La nudità

23 Giugno 2018



'}}
'}}

Negli ultimi anni stiamo assistendo nel mondo occidentale a un denudamento progressivo della donna. Persino i tradizionali jeans, che pure avevano già subito un abbassamento della vita ai fianchi, ora si stanno sfilacciando e riempiendo di buchi enormi. Moda, certo.

Ma la moda non è solo moda. Basta osservare le dive, che spesso dettano i mutamenti e li estremizzano. Si è passati dalla farfallina di Belen, il cui abito metteva in dubbio l’esistenza del suo intimo, alla soubrette Giulia Salemi che ha sfilato trionfante a Cannes con un vestito ondeggiante che mostrava il suo sesso nudo con grande naturalezza. Per contro, nelle spiagge italiane è diventato piuttosto comune vedere donne islamiche indossare l’ormai famoso burkini, un costume che copre non solo gambe, seno e spalle, ma anche la testa e i capelli.

Mostrarsi nudi ha destato vergogna a partire dalla scoperta dell’Albero del Bene e del Male, e tutti ricordiamo Adamo ed Eva che dolenti si coprono le pudenda davanti a Dio e forse anche a loro stessi. Nudità  e pudore da questo snodo mitico vanno di pari passo.

Ma se ci si vergogna a mostrarsi nudi (persino al Padre!), a chi è concesso mostrare quanto si nasconde agli altri? La risposta sta nel rapporto amoroso e/o sessuale, in cui parte dell’eccitamento sta nell’accedere al mistero e al proibito. Alla piccola parte di corpo che era prima inaccessibile. E’ significativo che per gli occidentali ormai si riduca a pochi centimetri o all’atto vero e proprio, mentre per i musulmani diventa fonte di desiderio fisico anche un ciuffo di capelli sfuggiti dalla ijab. La nudità a cui tuttavia intende accedere l’innamorato va oltre quella fisica: egli vorrebbe sapere tutto del partner, ogni recondito pensiero, ogni scorcio del passato, ogni sentimento. Una volta, nella coppia antica, lo scoprirsi della nudità fisica e di quella intima, andavano maggiormente di pari passo. Oggi, nell’Occidente che ha perso ogni tabù fisico, è rimasta solo la nudità dei sentimenti, messa in pericolo, tuttavia, dalla confessione mediatica che miliardi di persone ogni giorno riversano sui social, condividendo massime, pensieri intimi, diari che un tempo sarebbero stati secretati con lucchetti.

Salvo poi pentirsene con la consapevolezza di aver dato in pasto a chiunque, non solo pensieri e affetti, ma molto spesso anche immagini di nudo e di sesso, con conseguenze tragiche.  Di fronte a una discontinuità così forte nella concezione della nudità, sia essa legata al corpo e all’anima, bisognerebbe chiedersi come ristabilire una vera e propria curiosità dell’altro, la voglia di andare oltre quando sembra che l’oltre non ci sia più.  Per tornare a definire dei nuovi limiti per poter decidere chi invitare a casa e chi no nel giardino della propria anima.

Condividi questo articolo

'}}

Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

ARTICOLO PRECEDENTEPROSSIMO ARTICOLO
Back to Top
×