“Se te l’ha data una volta, te la darà sempre”. Presa così, l’affermazione volgare in uso un tempo fra i maschi, è sbagliata.
Nell’incontro erotico puoi non esserle piaciuto, quando la rivedi la seconda volta lei può essere in uno stato d’animo diverso, dove non c’è spazio per l’erotismo. Può non volere una relazione, o può essersi pentita e non ti vuole neppure rivedere.
Eppure, in questa affermazione c’è anche qualcosa di vero.
Quando due hanno fatto l’amore insieme si sono spogliati, si sono mostrati nudi, abbracciati, hanno offerto all’altro ogni parte del corpo, si sono baciati, leccati, penetrati dappertutto e senza alcun limite, senza alcun freno. Ciascuno ha lasciato all’altro liberta di accesso ad ogni più riservata e segreta parte del suo corpo. Gli ha dato libertà di fare e chiedere quello che voleva. Una volta iniziato il rapporto sessuale si apre lo spazio ai desideri più capricciosi ed estremi, vengono istantaneamente eliminati tutti i tabù e i freni. L’erotismo si esprime in percorsi incredibili, tutti considerati naturali. Sono i comportamenti e i gesti mostrati dalla pornografia. Anzi, possiamo dire che la pornografia si limita a mostrare quello che fanno con naturalezza due amanti durante il loro rapporto erotico.
Ora domandiamoci: dopo aver fatto tutto queste cose insieme, le due persone sono rimaste nello stesso tipo di relazione che avevano prima del loro incontro o sono cambiate?
Sono cambiate perché, sia pure per un breve periodo di tempo, hanno abbattuto le barriere sociali e morali, si sono permessi delle intimità, dei gesti che prima, da estranei, erano proibiti. Se io per strada tocco il seno o il sedere ad una donna posso venire denunciato per molestie sessuali. La stessa azione, invece, è perfettamente lecita nel rapporto sessuale volontario. Coloro che lo fanno ne sono consapevoli. Per trovare un’espressione che indica il loro nuovo tipo di rapporto, diciamo che hanno compiuto un’infrazione, hanno infranto le regole che valgono abitualmente nella vita sociale. Lo hanno fatto insieme e ricordano benissimo di averlo voluto insieme. Diciamo allora che sono “complici”. I complici possono rifare quello che hanno fatto più facilmente degli altri. Non è detto che lo facciano, ma possono farlo più facilmente.
È questo il punto di partenza di quello che, nel linguaggio corrente fra due sposati o due amanti, viene considerato “tradimento”. Il tradimento non nasce solo dal venir meno ad un impegno di esclusività sessuale. Se i due fanno all’amore perché ubriachi o drogati, l’atto non viene vissuto come tradimento. Tradimento è l’atto volontario che sospende i tabù fra di loro: la loro complicità. Quelli che hanno avuto rapporti sessuali possono riviverlo nel ricordo, cioè rifarlo nella fantasia e soprattutto sono facilitati nel rifarlo nella realtà .
Ecco perché anche un solo incontro sessuale dove non è affatto in gioco l’amore viene lo stesso considerato tradimento. Perché unisce i due, crea un rapporto di complicità. In realtà nessuno ricorda con esattezza cosa ha fatto con l’altro, la rievocazione erotica non è mai molto intensa. È il geloso che immagina tutto. Per i due protagonisti non è il singolo gesto che conta. È l’infrazione voluta insieme che modifica il rapporto. È questa complicità che viene temuta.
La libertà sessuale anche occasionale, anche una volta sola, perciò, agisce come una forza devastante nei rapporti di amore che, in questa epoca, vengono continuamente sconvolti, messi alla prova e, il più delle volte, distrutti.