Per gran parte della storia umana, abbiamo avuto a disposizione ben poche scelte. Vivevamo di certezze, anche il fato o destino, che si presentava improvviso e carico di stravolgimenti, era una certezza fra queste. Avevamo una sola occupazione o lavoro. Seguivamo le orme dei nostri predecessori. I matrimoni erano combinati dai nostri genitori. Il nostro prossimo o vicino era qualcuno dal quale non avevamo modo di separarci. Il luogo nel quale eravamo nati spesso era quello nel quale saremmo restati tutta la vita. Potevamo acquistare lo stretto per vivere e con un po' di fortuna qualcosa di più. Notizie da lontano non ne arrivavano e l'invidia per l'esotico che non vedevamo e del quale non sapevamo l'esistenza, non faceva parte del nostro orizzonte emotivo. C'è un curioso parallelo fra la storia dell'umanità e quella di ciascuno di noi, dall'infanzia (pre-modernità), adolescenza (modernità), età adulta (potremmo dire della tarda modernità, usando le parole della filosofa F. Rigotti). Lo sveleremo più chiaramente al termine di questo articolo.
Nella pre-modernità. Esistevamo dentro solide mura fatte di prescrizioni, leggi, usi e costumi tramandati, da interpretare scrupolosamente. Poi è giunta la modernità e ci ha "liberato". E' diventato possibile scegliere quale lavoro fare, l'anima gemella da sposare e magari divorziarne, vivere altrove, porsi qualsiasi domanda e soprattutto ribellarsi (pensa all'esplosione che ha portato al motto Liberté, Égalité, Fraternité, ed alle vaste e tentacolari evoluzioni storiche che sono seguito ed ancora ci guidano). Tutto bellissimo ed in effetti in parte lo è. E' pur vero che quel Motto può diventare un fardello molto pesante, un'incertezza di senso e azione, intollerabile, ingovernabile, ingestibile. Ed eccoci nella tarda modernità. L'era in cui tutto cambia vorticosamente, dove la scienza tutto risolve ma al contempo genera incertezze che promette di risolvere.
In questa fase storica l'incertezza è il connotato fondamentale. Si sono spalancate le porte della libera scelta o almeno della sua potenziale forza. Ci ritroviamo immersi in questa incertezza radicale che ci impedisce di capire come mai ci siamo sposati con quella persona, perché facciamo un certo lavoro, o viviamo in quella casa, come mai abbiamo sviluppato certe opinioni piuttosto che altre (come nella testo della canzone di David Byrne, Once in a life time). Ci restano forse sono due certezze. La prima che a nessuno importa delle nostre incertezze, la seconda che nessuno ha una spiegazione da offrire per questa condizione caotica. E' possibile che qualcuno che ci conosce, abbia sviluppato dei punti di vista e pregiudizi su di noi, ma dopotutto questo qualcuno ha già i suoi problemi e difficilmente vuole indagare sui nostri. In breve, a nessuno interessa che vita facciamo e con chi la viviamo.
Oltre questa indifferenza di molti dei nostri simili verso di noi, e di noi verso loro, un altro pensiero ci inquieta vieppiù; il tempo stringe. Ci scopriamo dire "Alla mia età, gli altri sono riusciti a fare molte più cose rispetto a me, invecchierò e morirò schiacciato dalla vertigine delle scelte (possibili, impossibili, prese e mancate)".
Come si fa a non avvertire panico se pensiamo di aver perso opportunità, di non aver posto domande e cercato risposte, se non abbiamo raccolto i frutti del nostro impegno? Ci pare di morire lentamente mentre la parte migliore della nostra vita minaccia d'essere sepolta senza che noi si abbia avuto il coraggio di conoscere noi stessi. Spaventati dalle infinite opzioni che l'età adulta offre, ci aggrappiamo alla modernità se non addirittura ad illusioni di pre-modernità e incolpiamo il fato e i nostri simili della nostra paura e inazione. Cosa fare a questo punto?
Dovremmo permetterci di riconoscere che non possiamo avere abbastanza solidità di carattere per fronteggiare un infinito orizzonte di opzioni e possibilità, che oltretutto muta a velocità vertiginosa. E' possibile che al mondo, solo alcune centinaia di persone, ce la facciano. Otto miliardi di sopraffatti dall'incertezza e solo alcune centinaia di Maestri che sanno fronteggiarla.
Questa è la realtà delle cose, teneramente accogliamola e forse possiamo persino sorriderne. Ciò che è tardo-moderno porta già con sé l'idea che ci siamo dentro ma arrivando sempre in ritardo. In chiusura l'ascolto della nota canzone La vita l'è bela, davvero ci aiuta a sorridere delle manchevolezze che scopriamo in noi nell'incertezza radicale di questa nostra tarda modernità.