Nel precedente articolo abbiamo dato la definizione di spia (---> Per una scala di valori la spia)
Ben diversamente stanno le cose per quanto riguarda lo Spionaggio (spying)
Pur essendo un atto dello spiare, lo spionaggio è svolto da chi ne è incaricato (agente segreto) verso una comunità nemica, avversaria, concorrente per più nobili o necessari motivi di protezione, sicurezza, superiorità decisionale e competitività della propria comunità.
Con sintetica chiarezza in Wikipedia: “ Lo spionaggio è un'attività di intelligence volta a ottenere la conoscenza di segreti, solitamente da rivali o nemici, per ottenere vantaggi militari, politici o economici.
Preposte a tali attività sono spesso organi o strutture di uno Stato, detti servizi segreti, spesso facenti capo a determinate agenzie. Il soggetto che mette in essere tali attività è genericamente definito agente segreto.”
Un'erronea accomunazione
Indubbiamente l’atto dello spiare implica una comunalità, una intersezione semantica che può portare ad accomunare erroneamente Spie ed Agenti segreti (professionisti istituzionali dello spionaggio) in un sentimento e pregiudizio fortemente negativo.
Purtroppo, nel linguaggio formale manca una parola singola e specifica che indichi inequivocabilmente “l’Agente segreto professionista istituzionale dello spionaggio” distinguendolo nettamente dalle spie..
Se la distinzione fra Spia ed Agente dello spionaggio può ancora apparire soggettiva ed arbitraria, la storia al riguardo è netta e dirimente.
In tutto il mondo, le spie sono sempre state condannate a morte, a lunghissime pene detentive, all’esilio: Matha Hari, i coniugi Rosemberg, i Cambridge Five, John Walker, Snowden tanto per ricordare i più noti.
Gli agenti segreti dello spionaggio , ancorché condannati, hanno avuto la possibilità di essere scambiati con altri Agenti segreti e riguadagnare onori e libertà: Gary Powers (il pilota U2), il colonnello Rudolf Abel e tanti altri, praticamente sconosciuti, restituiti ai loro paesi con la discrezione necessaria per una reciproca utilità politica.
Dopo più di dieci anni ancora riemerge nelle cronache lo scambio (insieme ad altri nove agenti segreti russi) di Anna Chapman “la rossa” (Anya Kushchenko) che per i suoi meriti nello spionaggio e nella seduzione, ha potuto avviare in patria una nuova vita di successo e diventare una vera star nel mondo della moda, dei social, dello spettacolo e del business..
Sara Grillo in “Advisor Perspectives” scrive che nel mondo della finanza e del business,“Spying is fun and necessary”. Difficile affermare che lo spionaggio sia sempre divertente, certamente è molto utile e molto spesso necessario.
Lo Spionaggio è uno strumento prezioso dell’Intelligence perché indispensabile alla ricerca e raccolta di dati e notizie di carattere segreto e pubblicamente non accessibili.
L’Intelligence è molto di più e affermare che l’Intelligence è spionaggio è una imprecisione, una diminutio, una forma di retorica, una sineddoche per definire il tutto mediante una sua parte.
Per contro, affermare che l’intelligence non è spionaggio significa ignorarne una componente importante e necessaria.
Anche alcuni insigni studiosi asseriscono che ”Intelligence is not spying” (L’intelligence non è spionaggio). Probabilmente un atto di amore e di fiducia per l’Intelligence nel timore che la errata connotazione negativa attribuita allo spionaggio possa offuscarne la credibilità e onorabilità. .
Uno sforzo per non vedere ed accettare la realtà proprio come nella canzone “Non è Francesca” di Lucio Battisti: “ Ti stai sbagliando, chi hai visto Non è, Non è Francesca…..se c’era un uomo poi, No non può essere lei…”.
L’Intelligence integra la ricerca e raccolta (collection) di dati e notizie da parte dell’uomo (HumInt- Human Intelligence) attraverso altri strumenti tecnici (TechInt, ImInt, SigInt, Elint…) e dalle fonti aperte (Open Source : OsInt); verifica ed analizza dati e notizie trasformandole in informazioni affidabili e significative; redige e dirama rapporti informativi per la superiorità informativa, situazionale e decisionale delle Autorità.
L’attività decisionale non è compito dell’intelligence e spesso i fallimenti attribuiti all’intelligence (Intelligence failures) sono da attribuire all’incapacità del decisore nel tradurre le informazioni ricevute in conoscenza, consapevolezza situazionale, vantaggio competitivo.
John Arquilla sull’attacco alle Torri Gemelle così si esprime:
“ We suffered a failure of imagination, a failure to use information properly because we were not properly organized. And that really renders the judgment that 9/11 was not an intelligence failure, but rather an organizational failure. This should be a lesson to us, one that at the domestic level we still haven't gotten. --Conversations with History- IIS, UC Berkeley--”
Nei cittadini e nell’opinione pubblica l’Intelligence è percepita con valori alterni sovrastimati o sottostimati. Nei tempi del terrorismo, dei misfatti della criminalità organizzata e delle mafie erano e ritornano frequenti queste affermazioni:” Il terrorismo si vince solo con l’intelligence”; “la criminalità organizzata e le mafie si combattono efficacemente con l’intelligence”.
Ora, con l’arrivo del COVID19, l’affermazione si è riproposta in forma leggermente diversa: “L’origine del virus può essere scoperta solo dall’intelligence”, “Solo l’intelligence può evitare che nel futuro si ripetano gli errori di questa pandemia”
Purtroppo, cessate le emergenze, il valore reale dell’intelligence viene dimenticato e riaffiorano i bias cognitivi e le fallaci percezioni dell’ Agente segreto come bieco spione.
J.Arquilla lo sostiene per il suo paese, ma sull’intelligence, il secondo mestiere più antico del mondo, la lezione non si impara mai.