Possiamo distinguere due modalità di lavorare e di studiare, una forzata, coercita, obbligata e anche faticosa, l’altra invece che coglie, che fa parlare, lavora soltanto quando prende l’onda, soltanto quando è una fase creativa, e quindi il lavoro lo studio sono leggeri, sono qualcosa che sgorga naturalmente. Queste due modalità, una coercita, l’altra leggera e creativa, si alternano.
In realtà nella nostra vita non usiamo mai una sola, anche coloro che sono più creativi che si affidano più al moto creativo sono costretti a fare lunghi periodi di faticoso lavoro di raccolta dei dati, di accumulo, di confronto. Cioè una fase passiva, una fase meccanica, necessaria. Ma queste due modalità, che si alternano che si integrano, sono in realtà entrambe instabili perché la stessa realtà è costruita di due modalità così diverse. Anche la natura si presenta in questa forma, si presenta come risveglio allegro, come vivacità, come mattino sorridente però anche come lungo camminare come affaticamento. In fondo, sono due momenti, quello della fatica e quello del riposo, della leggerezza, entrambi fondamentali. È come se nel momento della fatica si accumulassero le cose che poi vengono dissipate nei momenti della leggerezza; c’è sempre un momento di accumulo di risorse, di fatiche, di lavoro di risultati del tuo lavoro, così come raccolta delle sostanze secche, di tutto ciò che può essere considerato nel granaio, nel pagliaio, in luoghi asciutti e momenti di festa e di allegria. Però il lavoro pesante e il lavoro leggero non coincidono con le due modalità di accumulo e dissipazione, sono due modalità di accumulo, sono due modalità di dissipazione. Noi tendiamo naturalmente a fare la dissipazione, a spendere in dissipazione, ma ci accorgiamo ben presto che ci manca la fase dell’accumulo, la fase del duro lavoro, la fase della ricostruzione, e che questa richiama la dissipazione.