più importanti rivoluzioni del Novecento.

E i sogni comuni?

Un innovativo studio del progetto TweakDreams della Scuola IMT Alti Studi di Lucca sta lavorando con tecniche non invasive per riuscire a visualizzare in sequenze di immagini il contenuto cosciente dei sogni, al fine di potere modificare il sonno per aiutare alcune patologie quali l’insonnia, la depressione o l’Alzheimer. Approfondiremo il tema in un prossimo articolo.

 

[1] Appunti rielaborati del seminario “Il mondo onirico” tenuto dal Prof. Diego Frigoli, presidente di ANEB (Associazione Nazionale di EcoBiopsicologia) nel 2005;

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Sogni divini e sogni comuni

Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

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