Creazione ed amore

8 Aprile 2019



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C’è un immenso piacere nel creare, nell’inventare, nel costruire qualcosa, nel risolvere un problema, ma possiamo farlo solo per qualcuno che amiamo, per una comunità a  cui vogliamo fare del bene. E possiamo continuare a farlo solo se in qualche modo ci sentiamo amati, apprezzati, utili, riconosciuti . Anzi, credo che quasi sempre nella vita non venga prima l’amore, ma la creazione, il dono di qualcosa di prezioso e solo dopo sorga l’amore per coloro a cui abbiamo donato e di conseguenza l’attesa  di essere ricambiati.  E’ lo stesso meccanismo che si trova alla base della  maternità e della paternità: noi  prima diamo la vita, doniamo e a questo punto amiamo e ci aspettiamo di essere amati.

Questo spiega perché le personalità creative provino così spesso un senso di  delusione e di ingratitudine. Esse amano coloro a cui donano la loro opera, ma gli altri non li ricambiano affatto. Li guardano con sospetto mentre si danno tanto da fare    convinti che lo facciano per ambizione o per un proprio tornaconto e, quando hanno successo, li invidiano. Poi, quando l’opera è finita, se ne impadroniscono con avidità senza riconoscere il merito degli inventori.

L’individuo creativo isolato, escluso, non ascoltato, non riconosciuto, l’individuo che si si accorge che quando parla le sue parole sono accolte con indifferenza o addirittura con disprezzo, con la caparbia volontà di non capire o di non ascoltare, l’individuo in esilio, perde ogni interesse e ogni volontà di fare, perché non ha più un interlocutore da amare, a cui fare del   bene e da cui venir riconosciuto.

Nella persecuzione e nell’esilio si salva solo chi guarda al di là del contingente, e si rivolge ad un pubblico ideale.

Machiavelli scrive le sue cose migliori in esilio, quando non parla più ai suoi concittadini per ottenere un risultato politico, ma a tutti gli uomini che vogliono conoscere i reali meccanismi della vita e della storia. E lo stesso fa Dante quando, non potendo più tornare a Firenze dove è stato condannato a morte, allarga il suo orizzonte a tutte le esperienze umane e all’intera Italia di cui crea la lingua. Alcune delle più grandi opere creative nascono proprio dall’esperienza dell’esilio, del fallimento, della povertà, del rifiuto che porta a trascendere il contingente e a parlare a gente lontana,  e proprio per questo sono valide.

Ma, per riuscirci, oltre ad una intelligenza folgorante occorre un animo nobilissimo e immensamente  generoso.

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Francesco Alberoni

Laureato in medicina, ordinario di Sociologia a Milano. Ha studiato il divismo L’elite senza potere (1963) ed è stato il fondatore della sociologia dei consumi in Europa: Consumi e società (1964). È il maggior studioso dei movimenti collettivi Movimento e istituzione (1977) e Genesi (1989), è il pioniere degli studi sull’amore: Innamoramento e amore (1979) tradotto in trenta lingue, un tema che ha continuato ad approfondire con L’amicizia (1984) l’Erotismo 1986) Ti amo (1996) Sesso e amore (2006) L’arte di amare (2012) Amore e amori (Edizioni Leima, Palermo, 2016). Con Cristina Cattaneo ha pubblicato L'universo amoroso (2017), Amore mio come sei cambiato (2019) e L'amore e il tempo (2020), Il rinnovamento del mondo. E' mancato il 14 agosto 2023.

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