In una scala di valori, la spia, lo spionaggio, l'intelligence.
Prima parte: LA SPIA
Come nel refrain della canzone sanremese di Achille Lauro “ Ci son cascato di nuovo”, anch’io, pur nella consapevolezza che l’origliare è una pratica sconveniente e riprovevole, non ho saputo resistere alla curiosità di ascoltare una accesa discussione fra alcuni sconosciuti ad un tavolo del bar che frequento saltuariamente.
Si sosteneva che, troppo spesso, le Istituzioni italiane si accaniscono con severità con i propri concittadini mentre sono più indulgenti e comprensive con gli stranieri soprattutto se appartenenti a paesi più forti o minacciosi di qualche possibile forma di ritorsione.
La discussione traeva spunto dall’arresto di un ufficiale della Marina Militare per aver fotografato e sottratto documenti segreti per la consegna, in cambio di denaro, a un colonnello russo che, grazie alla copertura diplomatica, veniva espulso dall’Italia senza ulteriori conseguenze.
Se fossero stati conosciuti i trattati internazionali che regolano status e trattamento del personale diplomatico (Convenzione di Vienna 1961), il cliché della stato forte con i deboli e debole con i forti sarebbe apparso palesemente inappropriato per il caso in questione.
Ciò nonostante, nell’accesa discussione, le diverse posizioni meritavano attenzione perché dimostravano che nella percezione comune del mondo opaco delle Spie, dello Spionaggio, dell’ Intelligence esiste una oggettiva confusione che ne sfuma il significato, le differenze, gli aspetti comuni ed i ruoli che, al contrario, sono ben definiti negli ambienti specialistici ed istituzionali oltre che nei dizionari della lingua italiana.
la spia e lo spying
Nel tentare di capire l’origine di questa discrasia fra semantica e percezione,. mi sono ritornati in mente i tempi delle scuole elementari quando, nell'unico intervallo consentito, si consumava il primo rito trasgressivo di quella età.
Appena lontani dagli occhi vigili dell’insegnante, in modo molto più perentorio del "Al mio ordine scatenate l'inferno" del generale Massimo Decimo Meridio nel film il Gladiatore, il più veloce e determinato della classe, lanciava uno strano segnale di carica: "Chi non piscia in compagnia o è un ladro o una spia ".
Era il segnale per una corsa sfrenata per accaparrarsi il primo bagno disponibile e poi prendere in giro, con spirito fanciullesco, i più lenti ed impacciati che non riuscivano a farlo.
Era anche un modo per assaporare il gusto della trasgressione per aver usato un verbo ritenuto volgare e sconveniente.
Qualche tempo dopo, avendo scovato quella frase nel dizionario italiano, ci era sembrato che la nostra maleducazione ne fosse stata riabilitata e formalizzata l'ammissibilità linguistica del nostro particolare rito scatologico.
Non avremmo però mai pensato, che molti anni dopo, ne sarebbe perfino avvenuta la spettacolarizzazione nel film di Mario Monicelli "Cari fottutissimi amici" nel quale la scenetta si ripeteva con la partecipazione, a zampa alzata, anche del fedele cagnone della sgangherata compagine di bontemponi.
Banali giochi di bambini destinati nel tempo ad essere messi da parte proprio come si legge nella lettera di San Paolo ai Corinzi (13-11): "Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato un uomo ho messo da parte le cose da bambino".
In realtà certe cose provate, assimilate o subite da bambino non si mettono mai completamente da parte e
la psicologia, la psicanalisi, la psichiatria, con sfumature e posizioni diverse, ce ne danno conferma.
Quello strano ordine di battaglia avrebbe inciso permanentemente nelle nostre coscienze una profonda ripulsa e condanna dei ladri e delle spie accomunati in una equipollenza a forte carica negativa di immoralità e asocialità.
Un lontano sentire personale che tuttavia trova coerente riscontro nella generalità delle definizioni di Spia riportate nei vari dizionari della lingua italiana:
“Colui che subdolamente, con l'inganno ed il sotterfugio, cerca di venire in possesso di dati, notizie, informazioni e qualunque altra cosa appartenente alla propria comunità (stato, azienda, …) allo scopo di riferirle, per denaro, invidia, insoddisfazione, ricatto e ideologia, ad altri (Nemici, avversari, concorrenti) che ne possono trarre vantaggio.”
Secondo l’accezione comune, quindi, l’azione della spia è un furto aggravato dal tradimento alla comunità di appartenenza, dal modo subdolo dell'agire, dalla meschinità delle motivazioni.
E lo spionaggio e l'intelligence? nella prossima puntata